Il sovranismo va in vacanza in agriturismo: in Lombardia prima cibi e vini “lombardi”
Anche dietro al sovranismo eno-gastronomico fa capolino non lo Stato dell’interesse collettivo, ma lo statalismo ipocrita di tutela degli interessi particolari
[21 Giugno 2019]
Tra le molte declinazioni del sovranismo contemporaneo, eccoci ora al sovranismo eno-gastronomico, che trova realizzazione nella nuova legge della Regione Lombardia sugli agriturismi. In sintesi, l’obiettivo è che negli agriturismi si arrivi a servire l’80% di prodotti lombardi e il 100% di vini lombardi e pesce lombardo. Nelle intenzioni dell’assessore regionale Fabio Rolfi «gli agriturismi lombardi saranno le vetrine di eccellenza del nostro territorio e del nostro agroalimentare».
Colpisce il consenso che sembra circondare la nuova normativa lombarda in ossequio apparente allo spirito dei tempi. Eppure cibo e vino sono cose troppo serie per essere lasciate ai capricci della retorica sovranista. Vi sono infatti molti aspetti che non convincono e che meritano una seppur breve riflessione. Primo: vetrina di che cosa? Le identità gastronomiche sono locali, non regionali, specie in una grande e variegata regione come la Lombardia. Mi spiego meglio. Se sono in un agriturismo della Valtellina, un piatto o un vino della Bassa Mantovana sono probabilmente altrettanto “fuori luogo” di un cacciucco alla livornese. Però ora saranno espressione legittima della nazione gastronomica.
Secondo: in una regione con una grande industria agro-alimentare, cosa significa “cibo lombardo”? una mozzarella o un würstel prodotti in Lombardia come saranno catalogati?
Terzo: perché un’imposizione per legge invece di un marchio di qualità e di denominazione d’origine, ben tutelato e professionalmente promosso? Il dubbio è legittimo specie in un’epoca in cui il consumatore ha ampie possibilità di informarsi sui vari Tripadvisor e reti sociali e può tutelarsi da solo, con la sua libera scelta di mercato. E allora, se il turista sprovveduto si fa servire fritto misto surgelato e frizzantini di dubbia provenienza, è veramente necessariomandare le guardie regionali a salvarlo?
Intanto, mentre a tavolasventola la bandiera della nazione lombarda, la stessa legge apre alla industrializzazione dell’agriturismo, alzando il numero massimo di posti letto da 60 a 100! Altro che attività non prevalenti di imprenditori agricoli; piuttosto veri e propri complessi alberghieri in contesto rurale. Anche dietro al sovranismo eno-gastronomico fa capolino non lo Stato dell’interesse collettivo, ma lo statalismo ipocrita di tutela degli interessi particolari.