Svezia, il mondo alla rovescia: l’estrema destra vede rosso e accusa i Verdi di populismo climatico (VIDEO)
Ma il capo dei Democratici svedesi potrebbe aver fatto un favore ai Verdi, permettendogli di superare la soglia di sbarramento
[6 Settembre 2018]
In Svezia domenica si vota e il governo di minoranza socialdemocratici-Verdi appoggiato esternamente dalla Sinistra è in bilico, ma l’estrema destra degli Sverigedemokraterna (Democratici svedesi) potrebbe aver commesso un grosso errore, bruciandosi le ali nell’ardente estate appena finita, la più calda mai registrata in Svezia e funestata da ondate eccezionali e prolungate di caldo e siccità e da incedi giganteschi
Infatti, mentre gli scienziati avvertono che la Terra potrebbe essere diretta verso condizioni di “serra”, gli Sverigedemokraterna promettono di abbassare il prezzo della benzina e il loro leader, Jimmie Åkesson, a metà agosto è salito sul palco di un comizio e ha attaccato le preoccupazioni di socialdemocratici, verdi e sinistra per l’aumento delle temperature (condivisa fra l’atro dal centro-destra). Åkesson se l’è presa in particolare con il del Miljöpartiet de gröna (Partito Ambientalista i Verdi) accusandolo di cercare di ottenere voti a buon mercato approfittando dall’ondata di caldo. Il capo della neo-destra populista svedese ha detto che «Tirar fuori una politica climatica semplicemente da un’estate semplicemente non è serio, è la peggior specie di populismo».
Ma i Verdi svedesi hanno preso la palla al balzo e sono passati al contrattacco e la loro strategia sembra funzionare. Isabella Lövin, co-portavoce del Miljöpartiet de gröna, vicepremier e ministro per la cooperazione internazionale allo sviluppo e il clima, ha detto che «dicendo di voler far luce sui cambiamenti climatici, Åkesson sta cercando di minimizzare quella che è la più grande sfida dell’umanità».
La Campagna elettorale dei verdi svedesi si basa sulla parola Nu (Ora) e su messaggi semplici: «Ora. Il clima non può aspettare. Le elezioni del 2018 ci permetteranno di guardare i nostri bambini negli occhi e dir loro che abbiamo fatto tutto il possibile. Ora è la fusione del ghiaccio nell’Artico. Ora. I conflitti aumentano sulle orme della siccità. Il cambiamento climatico non è solo un problema futuro. Sta avvenendo ora. Le soluzioni sono: energia rinnovabile al 100%, treni veloci, cibo biologico, campagna vivente e città a misura di bambino. Vogliamo una società nella quale non bruciamo né il pianeta né noi stessi».
I sondaggi più recenti suggeriscono che le preoccupazioni ambientali degli elettori non dovrebbero essere derise: i Democratici svedesi hanno interrotto quella che sembrava una corsa inarrestabile e i Verdi dovrebbero superare la soglia di sbarramento del 4% per entrare in Parlamento .
Dopo l’estate più calda che si ricordi, l’ambiente ha assunto un’importanza sempre maggiore per gli elettori e la decisione di Åkesson di mettere sotto i riflettori il forte contrasto tra i Democratici svedesi e i Verdi potrebbe aver aiutato quest’ultimi.
Grazie alla sconsiderata uscita – forse suicida – di Åkesson, il Miljöpartiet de gröna, ha avuto la spinta dell’ultimo minuto tanto necessaria, salendo nei sondaggi dal 4 al 6,1% secondo Sifo. Nel frattempo, mentre il trend dei Democratici svedesi ha perso un po’ di slancio. La ripresa dei Verdi nelle ultime settimane potrebbe essere decisiva per le elezioni di domenica: se supereranno la soglia del 4% l’attuale primo ministro socialdemocratico Stefan Löfven potrebbe avere più chance di rimanere al potere, visto che fino allo sconsiderato intervento del leader neofascista i Verdi avevano serie possibilità di non entrare in Parlamento e i socialdemocratici non avrebbero la possibilità – e probabilmente nemmeno i numeri – per allearsi con la Sinistra, un partito socialista-ecologista ma euroscettico.
