Unicef: i bambini ad elevato rischio cambiamento climatico in 48 Paesi africani su 49 (VIDEO)

IOM: affrontare il nesso tra cambiamento climatico e migrazione umana

[4 Settembre 2023]

I bambini sono più vulnerabili degli adulti agli effetti degli shock e degli stress climatici e ambientali. Sono fisicamente meno capaci di resistere e sopravvivere a pericoli come inondazioni, siccità, tempeste e ondate di caldo e sono fisiologicamente più vulnerabili alle sostanze tossiche come il piombo e altre forme di inquinamento. In occasione dell’African Climate Summit che inizia oggi nella capitale del Kenya Nairobi, l’unicef ha pubblicato  il rapportoTime to Act: African children in the climate change” dal quale emerge che, in 48 dei 49 Paesi africani valutati «i bambini sono classificati come ad alto o estremamente alto rischio di conseguenze del cambiamento climatico». I bambini più a rischio sono quelli che vivono nella Repubblica Centrafricana, Ciad, Nigeria, Guinea, Somalia e Guinea-Bissau.

Il rapporto Unicef valuta i Paesi in base all’esposizione dei bambini agli shock climatici e ambientali, come cicloni e ondate di caldo, nonché alla loro vulnerabilità a questi shock, in base al loro accesso ai servizi essenziali e, in risposta a questo aumento del rischio per i bambini, il rapporto esamina il modo in cui i fondi multilaterali per il clima (Mcf) stanno indirizzando le loro risorse. Ne viene fuori che «solo il 2,4% di questi importanti finanziamenti globali per il clima può essere classificato come sostegno ad attività a favore dei bambini, con un valore medio di soli 71 milioni di dollari all’anno. Se si amplia il gruppo target includendo i giovani, la cifra sale ad appena il 6,6% della spesa totale Mcf».

Presentando il rapporto, Lieke van de Wiel, vicedirettore dell’Unicef  per la regione Africa orientale e meridionale, ha evidenziato: «E’ chiaro che i membri più giovani della società africana stanno sopportando il peso maggiore dei duri effetti del cambiamento climatico. Sono i meno capaci di farcela, a causa della vulnerabilità fisiologica e dello scarso accesso ai servizi sociali essenziali. Dobbiamo vedere una maggiore concentrazione dei finanziamenti verso questo gruppo, in modo che siano attrezzati per affrontare una vita di sconvolgimenti indotti dal clima».

Il rapporto rivela una forte e preoccupante correlazione tra i Paesi con valutazioni scadenti in termini di salute, nutrizione, servizi idrici, di depurazione e igienici (WASH) e quelli in cima alla classifica nell’indice di rischio climatico dei bambini, evidenziando quanto siano vulnerabili questi bambini agli impatti dei cambiamenti climatici. L’Unicef fa notare che «allo stesso tempo, i bambini e i giovani sono determinanti per il cambiamento e la sostenibilità a lungo termine. Le loro idee, creatività e competenze devono essere prese sul serio e diventare parte integrante delle soluzioni, comprese politiche e finanziamenti, poiché è ora il momento di agire».

Unicef e United Nations environment programme (Unep) stanno lavorando insieme  a un numero crescente di progetti che dimostrano come le comunità in tutta l’Africa possano diventare più resilienti mentre si adattano agli impatti dei cambiamenti climatici.

Nel Sahel, che nel 2022 ha subito una serie di disastri mortali legati al clima, l’Unicef e i suoi partner hanno attuando un approccio integrato e incentrato sulle persone in 5 settori sociali: sanità, nutrizione, acqua, istruzione e servizi di protezione. Un programma ha consentito alle comunità di mitigare gli effetti di shock e stress e di gestire i rischi residui attraverso la pianificazione partecipativa e l’erogazione di servizi completi. Dal 2020, il programma ha garantito che almeno 3 milioni di persone vulnerabili, di cui 2,7 milioni sono bambini, abbiano accesso ai servizi essenziali, soprattutto in tempi di shock e stress indotti dal clima.

