Appunti sparsi da dentro la pandemia
Quanto può esser triste stare lontani più di un metro. Le riflessioni di Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana
[3 Aprile 2020]
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Per giorni, lo ammetto, ho fatto persino fatica a scrivere. Dopo l’enorme sottovalutazione della prima fase, all’incredulità è subentrata, piano piano, la consapevolezza acre che stava capitando davvero. A noi. A noi tutti. Alla nostra specie, non a un popolo in particolare. Poi, ancora più subdola e terribile, ha fatto capolino la paura. Una paura intensa, cattiva, mai provata prima d’ora. Una paura che deforma tutto attorno a te e che si declina ad esempio nell’angoscia imminente di perdere i tuoi cari.
Tutte le difese, razionali ed emotive, del tuo corpo sono chiamate in causa. Si fanno presenti. Ti senti teso e avverti palpabile la tensione del tuo prossimo. La senti. La respiri. La osservi. Poi, prevale per fortuna la compostezza. L’ambientalismo scientifico, una vera palestra di vita, ti viene in soccorso e ti offre gli strumenti culturali per capire e agire di conseguenza. Con senso di responsabilità e profonda empatia per gli altri. Già, gli altri. Da potenziali minacce a “compagni” di sventura. Perché una cosa ti pare subito evidentissima: che da una pandemia si esce se tutti, dico proprio tutti, remano nella stessa direzione. Cooperazione, si sarebbe detto con una certa indulgenza ideologica una volta. Quarantena, autoisolamento, distanziamento sociale. Tutte locuzioni più che abusate, in queste ore tristi. Ma tutte perfettamente inutili, se non troviamo la chiave per collaborare da subito a scala globale.
Per questo, oggi, paiono ancora più assurdi i conflitti etnici, religiosi e geopolitici. Per questo appaiono ancora più evidentemente abominevoli e meschine le guerre. Tutte le guerre. Per questo, ti sembra ancora più grande, rassicurante e significativa la figura di Papa Francesco. La sua fragilità ottuagenaria lanciata contro le intemperie in una Piazza San Pietro deserta: difficile, davvero, dimenticare la sua passeggiata solitaria sotto la pioggia davanti al sagrato della basilica vaticana, nella serata del 27 marzo 2020. Come non scorgere in quel cammino, incerto ma tenace, la metafora della condizione umana, nella temperie attuale? Come non scorgervi una tensione alla speranza, che è intrinseca e caratteristica della nostra specie? Ecco, reclusi in casa, nonostante tutto, noi possiamo e vogliamo sperare.
Perché da una crisi come quella che stiamo vivendo, sembra quasi temerario dirlo adesso, potremmo addirittura uscirne migliori. Se non altro perché, come ha intuito Mariangela Gualtieri, abbiamo ormai appurato quanto può esser triste stare lontani più di un metro.
di Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana