Tutte le forme di servitù classificate dal nuovo Global Slavery Index
Anatomia della schiavitù moderna: nel mondo colpisce ancora 30 milioni di persone
In testa India, Cina e Pakistan, ma è la Mauritania il Paese con più schiavi
[23 Ottobre 2013]
Più di 200 anni dopo che la schiavitù è stata dichiarata fuorilegge, 29,8 milioni di persone nel mondo sono ancora sottoposte a nuove e diverse forme di servitù. E’ quel che mostra il nuovo Global Slavery Index dell’Ong australiana Walk Free Foundation, che riguarda 162 Paesi. Sono Haiti, India, Nepal, Mauritania e Pakistan gli Stati con la più alta percentuale di moderni schiavi.
In numeri assoluti sono India, Cina, Pakistan, Nigeria, Etiopia, Russia, Thailandia, Repubblica democratica del Congo, Myanmar e Bangladesh. Tutti insieme questi paesi rappresentano oltre 22 dei 29,8 milioni di persone schiavizzate. Solo in India, considerata la più grande democrazia del mondo, ci sarebbero 14 milioni di persone ridotte in schiavitù ed anche il diffuso servaggio nella Repubblica popolare cinese, con 2,9 milioni di schiavi moderni, dimostra che in 64 anni di “comunismo” non sono riusciti a liberare l’uomo dal più bieco sfruttamento, segue il Pakistan con più di 2 milioni di schiavi.
Lo Stato con la più alta percentuale di schiavi si conferma la Mauritania, questo Paese musulmano dell’Africa occidentale, con il suo sistema profondamente radicato di schiavitù ereditaria, si pensa nasconda 150.000 schiavi su una popolazione di soli 3,8 milioni di abitanti. Haiti, il più povero Paese delle Americhe, dove è molto diffusa anche la schiavitù infantile, è al secondo posto insieme al Pakistan. La top ten di questa terribile classifica in termini assoluti è completata da India, Nepal, Moldova, Benin, Costa d’Avorio, Gambia e Gabon.
La Walk Free Foundation sottolinea che «Mentre l’Asia e l’Africa sono la patria della maggior parte dei moderni schiavi, nessun continente è libero dalla schiavitù moderna . A livello globale, l’Islanda, l’Irlanda e il Regno Unito sono i Paesi con i più bassi ranking dell’Index. Tuttavia, si stima che ci siano ben 4 mila persone schiavizzate nel Regno Unito si potrebbe fare di più per aiutarli ed impedire che altri soffrano il loro destino». Nella top ten dei virtuosi si trovano anche Nuova Zelanda, Svizzera, Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Finlandia e Danimarca. L’Italia è 132esima con un indice del 3.12 rispetto al 97.90 della Mauritania ed all’1,00 di Gran Bretagna, Irlanda e Gran Bretagna.
Nick Grono, amministratore delegato di Walk Free Foundation, avverte: «Sarebbe confortante pensare che la schiavitù è una reliquia della storia, ma rimane una cicatrice sull’umanità in ogni continente. Questo è il primo indice della schiavitù, ma può già definire gli sforzi nazionali e globali per sradicare la schiavitù moderna in tutto il mondo. Ora sappiamo che solo 10 Paesi sono la patria di più di tre quarti di coloro che sono intrappolati nella schiavitù moderna. Queste nazioni devono essere al centro degli sforzi globali».
Kevin Bales, il ricercatore che ha curato il Global Slavery Index dice che «La maggior parte dei governi non scava profondamente nella schiavitù per un sacco di cattive ragioni. Ci sono delle eccezioni, ma molti governi non vogliono saperne di persone che non possono votare, che sono nascoste e possono essere comunque illegali. Le leggi ci sono, ma mancano gli strumenti, le risorse e la volontà politica. E poiché gli schiavi nascosti non possono essere contati è facile far finta che non esistano. L’Indice mira a cambiare la situazione».
La schiavitù moderna assume molte forme, ed è conosciuta con molti nomi. «Che la si chiami traffico di esseri umani, pratiche di lavoro forzato, la schiavitù o pratiche simili alla schiavitù (una categoria che include il la schiavitù per debito, il matrimonio forzato o servile, la vendita o lo sfruttamento dei bambini anche nei conflitti armati) le vittime della schiavitù moderna hanno negata la loro libertà e sono utilizzate e controllate e sfruttata da un’altra persona a scopo di lucro, di sesso o per l’emozione della dominazione – si legge nel rapporto – Le moderne stime sulla prevalenza della schiavitù sono una misurazione combinata di tre fattori: la prevalenza stimata della moderna schiavitù da parte della popolazione, la misura del matrimonio precoce ed i dati dal traffico di esseri umani dentro e fuori da un Paese. Quando vengono combinati, producono l’immagine globale più dettagliata dei numeri di persone schiavizzate attualmente disponibili».
Secondo Gulnara Shahinian, inviata speciale dell’Onu per le forme contemporanee di schiavitù, «La schiavitù moderna è spesso presente in delle regioni di Paesi di difficile accesso o che sono considerate come “dominio privato”, come nel caso della servitù domestica. Nel mondo attuale, a schiavitù prende forme differenti: la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato, la servitù per debiti, l’asservimento. Queste persone sono sorvegliate e forzate a lavorare contro la loro volontà e la loro dignità ed i loro diritti sono ignorati».