Detto questo, anche in Svezia ci sarà probabilmente un’ondata nera e gli Sverigedemokraterna stanno crescendo elezione su elezione e i sondaggi li danno comunque al secondo posto dopo i socialdemocratici in calo. E’ improbabile che i Democratici svedesi facciano parte del prossimo governo, visto che anche la destra liberale e il centro sono europeisti e non vogliono aver a che fare con loro – ma il partito xenofobo sembra destinato a diventare una voce più forte in parlamento.
Fino al passo falso del comizio di Åkesson , lo Sverigedemokraterna era riuscito, usando toni apertamente razzisti, a trasformare la campagna elettorale in un referendum sull’immigrazione e la legge e l’ordine. Aver spostato il dibattito sull’ambiente accusando il Miljöpartiet di «populismo verde» potrebbe essere una vera e propria fesseria dettata da un pregiudizio antiambientalista e da un negazionismo climatico comune a gran parte della neodestra europea e internazionale (Lega compresa) che finora i democratici svedesi erano riusciti a tenere nascosto, Ma Åkesson aveva già dimostrato in varie occasioni di non sopportare i verdi, troppo “moderni”, antirazzisti e partito di riferimento di gran parte della comunità omosessuale svedese.
Entrando al governo per la prima volta nel 2014, il Miljöpartiet de gröna ha spinto la Svezia verso ambiziosi obiettivi climatici e verso auto senza combustibili fossili entro il 2030 e zero emissioni di gas serra entro il 2050. LO scontro culturale è evidente: mente i Verdi tappezzano Stoccolma di manifesti con lo slogan “Ora. Il clima non può aspettare”, i Democratici svedesi promettono la riduzioni dei prezzi della benzina.
Lo scontro dimostra quanto, anche in una società ambientalmente consapevole come la Svezia, sia divisivo il dibattito sui cambiamenti climatici e i Verdi non si nascondono che ci sia ancora molto lavoro da fare perché l’opinione pubblica accetti le misure che la stragrande maggioranza degli esperti di clima ritiene siano necessarie per prevenire cambiamenti climatici catastrofici.
Ma la base militante dei Democratici svedesi resta fedele ad Åkesson e dopo lo sfortunato comizio si cerca di minimizzare: «Ci sono così tante altre cose di cui dobbiamo occuparci prima del clima, gli altri Partiti si spingono troppo oltre ne loro scenari apocalittici».
Eppure, anche i Democratici svedesi riconoscono il legame tra attività antropiche e cambiamento climatico, ma dicono che molto resta ancora sconosciuto e che quindi le politiche climatiche svedesi dovrebbero essere più caute. La posizione dell’estrema destra è semplicistica: dato che, a livello globale, la Svezia è un piccolo produttore di emissioni di gas serra, dovrebbe fare in modo che i più grandi emettitori globali – Cina, Usa, India, Ue – emettano di meno, invece di approvare politiche climatiche che «potrebbero danneggiare l’economia». L’esatto contrario di quel che pensa l’attuale governo di centro-sinistra (e la Sinistra), che vuole che la Svezia resti un esempio globale di riduzione delle emissioni.
Per il portavoce per ll’ambiente dei Democratici svedesi, Martin Kinnunen, «Le attuali politiche del governo non stanno funzionando. Non stanno combattendo il cambiamento climatico a livello globale, guardano la Svezia come se fosse un paese isolato sotto una cupola». E per questo gli Sverigedemokraterna si oppongono agli ambiziosi obiettivi di riduzione dei gas serra svedesi approvati anche dall’opposizione di centr-destra e hanno annunciato che in caso di vittoria taglieranno i fondi all’istituto meteorologico statale svedese SMHI, posizione duramente criticata dal co-portavoce verde Gustav Fridolin: «Se si arriva a questo, i democratici svedesi sono un partito che vuole tagliare le risorse per quegli enti che ci parlano di ciò che sta accadendo con i cambiamenti climatici».
Johan Rockström dello Stockholm Resilience Center – uno scienziato notissimo in Svezia e nel mondo per aver contribuito a fissare i “confini planetari” naturali e delle risorse che l’umanità non può superare – ha duramente criticato il discorso di Åkesson: «Stiamo vivendo degli eventi meteorologici più estremi mai osservati in Svezia e scientificamente sappiamo che questo è rafforzato dal riscaldamento globale. Definire questo populismo è estremamente maldestro… è dannoso».