Trivelle, cosa resta del referendum in 5 punti. Wwf: «Ora coerenza tra il dire e il fare sul clima»
[19 Aprile 2016]
All’indomani del mancato raggiungimento del quorum al referendum, il WWF ringrazia i 15 milioni di votanti e rinnova l’augurio che l’Italia diventi il Paese della coerenza tra il dire e il fare in materia di clima ed energia, di ambiente ed economia. Ascoltato il messaggio del Presidente del Consiglio che il prossimo 22 aprile sarà a New York per sottoscrivere l’accordo ONU sul Clima di Parigi, il WWF si augura che si esca dalla polemica politicista e si ottemperi agli impegni assunti. Il Governo non può non sapere che investimenti e capacità istallata delle rinnovabili, dopo il boom degli anni scorsi, sono al palo, per effetto di provvedimenti che hanno dato segnali in senso opposto. Ci auguriamo quindi che da oggi, non da domani, si corregga il tiro.
I posti di lavoro più sicuri sono quelli creati nei settori destinati a durare, non quelli mantenuti coi privilegi del passato. La maggiore società privata del mondo che si occupa di carbone, la statunitense Peabody, pochi giorni fa ha avviato la procedura di fallimento: sarebbe stato impensabile solo due anni fa. Se vogliamo davvero brindare con ingegneri e lavoratori, dobbiamo avviare una vera e propria riconversione che sfrutti le energie e le competenze umane di cui il nostro Paese è ricco. Un’Italia capace di futuro è quella che spezza il ricatto ambiente-lavoro perché il futuro è proprio nel lavorare per l’ambiente e per un’economia rinnovabile e rigenerativa.
Nel merito delle trivelle e delle concessioni, il problema resta e ci auguriamo che Governo e Parlamento lo vogliano affrontare seriamente, per non deludere una parte consistente e attiva dei cittadini. Vanno avviati immediati controlli sullo stato delle piattaforme, obbligando le compagnie a procedere allo smantellamento di quelle inutilizzate e al risanamento e ripristino ambientale.
Alla fine di un percorso referendario che il Governo avrebbe potuto evitare, è bene ricordare che:
- Secondo quanto stabilito dall’articolo 4 della Direttiva 94/22/CE, gli Stati membri, tra cui l’Italia, devono stabilire un termine per la concessione delle attività estrattive di idrocarburi affinché gli operatori non godano di diritti esclusivi nell’area geografica per la quale hanno ottenuto un’autorizzazione per un periodo più lungo di quanto sia necessario per il corretto esercizio delle attività autorizzate;
- L’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici entrerà in vigore prima del previsto, per volontà di molti Stati, tra cui USA e Cina. Tale Accordo impegna a fare ogni sforzo per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e comunque ben al di sotto dei 2°C, questo vuol dire che almeno l’80% dei combustibili fossili non ancora estratti dovranno rimanere sotto terra;
- L’Italia, insieme agli altri 194 Paesi che hanno approvato l’Accordo di Parigi, dovrà finalmente mettere nero su bianco una strategia di decarbonizzazione dell’economia;
- L’Italia ha bisogno di una conferenza nazionale su questi temi che porti, dopo ben 28 anni (l’ultimo Piano Energetico Nazionale è del 1988), alla definizione di un Piano per l’energia e il clima che emancipi il Paese dalle fonti fossili indicando scelte innovative in materia di risparmio, efficienza energetica e sostegno alle fonti rinnovabili;
- non si ha più notizia del Green Act, né di provvedimenti concreti per rinunciare al carbone, nonostante gli annunci del Presidente del Consiglio agli Stati Generali sul Clima del 22 giugno dello scorso anno, da noi salutati positivamente.
Il WWF auspica che il Governo su questi temi accetti quel confronto di merito che è mancato nel corso della recente campagna elettorale.
di Wwf Italia