Legge di stabilità, Legambiente e Radicali propongono #menoinquinomenopago: quanti risparmi!
[24 Novembre 2014]
Legambiente e i Radicali Italiani hanno scritto insieme una proposta di legge per cancellare le rendite contro l’ambiente e sussidi alle fonti fossili, per liberare risorse per investimenti in innovazione ambientale e per la riduzione delle tasse sul lavoro e che secondo loro «Consentirebbe di generare 7 miliardi di euro all’anno di risorse fiscali intervenendo sul settore energetico e in campo ambientale».
La proposta di modifica alla Legge di stabilità fa parte della campagna #menoinquinomenopago che ha l’obiettivo di informare i cittadini e coinvolgerli nella lotta per l’eliminazione di privilegi che vanno in direzione opposta a principi di tutela e sostenibilità ambientale introdotti dall’Unione Europea.
Ambientalisti e Radicali Italiani, avanzano cosi una vera e propria proposta di “correzione ecologica alla legge di stabilità”, che si aggiunge alla petizione per la modifica alla Delega Fiscale già presentata da Oreste Pastorelli (Partito socialista italiano) alla Camera e in via di presentazione al Senato, con precisi emendamenti per cambiare la fiscalità ambientale, e l’hanno inviata al governo e a tutti i gruppi parlamentari, perché uscire dalla crisi con misure di questo tipo è una scelta politica trasversale, nell’interesse generale.
«Sono due i settori principali di intervento del provvedimento – spiegano Legambiente e Radicali – Il primo riguarda i canoni di concessione per l’attività di escavazione, il conferimento a discarica dei rifiuti edilizi, le concessioni per le acque minerali, le concessioni balneari, il consumo di suolo e la rigenerazione urbana. Rivedendo al rialzo canoni di concessione oggi estremamente bassi e la tassazione per la trasformazione dei suoli agricoli e naturali a usi urbani».
La sola revisione della tassazione per parte ambientale permetterebbe di generare già dal 2015 risorse pari a oltre 1 miliardo di euro l’anno «In particolare – si legge in una nota congiunta – la revisione della tassazione sulle componenti ambientali permetterebbe di far passare i canoni per le concessioni da cava da 34 milioni di euro all’anno a 230 milioni, quelli per le concessioni di acqua minerale da 12 milioni di euro all’anno a 240 milioni, quelli per il conferimento a discarica da 40 milioni di a 500 milioni, quelli per le concessioni balneari da 100 milioni di euro all’anno ad almeno 300 milioni».
E’ difficile obiettare sugli interventi proposti «Se si considera, per esempio, che per l’acqua in bottiglia oggi si pagano canoni in media pari a 0,1 centesimi per litro e con la legge si passerebbe a 2 centesimi (il prezzo medio di vendita è 26 centesimi). Per le cave si pagherebbe il 20% del prezzo di vendita finale (siamo al 3,5% e in alcune Regioni è gratis). Negli stabilimenti balneari si avrebbe un valore per le concessioni minimo di 3mila euro all’anno, quando sono noti i guadagni nel settore. Inoltre si prevede l’introduzione, attraverso una delega, di principi e regole di tutela finalmente uniformi in tutto il territorio nazionale che riguardino le aree da escludere dalle attività di escavazione e dalle sorgenti per ragioni di tutela ambientale; l’occupazione massima dei litorali con concessioni balneari per rispettare il diritto alla fruizione libera del demanio balneare; gli obiettivi massimi di trasformazione dei suoli a usi urbani per spingere il riuso e la riqualificazione di aree dismesse o degradate».
L’altra proposta punta a ripensare la fiscalità complessa, incoerente e costosa del settore energetico che ha introdotto nel tempo incentivi, sconti, esoneri da accise e altre imposte ambientali senza una verifica dei risultati e dei costi. «Nella fiscalità energetica sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014 , quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, e nelle bollette oltre due miliardi di sussidi alle fonte fossili spiegano il Cigno Verde e il Partito della rosa nel pugno – In particolare, il disegno di legge propone l’abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici; la loro rimodulazione, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni climalteranti; l’eliminazione dalle bollette dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori; la riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili».
Inoltre, si introduce una delega per la revisione dell’Imposta sul Valore Aggiunto, a parità di gettito per lo Stato, «Con l’obiettivo di orientare il mercato verso modi di produzione e consumo sostenibili. In questo modo si introducono incentivi capaci di orientare sia le imprese che di favorire una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori rispetto all’impatto ambientale dei beni e dei prodotti».
Legambiente e Radicali Italiani evidenziano che «Alcune di queste proposte sono di immediata applicazione e tutte sono coerenti con la Delega Fiscale già approvata dal Parlamento. Qui mostriamo come sia possibile, indispensabile e urgente in particolare in un periodo di recessione, intervenire sulla fiscalità per cancellare privilegi e rendite, liberando risorse per investimenti. Si mettono in moto risorse per ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro e per investimenti in innovazione in settori produttivi centrali per l’economia italiana e per la riqualificazione ambientale. Le risorse generate e risparmiate, infatti, in coerenza con la delega fiscale, andrebbero a realizzare tre obiettivi: la riduzione delle imposte sul reddito di persone e imprese, la spinta agli investimenti in efficienza energetica nei settori interessati alla eliminazione delle esenzioni dalle imposte ambientali, il recupero ambientale negli ambiti coinvolti dalle attività interessate dall’aumento dei canoni e la rigenerazione urbana con bonifica di suoli inquinati, riutilizzo di aree dismesse, messa in sicurezza del territorio».