Una nuova ricerca del Cmcc fa il punto sull’aumento degli eventi meteo estremi
Un Paese sotto le bombe (d’acqua): i cambiamenti climatici in Italia sono già realtà
Il nubifragio che ha colpito Firenze è solo l’ultimo caso di una tendenza in aumento
[3 Agosto 2015]
Negli ultimi giorni la Toscana è divenuta suo malgrado un esempio di cosa significhino i cambiamenti climatici, offrendone dolorosi assaggi ai cittadini. L’anossia che ha ucciso più di 200 tonnellate di pesce nella laguna di Orbetello, dovuta a temperature dell’acqua che hanno superato i 34 °C, è stata accolta con giustificato sgomento. Neanche il tempo di tirare il fiato, e ieri (dall’altra parte della Regione) una parte rilevante della città di Firenze, è stata piegata da una bomba d’acqua. Un evento dall’intensità eccezionale, che ha inaugurato l’agosto del capoluogo – tradizionalmente torrido – rovesciando sulla città 58 millimetri di pioggia: in sole due ore la quantità di pioggia che mediamente cade in un mese piovoso.
Il presidente della Regione, Enrico Rossi, non si è nascosto e ha affermato come ormai nessuno possa negare «l’esistenza dei cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra […] Da noi, in Italia e in Toscana, si assiste ad un susseguirsi di eventi meteorologici fino a poco tempo fa straordinari e ora usuali». Eventi di fronte ai quali occorre agire su due fronti, la resilienza e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. «Anche noi in Toscana dobbiamo dare di più per contrastare i cambiamenti climatici», ha ribadito Rossi, e nonostante la Regione rappresenti una delle realtà più sostenibili nel panorama nazionale rimane effettivamente ancora molto da fare.
È evidente però che la partita non può riguardare una singola regione. I cambiamenti climatici non sono granché sensibili ai confini amministrativi, e con una ricerca fresca di pubblicazione il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) ricorda che l’intera Italia dovrà sempre più spesso affrontarne gli impatti.
L’analisi Extreme temperature and precipitation events over Italy: assessment of high-resolution simulations with COSMO-CLM and future scenarios”, pubblicata dai ricercatori del Cmcc Alessandra Lucia Zollo, Valeria Rillo, Edoardo Bucchignani, Myriam Montesarchio, Paola Mercogliano sulla prestigiosa rivista International Journal of Climatology, confronta i dati climatici italiani del periodo 1981-2010 con le proiezioni relative all’ultimo trentennio del secolo (2071-2100).
Il clima nell’Italia di domani è punteggiato da un crescente numero di “eventi estremi”. Da una parte – spiegano dal Cmcc – le precipitazioni medie dell’Italia segnano una diminuzione che non supera il 10%, mentre le temperature minime e massime segnano un aumento tra i 2°C e i 6°C a seconda dello scenario sulle emissioni di gas a effetto serra. E per quanto riguarda gli eventi estremi, le bombe d’acqua sono solo un aspetto. I valori minimi e massimi di temperatura fanno registrare aumenti fino anche ai 7 °C (è il caso del Veneto), e altri indici ancora riguardano ad esempio quello che i ricercatori definiscono come “notti tropicali” (Tropical Nights: cioè il conteggio annuale dei giorni con temperatura minima sopra i 20°C) o i “giorni estivi” (Summer days, ovvero il conteggio annuale dei giorni con temperatura massima sopra i 25°C): per entrambi – sottolineano dal Cmcc – è previsto un aumento soprattutto per Calabria e Sardegna.
In sostanza, dallo studio emerge un generale aumento degli eventi più estremi, sia per quanto riguarda le precipitazioni sia per le temperature. Come purtroppo dimostra la cronaca in Toscana (che non a caso rientra tra le regioni sulle quali si è concentrata la ricerca Cmcc), si tratta di cambiamenti climatici già in corso, che si accentueranno nell’immediato futuro. Nonostante tutto, per il governo nazionale non sembrano una priorità: esattamente 7 mesi fa il premier Renzi annunciava l’imminente emanazione del Green act, il provvedimento che avrebbe dovuto rilanciare l’economia verde italiana. Con lo Sblocca Italia in compenso sono tornate in auge le trivellazioni petrolifere, a dimostrare dove si trovino i limiti all’azione contro le bombe d’acqua che colpiscono e colpiranno sempre più frequentemente il Paese: non nell’analisi scientifica dei fatti o nelle soluzioni tecniche, ma nell’azione politica.