Nella regione costiera della Tanzania, un programma dell’Unep sta lavorando per ridurre l’impatto dannoso dell’innalzamento del livello del mare sulle infrastrutture investendo in dighe marine, ricollocando pozzi trivellati, ripristinando foreste di mangrovie e costruendo sistemi di raccolta dell’acqua piovana attraverso un approccio di adattamento basato sugli ecosistemi. Grazie a questo, la capacità delle comunità costiere di resistere all’innalzamento del livello del mare è aumentata e ha portato anche a miglioramenti sanitari per la popolazione attraverso l’accesso ad acqua sicura e pulita.

Unep, Unicef e International labour organization (Ilo) stanno lavorando insieme ai giovani, ai governi, alle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori e al settore privato per progettare e attuare il  Green Jobs for Youth Pact  che punta a sviluppare 1 milione di nuovi posti di lavoro verdi, trasformare 1 milione di posti di lavoro esistenti e aiutare 10.000 giovani imprenditori verdi ad avviare la propria attività entro il 2030.

Rose Mwebaza, direttrice regionale per l’Africa dell’Unep, conclude: «I giovani hanno fatto pochissimo per cambiare il clima e, in Africa, stanno subendo i suoi effetti peggiori. Stiamo lavorando per aiutare i Paesi ad adattarsi e costruire resilienza in un clima in rapido cambiamento attraverso soluzioni basate sulla natura, oltre a investire nei giovani con competenze e mentalità verdi per sostenere questa transizione urgente. Ma per vedere dei risultati, dobbiamo avere un aumento radicale degli investimenti in un futuro sostenibile per i giovani africani».

Il rapporto avverte che «la mancata azione immediata non solo aggrava i rischi immediati, ma minaccia anche la resilienza a lungo termine e contribuisce alla disuguaglianza sociale e all’instabilità politica» e per questo invita gli stakeholders a dare priorità a 5 azioni chiave: 1) Rafforzare la resilienza climatica dei sistemi di servizi essenziali per proteggere i bambini e le comunità; 2) Assegnare maggiori finanziamenti nazionali e internazionali per programmi climatici a misura di bambino; 3) Dotare i bambini di educazione climatica e competenze ecologiche; 4) Coinvolgere i bambini nei processi decisionali; 5) Ridurre le emissioni di carbonio a livello globale.

All’African Climate Summit, che si chiude il 6 settembre e che si svolge durante l’Africa climate week, un evento annuale che riunisce rappresentanti di governi, imprese, organizzazioni internazionali e società civile, partecipano oltre 20 capi di Stato e di governo, leader di tutto il continente, il segretario generale dell’Onu António Guterres e la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen che metteranno in evidenza la necessità di spingere per maggiori investimenti nell’azione climatica .

Secondo l’International organization for migration (Iom) «il summit rappresenta un’opportunità senza precedenti per affrontare il crescente impatto dei cambiamenti climatici sulla mobilità umana in Africa».

Nel 2022, in Africa si sono registrati più di 7,5 milioni di sfollati per catastrofi interne e all’African Climate Summit, l’OIM presiederà alla firma della “Continental, Kampala Ministerial Declaration on Migration Environment and Climate Change’, conosciuta come  KDMECC-AFRICA e, sottolineando la necessità di soluzioni urgenti, la nuova direttrice generale dell’Iom, Amy Pope ha ricordato che «siamo ufficialmente entrati nell’era della migrazione climatica. Sono urgenti soluzioni per affrontare il nesso tra cambiamento climatico e mobilità umana su scala continentale. Senza un’azione climatica efficace e sostenuta, fino a 105 milioni di persone potrebbero diventare migranti interni entro il 2023 (Banca Mondiale, Groundswell Report, 2021) nella sola Africa. L’Iom è impegnata a lavorare su opzioni durature per le persone che vogliono restare, per le persone in movimento e per le persone che vogliono o devono spostarsi a causa degli effetti del cambiamento climatico nel continente africano».

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  • Flight for Life: A Climate Migrant Story | Global Lens