Cosa porta davvero a prendere decisioni politiche?
La politica tra le fake news e i fatti e le prove scientifiche
[18 Luglio 2019]
Il rapporto “Understanding our political nature” pubblicato dal Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea è il frutto del lavoro di 60 esperti internazionali che operano nel campo delle scienze comportamentali e sociali e delle scienze umane che hanno contribuito ad analizzare «come e perché le emozioni, i valori, l’identità e la ragione influenzano il modo in cui pensiamo, parliamo e prendiamo decisioni politiche».
Nell’epoca delle fake news diffuse direttamente da chi ci governa, il rapporto sottolinea «la necessità di elaborare politiche basate sull’evidenza dei fatti come precondizione per democrazie ben funzionanti».
Tibor Navracsics, commissario europeo per l’Istruzione, la gioventù, la cultura e lo sport, e responsabile del Jrc ha evidenziato che «le prove scientifiche migliorano le politiche, ma rendere semplicemente disponibili maggiori informazioni ai cittadini o ai decision makers non è sufficiente per garantire decisioni più informate e migliori. Se vogliamo che le decisioni politiche informate basate sull’evidenza portino a un cambiamento sociale positivo, dobbiamo capire cosa spinge il processo decisionale politico e il ruolo svolto dalle emozioni, dai valori e dall’identità».
Il rapporto esamina alcune delle questioni politiche più urgenti, come la disinformazione e i diversi punti di vista su valori e identità, e cerca di capire i sottostanti processi comportamentali e sociali. Sottolinea in particolare come «il nostro modo di pensare sia messo in discussione dall’attuale ambiente informativo, che ci rende anche vulnerabili a essere fuorviati dalla disinformazione. Dobbiamo pensare di più a quel che pensiamo».
Eppure, il rapporto evidenzia una sorta di intelligenza collettiva: «La scienza può aiutarci a riprogettare il modo in cui i responsabili politici lavorano insieme per prendere decisioni migliori e prevenire gli errori politici». L’altro nodo inestricabile è che «Non possiamo separare le emozioni dalla ragione. Una migliore informazione sulle emozioni dei cittadini e una maggiore alfabetizzazione emotiva potrebbe migliorare il processo decisionale».
Poi c’è tutto il discorso su valori e identità – diventati il cavallo di battaglia della neo ed estrema destra sovranista – che «guidano il comportamento politico, ma non sono correttamente compresi o discussi». Nonostante gli ultimi razionalisti si illudano del contrario «i fatti non parlano da soli – dicono al Jrc – Se vogliamo che le prove vengano ascoltate e comprese, devono essere usati responsabilmente framing, metafore e narrative».
L’erosione della fiducia negli esperti e in chi governa a tutti i livelli può essere affrontata solo con maggiore onestà e con una politica che torni a occuparsi di interessi e valori reali. Ma da Trump a Bolsonaro, passando per Salvini e Orban, l’elaborazione di politiche basate sull’evidenza dei fatti e il principio secondo il quale la politica dovrebbe essere informata dalle prove sono sotto attacco. Il rapporto non ha dubbi: «Politici, scienziati e società civile devono difendere questa pietra miliare della democrazia liberale».
Nel rapporto c’è un capitolo dedicato a ciascuna scoperta chiave che delinea il pensiero scientifico più recente e una panoramica sulle possibili implicazioni per il processo decisionale. In ogni caso, il rapporto sostiene che «i modi in cui valori e identità influenzano il comportamento politico non sono ancora ben compresi».
Per colmare alcune lacune nella conoscenza di questi problemi, il Jrc ha lanciato una call for experts per lavorare a un rapporto sullo stato della scienza sui valori e l’identità nel processo politico e dice che «questo studio dovrebbe portare allo sviluppo di un quadro analitico pratico per i responsabili politici per sostenere le loro scelte politiche, chiarendo i valori alla base di ogni questione politica e dei compromessi inevitabili nel processo. La relazione, come altre pubblicazioni del Jrc, informerà il processo decisionale della Commissione europea».