Dal Pil al Bes, la Toscana cambia metro di sviluppo?
Dalla Toscana la proposta di adottare il nuovo indicatore per valutare le politiche regionali
[8 Ottobre 2013]
Ormai da tempo il dibattito politico-economico ha evidenziato la necessità di adottare indicatori di maggiore dettaglio rispetto al Pil per fotografare il vero andamento del benessere di un Paese. Le proposte tecniche non mancano, e sono già stati messi a punto varie alternative: vedi ad esempio il Fil (Felicità interna lorda), il Bil (Benessere interno lordo) o l’Indice di benessere economico sostenibile, in grado tutti di rappresentare in modo “più fine” lo stato di salute di una nazione rispetto a quanto faccia il Pil, che misura quantitativamente l’attività macroeconomica e non può recitare il ruolo di indicatore dell’intero sviluppo economico-sociale come invece avviene.
Tra le proposte di nuovi indicatori frutto del lavoro “made in Italy”, il Bes “Benessere equo e sostenibile” elaborato dall’Istat insieme al Cnel, ora pare trovare estimatori anche in terra toscana. «Il Bes può ispirare le politiche pubbliche e soprattutto dare un grande aiuto nella fase di valutazione dei risultati di governo: può davvero favorire uno sviluppo in grado di conciliare benessere ed equità, economia e sostenibilità», ha dichiarato Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana, intervenendo al convegno “Misurare il Bes in Italia: una sfida per la ricerca e per la policy” che si è svolto nell’aula magna dell’Università degli Studi di Firenze.
Il Bes è un indicatore suddiviso in 134 indicatori statistici riuniti in 12 dimensioni del benessere, prende in considerazione molti indicatori non economici (ad esempio la fiducia nelle istituzioni, l’affollamento nelle carceri, i livelli scolastici e culturali alle attività di volontariato, il tasso di rapine e di borseggi, l’intensità dei parchi e del verde urbano, la qualità dell’aria urbana, la qualità dell’acqua nelle coste marine …), che secondo Targetti potrebbero essere utilizzati a scala ridotta (regionale) per valutare addirittura gli effetti di piani e programmi.
«Potrebbero essere utili per valutare l’impatto dei programmi regionali e anche, se adottati diffusamente dalle Regioni, per armonizzare le politiche nazionali. Penso in particolare alla programmazione dei fondi europei 2014-2020: il Bes può rappresentare l’opportunità per darsi obbiettivi chiari, monitorabili nel tempo e soprattutto confrontabili tra territorio e territorio». Stella Targetti si è augurata che il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Enrico Giovannini (presente al convegno in videoconferenza) e quello per la Coesione Territoriale, Enrico Carlo Trigilia, «prendano in considerazione la possibilità di adottare il Bes come strumento di valutazione e armonizzazione delle azioni di governo delle Regioni».
Giovannini che è stato uno dei promotori del Bes, pensiamo possa accogliere la proposta di adottare un indicatore di benessere anche per valutare le politiche regionali. In questa fase generale di crisi pensiamo che il Bes sia in grado non tanto di evidenziare una realtà opposta rispetto al Pil, ma di individuare in modo più preciso i campi in cui è necessario intervenire per modificare la rotta.