Le mani dell’Arabia saudita sul golf professionistico internazionale
La monarchia assoluta saudita vuole far dimenticare le violazioni dei diritti umani utilizzando lo sport
[9 Giugno 2023]
Secondo Human Rights Watch con l’accordo con tra il Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita e la Professional Golf Association (PGA) e la fusione della sua LIV Golf e della PGA, la monarchia assoluta saudita si rifarà una verginità sulle violazioni dei diritti umani grazie all’ influenza e al controllo senza precedenti che l’Arabia saudita avrà sui maassimi livelli del golf professionistico.
Infatti, il 6 giugno il PGA Tour ha annunciato un accordo che unisce le attività e i diritti commerciali relativi al golf del PIF, incluso LIV Golf, con il PGA Tour e il DP World Tour in «Una nuova entità a scopo di lucro collectively owned». In base all’accordo, «PIF sarà inizialmente l’investitore esclusivo nella nuova entità» e il fondo saudita avrà anche «Il diritto esclusivo di investire ulteriormente nella nuova entità».
E pensare che fino a poco fa PGA accusava in tribunale LIV Golf di cercare di mettere sotto il tappeto la polvere della storia recente delle atrocità saudite. Poi, per dare il via alla fusione. la Professional Golf Association e i sauditi si sono accordati per «Porre fine a tutte le controversie pendenti tra le parti partecipanti».
Joey Shea, un ricercatore saudita di Human Rights Watch, evidenzia che «A quanto pare, il fondo statale dell’Arabia Saudita controllerà in gran parte il golf professionistico, mentre allo stesso tempo ripulirà il triste record sui diritti umani del Paese. L’annuncio a sorpresa rivela l’ipocrisia del PGA Tour: i diritti umani sono chiaramente passati in secondo piano rispetto ai vantaggi finanziari della fusione».
Il senatore democratico statunitense Chris Murphy ha commentato su Tweeter: «E’ davvero strano, solo pochi mesi fa i funzionari della PGA erano nel mio ufficio per parlare di come i dati sui diritti umani dei sauditi dovrebbe escluderli dall’avere una partecipazione in un importante sport americano… Si può immaginare che forse le loro preoccupazioni non fossero davvero per i diritti umani?»
Human Rights Watch fa notare che il nuovo business messo in piedi dal fondo saudita e dalla PGA deve rispettare i diritti umani in tutte le sue attività: «L’United Nations Guiding Principles on Business and Human Rights stabiliscono queste responsabilità, compresa l’aspettativa che le imprese adottino politiche specifiche ed esercitino la due diligence per identificare eventuali rischi di contribuire a danni ai diritti umani. Tale danno può includere il conferimento di vantaggi reputazionali che aiutano a coprire le violazioni dei diritti umani. Questo standard è stato chiaramente violato dalla fusione».
Invece, il PGA Tour Commissioner Jay Monahan, ha dato un colpo di spugna a tutte le accuse e le polemiche precedenti: «Mi congratulo con il governatore del PIF Yasir al-Rumayyan per la sua visione e l’approccio collaborativo e lungimirante». E, secondo l’accordo, il lungimirante al-Rumayyan sarà il presidente del consiglio di amministrazione delle leghe del golf unite.
Il PIF è un fondo sovrano controllato dal governo saudita che gestisce circa 620 miliardi di dollari di asset e Human Rights Watch denuncia che «E’ stato direttamente implicato in violazioni dei diritti umani attraverso le sue acquisizioni e il suo personale e ha aiutato il principe ereditario Mohammed bin Salman a riabilitare la sua immagine internazionale e a mascherare i gravi abusi in corso commessi sotto la sua guida dalle autorità saudite. Almeno tre membri dell’attuale consiglio sono stati coinvolti nella violenta “repressione della corruzione” in Arabia Saudita nel 2017».
Nel marzo 2022, Human Rights Watch ha scritto ad al-Rumayyan chiedendogli di rispondere alle accuse di gravi violazioni dei diritti legate alle attività del Public Investment Fund. Il nuovo padrone del golf mondiale non ha risposto.
La cosiddetta “repressione della corruzione” scatenata nel novembre 2017 che ha portato all’arresto di decine di importanti uomini d’affari, membri della famiglia reale saudita e uon mini di governo in carica ed ex. Human Rights Watch ha ripetutamente denunciato che il tutto è avvenuto «Al di fuori di qualsiasi processo legale riconoscibile, le autorità li hanno spinti a consegnare i beni in cambio del loro rilascio. Alcuni di loro rimangono in detenzione senza accusa».
Da quanto è emerso dai documenti interni del governo saudita presentati a un tribunale canadese nell’ambito di un’azione legale in corso presentata da un gruppo di società saudite contro un ex funzionario dell’intelligence, mentre era in atto la repressione di oppositori o di chi era semplicemente considerato un possibile concorrente alla successione al trono saudita o aveva troppo potere economico/politico, uno dei consiglieri di Mohammed bin Salman ha ordinato ad al-Rumayyan, allora “supervisore” del fondo, di trasferire 20 società nel PIF. Una di queste compagnie era Sky Prime Aviation, che possedeva i due aerei successivamente utilizzati dagli agenti sauditi per andare a Istanbul consolato saudita ad assassinare il giornalista Jamal Khashoggi. Gli stessi aerei sono stati utilizzati dal commando di killer per tornare in Arabia Saudita. Nel febbraio 2021, l’ United States Office of the Director of National Intelligence ha pubblicato un rapporto nel quale risulta che l’omicidio di Khashoggi era stato approvato dal’eerede al trono saudita bin Salman.
Nel giugno 2019, un rapporto dell’allora relatore speciale Onu sulle esecuzioni extragiudiziali ha rivelato che «Sulla base dei registri di volo dell’ European Organization for the Safety of Air Navigation, gli aerei erano effettivamente di proprietà di Sky Prime Aviation».
In base al nuovo accordo sul golf professionista, al-Rummayan non sarà solo presidente del consiglio, ma farà parte del suo comitato esecutivo e si unirà al comitato politico del PGA Tour. E Human Rights Watch evidenzia che «Il fondo saudita sarà l’investitore esclusivo nella nuova entità, con diritti esclusivi per investire nella nuova entità e un diritto di prelazione per investire nel PGA Tour, DP World Tour e LIV Golf».
Il governo dittatoriale saudita utilizza da tempo lo sport e lo spettacolo come mezzo per ripulire la sua immagine sporca di sangue: ha speso miliardi di dollari per ospitare importanti eventi di intrattenimento, culturali e sportivi come strategia deliberata per nascondere la sua immagine di violatore seriale dei diritti umani. E Human Rights Watch spiega ancora che «L’investimento in grandi eventi di intrattenimento, culturali e sportivi è legato alla Vision 2030 di Mohammed bin Salman, un piano per rinnovare l’economia del Paese e attrarre investitori e turisti stranieri. Tra i programmi che ha sviluppato per realizzare la sua visione ce n’è uno incentrato sulla creazione di maggiori opzioni per il tempo libero e ricreative per “migliorare l’immagine del Regno a livello internazionale”».
Shea conclude: «La domanda per i giocatori e gli sponsor di questo nuovo campionato è se vogliono essere associati agli abusi del suo azionista più influente o se il premio in denaro e il profilo saranno sufficienti, guarderanno dall’altra parte»..