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Il focus del rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese

Comunicazione e media, cambia la dieta italiana

Negli ultimi 15 anni i quotidiani cartacei hanno perso il 46% dei lettori, quelli online li hanno visti crescere del 33%. Ma resta il problema della fiducia
 |  Approfondimenti

Nel 2022 si registra una contrazione del numero di telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -3,9% rispetto al 2021), una lieve crescita dell’utenza della tv satellitare (+1,4%), il forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv arrivano al 52,8% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione: +10,9% in un anno) e il boom della mobile tv (che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% di oggi: più di un terzo degli italiani).

La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,9% degli italiani (stabili da un anno all’altro), ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale si attesta al 48,0% di utenza (-0,8% rispetto al 2021), l’autoradio sale al 69,0% (+4,6%, un incremento da legare alla cessazione delle limitazioni alla mobilità precedentemente imposte a causa dell’emergenza sanitaria), l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc è stabile al 20,4% e la fruizione del mezzo attraverso lo smartphone diventa sempre più rilevante: lo fa il 29,2% degli italiani (+5,4% in un anno). Si registra ancora un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’88,0% di utenza: +4,5%) e di quanti utilizzano gli smartphone (l’88,0%: +4,7%).

Lievitano complessivamente all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8%). Invece i quotidiani cartacei, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, si attestano oggi al 25,4% (-3,7% in un anno e -41,6% in quindici anni). Si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali (-1,6%) e dei mensili (-0,6%). Gli utenti dei quotidiani online invece aumentano al 33,0% degli italiani (+4,7%), un numero comunque inferiore a quanti utilizzano i siti web d’informazione generici (il 58,1%: +4,3%).

Gli italiani che leggono libri cartacei sono il 42,7% del totale, i lettori di e-book sono il 13,4%. Tra i giovani (14-29 anni), il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Si osserva un forte incremento dei giovani utenti di TikTok (54,5%), Amazon (54,3%), Spotify (51,8%) e Telegram (37,2%). In flessione invece Facebook (51,4%) e Twitter/X (20,1%).

L’informazione al tempo delle crisi

Nel 2022 i telegiornali, pur mantenendosi in testa nella graduatoria dei mezzi utilizzati dagli italiani per informarsi, sono passati da una utenza del 60,1% al 51,2%. Facebook ha recuperato terreno: dal 30,1% al 35,2%. I motori di ricerca restano stabili al 23,4%.

Ma gli italiani prendono le distanze dalla politica: erano il 39,7% le persone interessate a queste notizie nel 2021, sono il 32,4% nel 2022. Si è affievolita anche l’attenzione per le notizie di tipo medico-scientifico, prima alimentata dalla pandemia: gli interessati passano dal 33,4% al 25,5%. Stanchi di infettivologi e virologi in collegamento tv, le notizie relative a stili di vita, viaggi e cucina riconquistano il secondo posto nelle preferenze (29,5%). Sul podio torna lo sport, con il 27,5%, seguito dalla cronaca nera (25,8%). Fanalino di coda la politica estera (14,4%), che comunque cresce del 3,8% a causa degli eventi bellici.

Mettendo a confronto i principali media, sia quando si parla di pandemia, sia quando si affronta l’argomento della guerra, il premio come mezzo d’informazione più affidabile è andato alla radio (70,3%). La televisione è considerata affidabile sulla pandemia dal 58,0% e sull’Ucraina dal 57,0%. La stampa trova consenso da parte del 55,7% per le notizie sulla pandemia e del 53,2% per quelle sulla guerra. La fiducia dell’opinione pubblica premia ancora di gran lunga la radio, la televisione e la stampa rispetto alla credibilità attribuita a web e social network.

Decidere che cosa si può dire: deontologia, propaganda e censura

La fiducia può convivere comunque con l’insoddisfazione per i modi con cui l’informazione viene veicolata. Il 20,3% degli italiani giudica confusa l’informazione televisiva sulla guerra in Ucraina, per il 14,7% è caratterizzata da intenti propagandistici, per il 14,6% genera ansia, per il 13,3% ricerca la spettacolarizzazione, per l’8,9% è del tutto falsa. Complessivamente, i giudizi negativi sono pari al 71,8% del totale.

In merito al problema dei limiti da porre alla circolazione delle informazioni in casi del genere, il 60,1% degli italiani ritiene legittimo il ricorso a una qualche forma di censura, secondo il 29,4% limitata però alle notizie evidentemente false, come le fake news accertate.

di Centro studi investimenti sociali (Censis)

Redazione Greenreport

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