La Chiesa e lo stile di Papa Francesco a Rio per un futuro a misura d’uomo
[23 Luglio 2013]
Si può essere credenti o meno, ma è evidente l’allontanamento di papa Francesco dalle politiche della globalizzazione neo-conservatrice e dal conservatorismo compassionevole che era un pannicello caldo sull’ingiustizia mondiale che anche la Chiesa ha spesso dato impressione di voler utilizzare. Il manifesto “I giovani della Gmg custodi del creato: il futuro a misura d’uomo che vogliamo” è il contrario del conservatorismo eco-scettico, visto che assume come punti di riferimento due bestie nere del negazionismo climatico : i documenti dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e dell’United nations environment programme (Unep) e che fa propria l’urgenza non più trascurabile degli allarmi lanciati dalla comunità scientifica internazionale di affrontare gli effetti del global warming galoppante che potrebbe portare ad una catastrofe ambientale che sarà anche economica ed umana. Va anche detto che, nonostante le differenze di stile e di approccio politico di Papa Francesco, il solco sul quale impiantare le politiche ambientali della Chiesa era già stato tracciato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI e Papa Francesco.
Secondo il manifesto, «Scioglimento dei ghiacciai, innalzamento e acidificazione degli oceani, deforestazione, siccità ed eventi climatici estremi mettono a rischio vaste aree del pianeta, specie quelle più povere, e potrebbero causare danni devastanti soprattutto a quei 600 milioni di abitanti che vivono ad appena un metro sopra il livello del mare. Alla base di questi fenomeni c’è l’incremento della domanda di energia per far fronte allo sviluppo delle economie emergenti e la diminuita disponibilità di acqua dolce. Il diritto alla crescita di oltre due terzi della popolazione mondiale che chiede di uscire dalla povertà deve trovare una risposta in tecnologie pulite per l’accesso all’energia e all’acqua. All’inizio del terzo millennio c’è la possibilità di avallare questo diritto utilizzando le scoperte che la scienza e la tecnologia ci hanno messo a disposizione. Abbiamo invece la fondata impressione che mentre si espandono le nostre conoscenze, venga sempre più a ridursi la capacità di distinguere ciò che è bene e ciò che è male. In altri termini rischiamo di diventare giganti tecnologici, ma nani morali».
In una nota il ministro dell’ambiente Orlando definisce il manifesto “I giovani custodi del creato, il futuro a misura d’uomo che vogliamo” «Un contributo importante e innovativo affinché la coscienza ambientale possa diventare sempre di più un patrimonio collettivo con cui affrontare le complicate sfide del futuro».
Orlando sottolinea che «Il Manifesto rappresenta una novità di rilievo perché lega le conclusioni dell’ultima Conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile Rio+20 agli inviti alla “custodia del creato” che Papa Francesco ha indirizzato a tutti fin dai primi giorni del suo pontificato. La crisi ambientale rappresenta anche un problema etico e l’inversione di una tendenza molto pericolosa per il nostro pianeta richiede l’assunzione di chiare responsabilità morali e di precise scelte politiche ed economiche da parte di chi ha responsabilità di governo. Quando si parla di speranza e di futuro Papa Francesco rappresenta in questo momento uno dei simboli mondiali più autorevoli e credibili. La sua capacità di parlare alle giovani generazioni, la sua straordinaria forza comunicativa, il suo incessante impegno a difesa dei più deboli ma anche degli immensi tesori che la natura ci ha regalato offrono un supporto davvero unico per imprimere una svolta decisiva a temi cruciali per il futuro del genere umano ed una potente spinta per costruire un nuovo modello di sviluppo che abbia quali fondamenti la sostenibilità ambientale e sociale. Come ministro dell’Ambiente non posso che dirmi orgoglioso di aver offerto un contributo ad un evento che si annuncia così atteso e che può rappresentare un importante momento di riflessione per la comune consapevolezza delle sfide che attendono l’umanità».
La giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro (Jmj Rio2013) è quindi la dimostrazione del cambio di stile e sostanza impresso da Papa Francesco al Vaticano, non solo per il suo fare dimesso da parroco latinoamericano, ma anche per quello che dice. Nel suo discorso alla cerimonia di benvenuto, davanti alla presidente ex guerrigliera Dilma Rousseff, oggi contestata da sinistra, ed ad un bel mazzo di alti papaveri, ha ricordato che «È comune da voi sentire i genitori che dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa espressione della saggezza brasiliana che applica ai giovani l’immagine della pupilla degli occhi, la finestra attraverso la quale la luce entra in noi regalandoci il miracolo della visione! Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti? Il mio augurio è che, in questa settimana, ognuno di noi si lasci interpellare da questa domanda provocatoria. E attenzione! La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo. E’ la finestra, e quindi ci impone grandi sfide. La nostra generazione si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane quando saprà offrirgli spazio. Questo significa: tutelarne le condizioni materiali e spirituali per il pieno sviluppo; dargli solide fondamenta su cui possa costruire la vita; garantirgli la sicurezza e l’educazione affinché diventi ciò che può essere; trasmettergli valori duraturi per cui vale la pena vivere; assicurargli un orizzonte trascendente per la sua sete di felicità autentica e la sua creatività nel bene; consegnargli l’eredità di un mondo che corrisponda alla misura della vita umana; svegliare in lui le migliori potenzialità per essere protagonista del proprio domani e corresponsabile del destino di tutti. Con questi atteggiamenti anticipiamo oggi il futuro che entra dalla finestra dei giovani».
