Greenpeace e ReCommon: «Grave intimidazione di Eni su Rai 3»
Le due associazioni: «A “Petrolio” censura preventiva. Toni durissimi e intimidatori, intervenga la Commissione di vigilanza Rai»
[28 Febbraio 2024]
La prima puntata della nuova serie di “Petrolio” andata in onda il 27 febbraio su Rai 3 ha suscitato subito polemiche. Il programma di approfondimento condotto da Duilio Giammaria ha raccontato racconto di come le Big Oil internazionali sapessero del rischio della emergenza climatica già cinquanta anni fa e sottolineato che «Oggi abbiamo vissuto sulla nostra pelle gli effetti: In Italia 80000 morti premature dovute a inquinamento e 110 miliardi di danni dovuti a eventi climatici catastrofici. Dobbiamo agire e presto. L’impegno a ridurre CO2 e gas serra, apre nuove sfide per il nostro paese e per il mondo. Dall’idrogeno al fotovoltaico quali sono le soluzioni per curare il pianeta? Di chi ci possiamo fidare?»
Secondo Greenpeace Italia e ReCommon non ci si può fidare di ENI e accusano: «La censura preventiva messa in campo ieri da ENI in prima serata durante la trasmissione di RAI 3 “Petrolio”, con la lettura di un comunicato dai toni durissimi e intimidatori nei confronti della redazione, che ha impedito un dibattito sulle sue responsabilità per la crisi climatica, e sulla causa che come Greenpeace Italia e ReCommon abbiamo intentato nei suoi confronti per gli impatti delle sue attività sul clima, è di una inaudita gravità. Chiediamo che intervenga la Commissione di vigilanza RAI per appurare cosa è successo e se, come sembrerebbe, ci sono state pressioni indebite da parte di un’azienda controllata dallo Stato su una trasmissione del servizio pubblico, tali da impedire un livello di informazione completo e trasparente».
Le due organizzazioni ricordano che «Nei mesi scorsi Greenpeace Italia e ReCommon hanno dimostrato, con il report “ENI sapeva”, come anche l’azienda petrolifera italiana possa essere inserita nel novero di quei colossi energetici che conoscevano già decenni fa i danni che il loro business avrebbe causato al clima terrestre, ma che hanno deciso di ignorare questi allarmi, continuando a sfruttare le fonti fossili nonostante siano la maggiore causa di accumulo di anidride carbonica in atmosfera».
ENI, in maniera preventiva, ha inviato una nota, letta da Giammaria, nella quale ha spiegato di aver declinato l’invito a partecipare al dibattito programmato, poiché la trasmissione – andata in onda in diretta – sarebbe stata «Un atto di accusa pregiudiziale verso le società energetiche, basato su contestazioni inaccettabili e che saranno demolite in altre sedi dedicate». Le associazioni evidenziano che «Il lavoro investigativo di Greenpeace Italia e ReCommon, sebben noto alla redazione, non è dunque stato mai menzionato nell’arco della puntata».
Greenpeace Italia e ReCommon concludono: «E’ evidente che ENI non vuole che si parli del suo contributo alla crisi climatica, come dimostra quanto successo ieri sera. Ci chiediamo dunque: se l’azienda è sicura del proprio operato, di cosa ha paura? Perché scappa dal confronto? Vista la reazione scomposta di ieri, pare proprio che il Cane a sei zampe abbia davvero una gran coda di paglia», concludono le organizzazioni».