Nave di Greenpeace sequestrata da militari russi: da 12 ore nessun contatto
Attacco a mano armata agli ambientalisti
[20 Settembre 2013]
I russi hanno fatto quello che avevano minacciato e ieri hanno assalito e sequestrato l’Arctic Sunrise, la nave ammiraglia della flotta di Greenpeace, nel mare di Pechora, vicino alla piattaforma Prirazlomnayai.
Da più di 12 ore Greenpeace non ha più contatti con la nave, che al momento sembra essere diretta a ovest verso le acque territoriali russe.
Da quanto risulta a Greenpeace, l’Arctic Sunrise «si dirige verso Murmansk, con la scorta della Guardia Costiera Russa. La nave sarebbe stata assaltata, con l’ausilio di un elicottero, da una quindicina di militari russi che armi in pugno hanno costretto l’equipaggio a dirigersi sul ponte elicotteri. Tre membri dell’equipaggio si sono asserragliati nella sala radio la cui porta è stata comunque sfondata dopo circa un’ora dall’arrembaggio».
Le ultime notizie dalla nave sono che «i due attivisti arrestati l’altro ieri sono stati portati a bordo: uno ha un braccio rotto. L’equipaggio sarebbe stato riunito da militari armati nella sala mensa ma, a parte l’attivista ferito il giorno prima, non si segnalano situazioni critiche. Gli attivisti sono trattenuti a bordo senza alcuna accusa formale».
Greenpeace Italia sottolinea di aver attivato il nostro ministero degli esteri «in particolare per la presenza a bordo di un attivista italiano. Le autorità italiane hanno confermato di aver già contattato quelle russe per garantire la sua incolumità».
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, attacca la decisione delle autorità russe di dare l’assalto ad una nave che stava protestando pacificamente: «Evidentemente, in nome del petrolio si possono commettere le peggiori atrocità. Chiediamo un segnale forte del Governo e della politica italiana a difesa dell’Artico, delle libertà e dei diritti civili».
Greenpeace international ha promosso una petizione online rivolta alle ambasciate russe nella quale chiede «il rilascio urgente di tutti gli attivisti, il ritiro immediato della Guardia Costiera dalla nostra nave, e la fine delle trivellazioni petrolifere offshore nell’Artico».