E non è certamente un caso, ma segno dei tempi, che la jmj Rio2013 sia stata aperta dal convegno “I giovani della Gmg custodi del creato”, organizzato dalla fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, in collaborazione con i ministeri dell’ambiente di Italia e Brasile, ed al quale hanno partecipato il vescovo di Rio e presidente del Comitato locale della Jmj, Orani Tempesta ed i ministri dell’ambiente dell’Italia, Andrea Orlando, e del Brasile, Isabella Teixera. Il convegno è stato l’occasione per presentare il manifesto : “I giovani della Gmg custodi del creato: il futuro a misura d’uomo che vogliamo”, redatto dal Pontificio Consiglio per i Laici e dal nostro ministero dell’ambiente. I lavori sono stati aperti dal cardinale Stanislaw Rylko presidente del Pontificio Consiglio per i Laici che ha ricordato che «la Bibbia ci insegna quali sono i poli fondamentali del problema ecologico. E ci ricorda che se il peso del peccato ha deturpato anche il rapporto dell’umanità con il creato, la Redenzione di Cristo ha ricomposto la frattura» ed ha sottolineato che «L’iniziativa di scrivere e pubblicare un simile testo sia stata molto opportuna perché viene in qualche misura a riempire una casella della Jmg che se non era del tutto vuota, attendeva comunque di essere completata».
Secondo Rylko, per la salvaguardare il creato, «La prima cosa da fare è riscoprire la verità della natura in quanto creazione che rimanda ad un Creatore e che il Creatore stesso ha affidato all’uomo in qualità di custode». Il cardinale ha riportato il problema ecologico alla sua dimensione di «Problema etico» ed ha detto che «I giovani ci spingono a osare di più, ad aprire nuove strade per la custodia del creato e lo fanno senza cedere a catastrofismi, anzi con uno sguardo aperto al futuro». La chiesa cattolica sembra avere una rinnovata speranza nelle nuove generazioni che, nei comportamenti individuali, sembrano così lontane dalla sua dottrina morale: «La crisi del nostro sistema ecologico non è irreversibile soprattutto se rispetteremo i principi morali fondamentali anche in questo campo – ha detto Rylko – Il non abbiate paura di Giovanni Paolo II risuona anche qui».
I contenuti del manifesto sono stati illustrati dall’ex ministro dell’ambiente del governo Monti, Corrado Clini, ritornato a fare il direttore generale del ministero dell’Ambiente, che aveva già ricordato che «Come ministro dell’Ambiente mi sono adoperato intensamente perché la Conferenza RIO+20 si concludesse con un accordo per il futuro, e successivamente ho promosso insieme al Pontificio Collegio per i Laici la preparazione del Manifesto nella convinzione che dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro possa venire la spinta morale per dare concretezza agli impegni di Rio +20. Speranza che ha il suo “punto di forza” in Papa Francesco, che con il suo nome richiama il Santo che ci ha insegnato a chiamare fratelli e sorelle l’acqua e il sole, e a rispettare tutte le creature di Dio e l’ambiente in cui esse vivono e nel quale noi stessi viviamo con loro». Clini a Rio ha detto che «La grande sfida che ci attende è assicurare ai giovani un futuro con energia pulita. Un futuro con energia pulita significa cambiare l’ordine economico del nostro pianeta e investire in ricerca capace di trasformare la qualità della nostra vita»’.
L’ex ministro Corrado Clini, ritornato a fare il direttore generale del ministero dell’ambiente, ha ricordato che Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ha addirittura rilanciato lo slogan di un congresso di Legambiente di una decina di anni fa: «I giovani sono invitati ad essere costruttori di un nuovo umanesimo di fratellanza, che sostituisca la globalizzazione della solitudine e dell’indifferenza con la globalizzazione dell’amore e della speranza». Un richiamo chiaro alla dirompente visita di Papa Francesco a Lampedusa che secondo lui «Indica un nuovo umanesimo familiare, come riscoperta dell’umanità come grande famiglia di popoli, che è la base di un futuro di pace, nella solidarietà tra fratelli, per un mondo più giusto per tutti».