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In crisi anche i giochi: pessimismo cosmico, povertà assoluta o svolta?

 |  Approfondimenti

Apprendiamo dall’ansa che il mercato dei giochi segna per la prima volta una battuta d'arresto da quando è stato liberalizzato nel 2004. Il 2013 - secondo le stime Agimeg - registra un saldo negativo sia in termini di raccolta, che si attesta a 85,4 miliardi di euro, oltre 2,1 mld (quasi il 2,5%) in meno rispetto al 2012. La spesa effettiva invece cala di circa 700 mln (il 4%) e scende a 16,7 mld. All'Erario mancheranno entrate per 150 mln di euro. In calo tutti i giochi, ad eccezione del Lotto che fa registrare un segno più.

Nel 2013 - si legge sul sito di Agimec - le giocate delle slot si fermano a 25,1 miliardi di euro, oltre l’8% in meno rispetto a un anno fa. Un crollo che non viene compensato dalle videolottery – le macchine di ultima generazione – che riportano una crescita marginale sul 2012 raggiungendo i 21,6 miliardi di euro. Calano del 1,2% le lotterie tradizionali e istantanee (circa 9,6 miliardi di raccolta) e le scommesse sportive che perdono il 5,5% (3,8 miliardi). Più consistenti le perdite per il bingo (-15,5%, pari a 1,5 miliardi) e per le scommesse ippiche (-16,5%, 850 milioni). I giochi numerici a totalizzatore (Superenalotto e simili) lasciano sul campo il 22% delle giocate (per una raccolta di 1,4 miliardi)

Siccome ci hanno insegnato che uno degli indicatori di una società in crisi è proprio quanto giochi alla lotteria o comunque ai giochi d’azzardo, questa contrazione potrebbe voler dire diverse cose. Intanto se più aumentano i giocatori, più si è in crisi, quando calano le giocate vuol dire che si è usciti dalla crisi? Niente affatto, tant’è che l’Italia è ancora nel tunnel e per qualcuno la luce che si vede è quella alle spalle, non quella in fondo al tunnel. Vuol dire allora che siamo talmente poveri che non possiamo più permetterci di giocare nemmeno a un “lotto” qualsiasi? E’ una spiegazione che avrebbe senso, ma non abbiamo numeri che la confortano. Almeno per ora. C’è poi una terza spiegazione che però è la meno probabile, anche se la più sostenibile: che ci si sia resi conto che la vita certamente è anche fatta di colpi di fortuna, ma inseguirla attraverso il gioco d’azzardo sistematico, è piuttosto una malattia anziché una soluzione.

Giocare per il gusto e per l’adrenalina del gioco è un conto. Giocare sperando che sia quella la soluzione a tutti i mali è un problema. Che se ha un numero di persone ridotte, può essere una patologia rimediabile con buoni psicologi, Se ce l’ha un paese, sono guai seri.

Alessandro Farulli

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