Riforma agenzie ambientali, Barca (Arpat) spiega a greenreport passi avanti e criticità
[5 Maggio 2014]
Il 17 aprile l’Assemblea della Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità il testo del disegno di legge che propone di istituire un Sistema nazionale dell’Agenzia ambientale, di cui fanno parte l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, l’Ispra e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano. Ne parliamo con Giovanni Barca, Direttore generale dell’Arpat Toscana.
Con questo disegno di legge, approvato all’unanimità dalla Commissione Ambiente e poi anche dall’Assemblea della Camera dei Deputati, in pratica si ripristina, aggiornandolo, il Sistema nazionale e regionale dei controlli ambientali che con la legge 61 del 1994 aveva dato vita all’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e demandato alle regioni e alle province autonome l’istituzione delle Agenzie territoriale per la protezione ambientale. Quali sono le novità più salienti rispetto all’impianto originario?
«Nella legge 61/1994 fu dato mandato alle regioni ed alle province autonome di Trento Bolzano di istituire con proprie leggi le agenzie regionali (e provinciali per l’ambiente) che avrebbero dovuto collaborare con l’Agenzia nazionale. Ricordiamo che l’ultima Agenzia istituita (quella della Sardegna) lo è stata con una legge del 2006, undici anni dopo quella della Toscana, che è stata la prima Agenzia in Italia a prendere corpo. Nel provvedimento in discussione in Parlamento si parla della istituzione di un vero e proprio Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente. Pur salvaguardando le necessarie peculiarità regionali, si intende dare omogeneità al sistema ed al contempo rafforzarlo. Fra gli elementi più significativi vanno senz’altro ricordati l’istituzione dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA), che riprende l’esperienza sanitaria ormai abbastanza consolidata dei LEA (Livelli essenziali di assistenza), e del Catalogo nazionale dei servizi, attraverso il quale si prevede di definire costi standard per le diverse tipologie di prestazioni effettuate dalle agenzie. Un altro punto rilevante è costituito dalla funzione di indirizzo e coordinamento tecnico svolto da parte di Ispra, ad esempio, nella definizione – in collaborazione con le agenzie – di linee guida per l’esecuzione delle diverse tipologie di attività. Ancora, è sicuramente molto significativo il fatto che si stabilisca che i dati e le informazioni ambientali prodotti dal sistema delle agenzie ambientali costituiscono il “riferimento tecnico da utilizzare ai fini delle attività della pubblica amministrazione.”, una sorta quindi di Istat per l’ambiente, un riferimento “ufficiale” valido per tutti.
Il definitiva, il testo di riforma delle agenzie ambientali approvato dalla Camera dei deputati costituisce un ottimo passo in avanti rispetto alle norme attuali, una volta che effettivamente diventerà legge, ogni regione dovrà poi dare gambe alle norme nazionali».
Dai numeri emersi dalla dodicesima conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, che si è svolta recentemente, sembra che il Sistema su scala regionale non abbia ancora raggiunto un carattere omogeneo, in particolare con una debolezza al Sud dove forse vi sono anche situazioni più complesse sulle emergenze di carattere ambientale. La riforma proposta potrà portare un miglioramento da questo punto di vista?
«Sì, effettivamente quella che emerge è una realtà a macchie di leopardo. Alcuni dei numeri presentati lo indicano chiaramente, ad esempio il fatto che il numero di operatori rapportati agli abitanti è quasi doppio nel nord rispetto al sud del paese, dove sono coperte poco più del 70% delle posizioni in organico, rispetto a quasi il 90% del nord. L’ambiente è una materia di competenza statale, la scelta del legislatore (che sembra sarà confermata nell’attuale processo di revisione del Titolo V della Costituzione) riconosce all’ambiente un carattere essenziale e prevede un livello uniforme di sua salvaguardia. L’istituzione del Sistema nazionale a rete delle agenzie ambientali dovrebbe aiutare a garantire controlli ambientali altrettanto efficaci in ogni parte d’Italia. Si determinano prestazioni uniformi per tutto il territorio nazionale, per cui verranno definiti dei livelli di tutela ambientale uguali dalle Alpi alla Sicilia».
