Sempre più profughi climatici sulla frontiera del riscaldamento globale
I dati rivelano gli impatti dell'emergenza climatica sugli sfollati. UNHCR: aspettare il disastro non è un'opzione
[23 Aprile 2021]
Il nuovo rapporto ”Displaced on the frontlines of the climate emergency” dell’United Nations of High Commissioner for Refugees (UNHCR), mettendo insieme tutti i dati disponibili, dimostra come l’emergenza climatica stia convergendo con altre minacce e stia portando a nuovi sfollati e aumentare la vulnerabilità di coloro che sono già costretti a fuggire.
L’UNHCR sottolinea che «Gli impatti del nostro cambiamento climatico si fanno sentire in tutto il mondo, ma i Paesi già alle prese con conflitti, povertà e alti livelli di sfollamento stanno affrontando alcuni degli effetti più gravi. Dall’Afghanistan all’America centrale, siccità, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi stanno colpendo i meno attrezzati a riprendersi e adattarsi».
Il rapporto denuncia che il riscaldamento globale sta aggravando i rischi per le persone che già convivono con conflitti e instabilità, determinando ulteriori sfollamenti, diminuendo spesso le possibilità dei profughi di fare ritorno nelle loro case».
L’Agenzia Onu per i rifugiati ricorda che «I disastri legati al cambiamento climatico possono peggiorare la povertà, l’insicurezza alimentare e l’accesso alle risorse naturali in modi che possono alimentare instabilità e violenza». Il documento fa l’esempio dell’Afghanistan, dove «La siccità e le inondazioni ricorrenti combinate con decenni di conflitti e sfollamenti, quest’anno hanno lasciato milioni di persone vulnerabili alla fame».
Un’altra situazione dove catastrofi naturali e guerra si sovrappongono e è quella del Mozambico, dove un ciclone dopo l’altro ha colpito la regione centro-settentrionale del Paese in concomitanza con l’aumento della violenza settaria islamista e i disordini a nord che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire m verso città già in ginocchio per le conseguenze di disastrose alluvioni-
L’UNHCR ricorda che «Molti dei Paesi più esposti agli impatti dei cambiamenti climatici ospitano già un gran numero di rifugiati e sfollati interni. In Bangladesh, più di 870.000 rifugiati Rohingya fuggiti dalla violenza in Myanmar sono ora esposti a cicloni e inondazioni sempre più frequenti e intensi».
L’UNHCR dice che «Aspettare il disastro non è un’opzione» e sta lavorando per ridurre i rischi che gli eventi meteorologici estremi comportano per i rifugiati e gli sfollati interni: «In Bangladesh, ad esempio, stiamo lavorando con partner per piantare alberi a crescita rapida in parti dei campi profughi che sono soggette a smottamenti durante le tempeste monsoniche e distribuendo fonti di energia alternative alla legna da ardere per cucinare».
Mentre circa 40 Ppaesi partecipano al Leaders Summit on Climate ospitato dal presidente Usa Joe Biden, l’UNHCR chiede a tutti gli Stati di intensificare la loro azione per combattere il cambiamento climatico e fornire protezione e assistenza alle persone sfollate a causa dei suoi effetti .
Già all’inizio dell’anno, l’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, aveva avvertito il leader dei Paesi sviluppati ed emergenti: «Dobbiamo investire ora nella preparazione per mitigare le future esigenze di protezione e prevenire ulteriori sfollamenti causati dal clima. Aspettare il disastro non è un’opzione».