Voli, carne e video streaming: a cosa sono disposti a rinunciare gli italiani per combattere i cambiamenti climatici?
La scelta più difficile per il 46% degli italiani è rinunciare all’auto, ma il 34% afferma di fare cambiamenti radicali di stile di vita per contrastare il riscaldamento globale
[11 Gennaio 2021]
Secondo la terza Indagine sul Clima della Banca europea per gli investimenti (BEI), che esamina gli atteggiamenti e le opinioni dei cittadini sui cambiamenti climatici in un mondo in rapida evoluzione, «Per gli italiani sarebbe più facile rinunciare ai voli aerei che smettere di mangiare carne, comprare nuovi capi di abbigliamento, possedere un’auto o utilizzare servizi di video streaming. Rinunciare ai voli aerei è la scelta che pesa meno per il 38% degli intervistati, mentre quella che costa di più per il 46% di loro, è rinunciare all’uso del proprio mezzo».
La BEI, che è il braccio finanziario dell’Unione europea e il maggiore finanziatore multilaterale di progetti in campo climatico a livello mondiale, sottolinea che «Nel complesso, il 34% degli italiani afferma di mettere in atto dei correttivi radicali al proprio stile di vita per contrastare i cambiamenti climatici. Si tratta di una percentuale superiore di 15 punti alla media europea (19%). I genitori di ragazzi minorenni (39%) e gli abitanti delle città (35%) sono particolarmente rappresentati in questo gruppo».
Ma come sempre tra il dire e il fare – soprattutto per noi italiani. C’è di mezzo il mare delle buone intenzioni. Dall’indagine BEI viene fuori che «Il 33% degli intervistati italiani afferma che, superate le restrizioni di viaggio dovute alla pandemia di Covid-19, non prenderà l’aereo per considerazioni legate ai cambiamenti climatici, e il 43% intende trascorrere le vacanze in Italia o in un Paese limitrofo per ridurre al minimo le emissioni di carbonio. Solo per il 12% degli italiani le abitudini di viaggio in aereo resteranno invariate rispetto a quelle pre-Covid». Ma quando si passa all’utilizzo dei trasporti pubblici ai tempi del Covid-19, «Il 77% degli intervistati afferma di essere al momento meno disposto a farne uso, proprio perché teme per le conseguenze sulla propria salute. Per una maggioranza di italiani (66 %) la paura di un contagio del coronavirus preoccupa di più rispetto agli impatti dei cambiamenti climatici sul lungo termine. La percentuale sale a 70% tra gli italiani di età pari o superiore a 65 anni, mentre scende a 59% tra coloro che appartengono alla fascia di età 15-29 anni». La scelta più difficile per il 46% degli italiani, nella lotta ai cambiamenti climatici, è rinunciare all’uso dell’auto propria, ma poi il 34% degli intervistati afferma di fare cambiamenti radicali di stile di vita per contrastare il riscaldamento globale
Dalla comparazione dei risultati a livello mondiale che tiene conto delle differenze tra le percezioni europee, americane e cinesi, emerge che «Indipendentemente dal Paese di residenza, gli intervistati affermano che la scelta meno pesante per contrastare i cambiamenti climatici sarebbe rinunciare agli spostamenti in aereo (40% per gli europei, 38% per gli americani e 43% per gli intervistati cinesi)».
Anche per quanto riguarda le risposte sulle preoccupazioni per la salute l’andamento è trasversale: il 75% degli americani, il 71% dei cinesi e il 67% degli europei sono meno inclini a utilizzare i trasporti pubblici per i propri spostamenti per motivazioni legate alla salute in un tempo segnato dalla pandemia di Covid-19.
L’a Bei fa notare che «Sebbene per la maggior parte degli intervistati prevalga il timore di contrarre il coronavirus rispetto all’impatto del proprio stile di vita sui cambiamenti climatici (79% dei cittadini cinesi, 67% degli americani e 58% degli europei), i cittadini credono ancora che le scelte e le azioni dei singoli possano contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici».
La pensano così l’’82 % degli italiani: il 10% in più della media Ue e Usa del 72% e il 2% in meno della media cinese (84%. Cresce ovunque il numero degli intervistati che hanno risposto positivamente a questa domanda rispetto al 2019, con un aumento del 3% nell’Ue, del 7% negli Usa e del 12% in Cina.
L’indagine rileva che «I giovani intervistati sono notevolmente più propensi a credere che il proprio comportamento possa fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici rispetto agli intervistati più anziani in Europa e negli Stati Uniti; un divario che non è invece rilevato in Cina». Infatti, l’indagine mostra che «Nell’Ue il 77% dei cittadini compresi nella fascia di età 15-29 anni ritiene che il proprio comportamento possa fare la differenza rispetto al 64% di quelli di età pari, o superiore, a 65 anni. Negli Stati Uniti, le percentuali sono rispettivamente del 75% (per la fascia di età 15-29 anni) e del 56% (65 anni o più).
Il Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti Ambroise Fayolle concluso: «Il periodo post-Covid-19 offrirà l’opportunità di compiere un enorme passo avanti nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente sotto il profilo climatico. Una ripresa verde potrebbe aiutarci ad accelerare la riduzione significativa delle emissioni di gas a effetto serra necessaria entro il 2030. I cittadini di tutto il mondo sono consapevoli che il loro comportamento individuale può fare la differenza. La BEI, in qualità di banca dell’Ue per il clima, ha il ruolo di velocizzare questa transizione verde finanziando progetti nel campo dell’energia pulita, della mobilità sostenibile e le innovazioni che consentano ai cittadini di cambiare le proprie abitudini per contrastare i cambiamenti climatici».