Nel disegno di legge si introducono i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, LEPTA, ovvero lo standard qualitativo e quantitativo di attività in materia ambientale che deve essere garantito in modo omogeneo a livello nazionale che il Sistema nazionale sarà tenuto a garantire. Un modello che viene definito innovativo ma che in qualche modo a livello regionale è già stato introdotto con la carta di qualità dei servizi e il piano annuale della attività di Arpat, quindi la Regione Toscana ha fatto da apripista?
«Sì, in qualche modo la legge regionale toscana 30/2009 ha fatto “scuola”, e questo testo di riforma ne tiene sicuramente conto. La questione del finanziamento è naturalmente fondamentale. Rendendo certe le risorse disponibili per il funzionamento delle agenzie si dà loro certezza, si rafforzano e se ne garantisce una maggiore autonomia. L’introduzione dei LEPTA va certamente in questa direzione, e l’esperienza toscana della legge 30/2009 ha fatto da esempio. Va però anche osservato che nel corso dell’esame in Assemblea è stato modificato l’articolo 15, che disciplina il finanziamento del Sistema in conseguenza dei rilievi formulati dalla Commissione bilancio. In particolare, si prevede che l’Ispra e le agenzie provvedono allo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Un’indicazione che tiene conto degli sforzi che il Paese sta facendo per ridurre la spesa pubblica. Tuttavia, occorre anche una ridefinizione delle regole relative alla copertura del turn over, pur a costi costanti, senza la quale difficilmente il sistema potrà garantire un ricambio generazionale adeguato».
Nella presentazione del disegno di legge si dice che con questo atto “Il Parlamento ha dunque l’opportunità di mettere a disposizione del Paese una legge che dà maggiore credibilità ed autonomia alle istituzioni ambientali e che, per questa via, contribuisce concretamente a riattivare quel circuito di fiducia tra i cittadini e le istituzioni pubbliche, che è alla base della forza, dell’autorevolezza e della vitalità stessa della democrazia” . In quale modo secondo lei sarà possibile con questa nuova legge recuperare questi valori fiduciari con i cittadini?
«La fiducia dei cittadini si acquisisce sul campo, lavorando in maniera trasparente ed onesta tutti i giorni. Più l’azione delle agenzie ambientali sarà efficace, più le agenzie potranno controllare le varie fonti di pressione sull’ambiente, più potranno assicurare una corretta e completa informazione al pubblico dello stato dell’ambiente e dei dati relativi all’inquinamento, e maggiore sarà la fiducia dei cittadini. L’autorevolezza e la trasparenza delle agenzie ambientali, ma viene da dire, di qualsiasi ente pubblico, può contrastare la sfiducia generale nella pubblica amministrazione. Per quanto riguarda Arpat in questi anni abbiamo cercato sempre di rispondere alle istanze che vengono dai territori ed attuare una politica di massima trasparenza ed informazione al pubblico – mettendo a disposizione di tutti notizie, report e dati ambientali – e questo sta dando i suoi frutti, lo attesta, ad esempio, il raddoppio del numero di visite al nostro sito Web dal 2010 al 2013, passate da circa 600.000 a 1.200.000, e che ancora continuano a crescere».
Nella discussione che ha interessato in questi anni il sistema dei controlli ambientali si è spesso parlato dell’importanza della terzietà e dell’autonomia delle strutture adibite a svolgere questo ruolo, pur mantenendo il carattere di strutture tecniche di supporto alle amministrazioni di riferimento, in particolare Ministero e Regioni. Crede che questo aspetto sia adeguatamente rappresentato nel ddl in discussione?
«Un soggetto terzo non condizionato né dalla politica, né dagli interessi economici e neppure dai comitati dei cittadini, ma che fa riferimento solo alla migliore tecnica e correttezza scientifica, aiuta tutti. Sembra che il provvedimento, abbia queste caratteristiche, il sistema di finanziamento e le sottolineature esistenti nel testo licenziato dalla Camera ad esempio riguardo ai requisiti professionali e morali del direttore generale dell’Ispra e delle agenzie ambientali e talune incompatibilità previste vadano in questa direzione».