Rinnovabili. Nichi Vendola, la pizzica e le orecchiette
[2 Aprile 2014]
Ho letto, con stupore dapprima compiaciuto poi perplesso, l’intervento di Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto Club, Tu quoque Vendola! Addio narrazione ecologica: ‘Basta con eolico e fotovoltaico‘.
Che in Puglia si metta fine alla proliferazione di impianti eolici e fotovoltaici è diventato oramai inevitabile perché tali impianti, pur se rappresentano il segno della ricerca di un nuovo modello di sviluppo, hanno devastato paesaggi splendidi. Ho accolto dunque con soddisfazione la notizia del “basta con eolico e fotovoltaico” e sono andato a leggere di Nichi Vendola sia l’intervista del 30 marzo sulla Gazzetta del Mezzogiorno sia l’intervento a margine del convegno di Confindustria che si è svolto a Bari in quello stesso giorno.
Sull’intervista si possono dire tante cose: si può, come ha fatto Ferrante, parlare di spettacolare giravolta di Vendola e di cambiamento della sua “narrazione ecologica”, adoperando con inutile ironia un termine che per la sua forza suggestiva è oramai entrato nel lessico non solo politico; lo si può anche accusare di ipocrisia, come altri ha fatto con un linguaggio, però, fortemente deprecabile per scurrilità; si può ritenere invece – questa è la mia opinione – che si tratti di un atto particolarmente coraggioso che costituirà, anche per la chiarezza delle motivazioni, una svolta fondamentale nella riflessione sulle energie rinnovabili. Ciascuno comunque può farsi un’idea di tale intervista leggendola sul sito del quotidiano e possibilmente interpretandola senza paraocchi ideologici (ma mi rendo anche personalmente conto che in questo campo una valutazione oggettiva non è facile).
E’ però inaccettabile sul piano dell’onestà intellettuale e su quello di un’elementare educazione civile lanciare accuse all’ “avversario”, che è comunque una persona, stralciando una sua frase dal contesto. Pessimo costume al quale non si è sottratto Ferrante quando, sprezzante e allusivo, attribuisce a Nichi Vendola, che “si ostina a tenere nel simbolo del suo partito una E che starebbe per ecologia”, una “narrazione nuova” che sarebbe sostenuta da un “robusto apparato industriale” e in cui viene messa da parte “quell’idea si sviluppo condito dalla retorica della grande bellezza e del turismo della pizzica e delle orecchiette”.
Ma cosa ha veramente detto Vendola a margine del convegno di Confindustria? Riporto integralmente il suo intervento dal sito di SEL.
«Abbiamo bisogno subito di un piano straordinario per il lavoro. Credo che il lavoro sia il grande tema al centro di questa riflessione e noi abbiamo il diritto di vedere le carte di un piano straordinario per il lavoro che si può costruire solo se si mette a tema il riassetto idrogeologico del paese, il lavoro di cura del territorio, territorio significa coste, fiumi, montagne. Questo significa combattere contro una idea inerziale per cui noi investiamo sulle emergenze e non sulla prevenzione».
«Possono partire subito centinaia di migliaia di cantieri che darebbero respiro ad un mondo che sta in apnea, quale è il mondo della domanda di lavoro, se solo si liberassero dai vincoli del patto di stabilità tutte le spese per gli investimenti. Noi su questo abbiamo bisogno di risposte precise dal governo. I dati sulla ripresa economica sono dati di carta non riguardano la vita reale. Nella vita reale, in milioni di famiglie italiane, continuano a consumarsi ogni giorno le tragedie della precarietà, della disoccupazione, della paura del futuro».
«Non sono un leghista del Sud e ne sono orgoglioso. Appartengo ad un Sud con ambizioni nazionali, sono per un Sud che vuole accettare le sfide della modernità, con la consapevolezza che non abbiamo nessuna possibilità di vincere le grandi sfide con l’economia del bricolage. Con un po’ di turismo e di artigianato, di pizzica e di orecchiette, non si aprono le porte del futuro e non si vincono le sfide».
«Occorre riprendere le progettazioni per rompere l’isolamento della Puglia, come ad esempio il progetto del treno veloce Bari-Napoli e il progetto del raddoppio del binario tra Termoli e Lesina. Una nazione è prima di tutto la sua ferrovia. E per noi queste sono battaglie fondamentali».
Eccola dunque la “narrazione nuova”! Porre al centro dell’azione politica nazionale un piano straordinario del lavoro che riguardi sia il riassetto idrogeologico del paese sia la cura del territorio, dove territorio sta a significare coste, fiumi, montagne; spezzare l’isolamento della Puglia puntando in particolare sulle comunicazioni per ferrovia. E’ qui che si vince la sfida del futuro – ha detto Vendola – non con la pizzica e le orecchiette: cose per altro molto importanti anche sul piano culturale, e non solamente turistico, come in questi anni hanno dimostrato le iniziative adottate proprio dalla Regione Puglia.
Se questa narrazione fosse veramente sostenuta dal “robusto apparato industriale” allora sì che si aprirebbero nuove prospettive per il nostro paese.