Il turismo urbano ormai è un potente mezzo di legittimazione globale
Milano, l’eredità dell’Expo e i nuovi cittadini pro tempore
La città, capitale spesso "immorale" di un Paese in affanno, ha oggi una sua storia da raccontare?
[15 Maggio 2015]
L’Expo milanese rappresenta un’occasione unica per ripensare il turismo urbano a Milano (e altrove). Vedremo alla fine se le previsioni sul numero di visitatori verranno rispettate, superate oppure deluse. Ma la posta in gioco non è solo lì.
Il turismo urbano è all’ordine del giorno sia di chi governa le città sia di chi le studia. L’attrattività dei grandi centri urbani in Europa, da Barcellona a Berlino, appare sempre meno legata al pellegrinaggio verso i luoghi della storia e dell’arte, ma al desidero di gruppi sociali ampi – e specialmente di quelli più giovani e istruiti – di partecipare all’esperienza di vita metropolitana e in particolare ad alcune esperienze “uniche”: la movida catalana, il cosmopolitismo londinese, la re-invenzione dell’identità berlinese etc. Più che di turisti, dobbiamo parlare di cittadini pro tempore, di ospiti sempre meno isolati in luoghi e percorsi di visita esclusivi ed escludenti e sempre più desiderosi di condividere la quotidianità eccezionale delle città.
Il risultato è che la qualità dell’offerta turistica di una città non è solo fatta di musei ed alberghi, ma coincide con la qualità vissuta dei cittadini: qualità ambientale, dei servizi, dell’accessibilità, della cultura, del clima sociale… Il turista non resta nei percorsi dedicati, ma si perde nella città, si intrufola in spazi e prova esperienze “ordinarie”, gestite da attori che non sono quelli tradizionalmente (e professionalmente) dedicati alla cura del turista. Insomma anche a Milano il problema non è (solo) quello di cosa troveranno i visitatori del quartiere Expo, ma (anche e forse soprattutto) quello che troveranno prima e dopo, quando appunto si avventureranno per le strade cittadine.
C’è innanzi tutto la sfida dell’accoglienza, tra i due estremi: da un lato, quello della speculazione, che accoglie il turista con prezzi artificiosi e servizi al risparmio e, dall’altro, quello del rifiuto, quando i cittadini si sentono invasi da culture troppo distanti e troppo irrispettose. L’accoglienza ha certo a che fare con la cultura di un territorio. Oggi però il superamento dei potenziali conflitti tra turista e abitante parte dalla comprensione della convergenza dei loro interessi e passa in misura significativa attraverso l’innovazione: quella della smart city, che può essere smart per tutti, e quella delle nuove imprese del turismo, che, spesso attraverso un cellulare, posso cambiare modi e comportamenti nella fruizione della città da parte dei propri ospiti. Sarà Milano capace di offrire ai turisti dell’Expo la misura di un’accoglienza realmente “smart”?
In realtà, il turismo urbano è oggi un potente mezzo di legittimazione globale di una visione per la città. Può narrare storie di rinascita, di modernità, di stile, di cultura, di tolleranza, di qualità della vita, di attenzione all’ambiente. Tanto più forte ed efficace sarà la narrazione quanto più essa potrà essere percepita come autentica e “unica”. Ma Milano – capitale spesso “immorale” di un Paese in affanno – ha oggi una sua storia da raccontare?