Venti milioni di euro per gli impianti sciistici di un Appennino senza neve? Cai: «Strabismo»
Il Club alpino italiano auspica il dirottamento delle risorse previste sulla promozione di uno sviluppo «appropriato» della montagna
[5 Gennaio 2017]
Da una parte le previsioni meteo a breve che preannunciano sferzate di gelo in Toscana, dall’altra gli andamenti del clima sul medio periodo che avvisano come le temperature – anche sul nostro territorio – non possano che essere spinte verso l’alto dal riscaldamento globale. Nel mezzo, la necessità di tutelare i territori (e l’economia) della montagna, difficile esercizio in tempi di mutamenti profondi.
Secondo le previsioni meteo i prossimi giorni saranno caratterizzati da un calo repentino delle temperature che preannunciano gelo e neve. In tutta la Toscana si stanno predisponendo i sistemi per fronteggiare l’ondata di freddo. «Dalla “finta primavera” al rischio gelate – osserva Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – il passaggio si annuncia repentino. Il brusco calo delle temperature che in pochi giorni si abbasseranno di 10 gradi rischia di mandare in tilt la campagna toscana. La nostra preoccupazione è rivolta a verdure e ortaggi coltivati in pieno campo». Una tipologia di coltivazioni che in Toscana interessa circa 9mila ettari, coltivati in inverno soprattutto a cavoli, verze, cicorie, radicchio e broccoli.
«Per far fronte all’ondata di neve e freddo, in molti comuni toscani – avvisa Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – sono già attive convenzioni per utilizzare i trattori-spazzaneve e spargisale per garantire strade sicure ad automobilisti e pedoni ed evitare l’isolamento delle località interne e montane». L’emergenza potrebbe infatti divenire pressante nei prossimi giorni, ed è necessario farvi fronte con efficacia. Ma che cosa accadrà nei prossimi, vicinissimi anni ai territori montani dal punto di vista climatico? Mentre i dati storici disponibili mostrano già una diminuzione sia dei giorni nevosi che dell’altezza media del manto nevoso lungo l’Appennino tosco-emiliano, nei giorni scorsi a Sestola (MO) è stata siglata un’intesa per la promozione dell’offerta turistica dell’Appennino tra le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, alla presenza del Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. Un accordo che vale oltre 20 milioni di euro. Per fare cosa? Sostituzione e ampliamento degli impianti di risalita tra il Corno alle Scale (Comune di Lizzano Belverere – BO) e il comprensorio sciistico di Doganaccia (Comune di Cutigliano – PT).
«Colpisce lo strabismo della Regione Emilia Romagna, che da un lato con il sistema delle Aree protette tutela le peculiarità ambientali e culturali della montagna e promuove un turismo dolce a basso impatto ambientale (primo fra tutti il recente investimento di 1.300.000 euro per l’Alta Via dei Parchi) e dall’altro continua a voler investire risorse su un modello di sviluppo fondato sulla monocultura dello sci da discesa, ormai in evidente crisi a causa delle mutate condizioni climatiche – afferma il presidente del Cai Emilia Romagna Vinicio Ruggeri – Dai dati sull’innevamento in Appennino appare evidente un calo generale delle precipitazioni e uno spostamento in avanti dell’inizio delle nevicate necessarie a garantire la sciabilità delle piste. Il balletto dei trasferimenti di proprietà degli impianti del Corno alle Scale – sempre in perdita – verificatosi negli ultimi 20 anni e l’inattività degli impianti nei periodi natalizi per mancanza di neve ne sono la prova».
Come il Cai, anche Legambiente nei mesi scorsi si è già espressa sugli stessi toni al proposito del potenziamento degli stabilimenti sciistici su di un Appennino destinato ad ospitare sempre meno neve. Oggi, il Cai Emilia Romagna auspica il dirottamento delle risorse previste sulla promozione di uno sviluppo appropriato della montagna, che ne tuteli e valorizzi le peculiarità ambientali e culturali attraverso il sostegno degli itinerari di escursionismo e la realizzazione di una adeguata rete di ricettività e di ristorazione fondata sulle eccellenze agroalimentari della montagna. Invitando al contempo le Regioni Emilia Romagna e Toscana a un confronto con le associazioni ambientaliste, gli enti locali, i Gal per la definizione di un progetto alternativo per lo sviluppo dell’economia montana.