L’Integrated Regional Information Networks (Irin), l’agenzia informative dell’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, esamina nel dossier “Anatomy of modern-day slavery” alcune delle principali forme di schiavitù moderna:
Il lavoro forzato: L’International labour organization (Ilo) considera come lavoro forzato o obbligatorio ogni «Lavoro e servizio che si esige da un individuo sotto la minaccia di una pena qualsiasi e per la quale il suddetto individuo non si è offerto dio sua piena volontà». Le forme correnti di lavoro forzato si trovano in settori he non sono abbastanza regolamentati e che richiedono enormemente manodopera, come l’agricoltura e la pesca, la fabbricazione, il lavoro domestico e l’industria del sesso. Un rapporto dell’Ilo del 2013 denuncia le condizioni di vita inumane delle persone forzate a lavorare nel settore della pesca. Qui ci sono molte forme di schiavitù: le persone subiscono il lavoro forzato per ragioni differenti, spesso sotto minaccia psichica o a causa di una servitù per debiti. Secondo stime Ilo, circa 21 milioni di persone sono vittime del lavoro forzato.
La servitù per debiti: Si tratta della forma di schiavitù moderna più praticata, secondo l’Ong londinese Anti-Slavery International, che precise che consiste nell’esigere «Da una persona che lavora per rimborsare un prestito. Facendogli delle false promesse, gli si farà allora accettare di lavorare per poco denaro, a volte niente del tutto, sovente fino a 7 giorni alla settimana». Secondo le stima della Banca asiatica per lo sviluppo (Bad), coinvolge 1,8 milioni di lavoratori ingaggiati in Pakistan, principalmente nei mattonifici, così come nell’agricoltura, nella pesca e nello sfruttamento minerario. Nelle zone rurali del Brasile, un rapporto del 2010 dell’Onu ha constatato che numerosi lavoratori poveri erano attirati in regioni lontane da degli intermediari, questi ultimi promettevano loro dei salari elevati ed esigevano un anticipo sul salario. I lavoratori si trovavano costretti a rimborsare dei grossi prestiti per il costo del trasporto e del cibo, senza avere un’idea chiara sul mondo in cui i loro debito ed il loro salario venga calcolato. Pratiche simili esistono in Bangladesh.
La tratta di esseri umani: La Convenzione della Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale organizzata definisce la tratta di esseri umani come «Il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la collocazione o l’accoglienza di persone», attraverso la minaccia del ricorso o il ricorso alla forza o ad altre forme di costrizione, «Ai fini dello sfruttamento». In Benin, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) stima che più di 40.000 bambini siano vittima della tratta. Il Global Slavery Index indica che molti di questi bambini sono inviati dai trafficanti nei Paesi della regione ed anche dalle zone rurali verso le zone urbane all’interno di uno stesso Paese.
Il matrimonio forzato o combinato: Questo si produce quando un individuo viene fatto sposare senza il suo libero e pieno consenso. La Convenzione supplementare del 1956 sull’abolizione della schiavitù considera illegale ogni pratica in cui «Una donna è, senza che abbia il diritto di rifiutare, promessa o data in sposa monetizzando una contropartita, in soldi o in natura, versata ai suoi parenti, al suo tutore, alla sua famiglia o ad ogni altra persona o ad ogni altro gruppo». La cessione di una donna da parte di suo marito contro remunerazione, così come la pratica che consente di ereditare una donna alla morte di suo marito, sono ugualmente vitate. Benché la definizione riguardi esplicitamente le donne e le ragazze (che sono le prime vittime dei matrimoni forzati), si levano voci perché si protegga anche i ragazzi e gli uomini da questa pratica.
Schiavitù dei bambini: La schiavitù e lo sfruttamento dei bambini, compreso l’utilizzo di minori nei conflitti armati, sono un’altra forma corrente della schiavitù moderna. Quelle definite dall’Ilo le peggiori forme di lavoro dei bambini comprendono la vendita e la tratta di bambini, il lavoro forzato, il servaggio ed il reclutamento obbligatorio dei bambini in vista di un loro utilizzo nei conflitti armati. Ad Haiti, I bambini delle famiglie rurali vengono inviati nelle zone urbane per lavorare come domestici nelle case delle famiglie agiate e possono allora ritrovarsi sfruttati. L’Indice mondiale della schiavitù indica che quasi un bambino sui 10 è sfruttato ad Haiti. Benché la schiavitù dei bambini resti un problema molto ampio, il numero dei bambini lavoratori nel mondo è diminuito, passando da 246 milioni nel 2000 a 168 milioni nel 2012, secondo l’Ilo.
Schiavitù di possesso: Si tratta della situazione nella quale si trova una persona, o un gruppo di persone, che un proprietario di schiavi considera come fossero sua proprietà e possono essere vendute. Oggi è la forma di schiavitù meno corrente. In questo caso, I proprietari di schiavi possiedono le vittime ma anche i loro discendenti e gli individui sono sovente asserviti dalla nascita. Anche se la legge nel 2007 ha finalmente riconosciuto il carattere criminale della schiavitù in Mauritania, ilche ha permesso la liberazione di numerose persone, solo qualche proprietario di schiavi è stato riconosciuto colpevole di questa pratica. La schiavitù di possesso resta un grave problema. Secondo le stime del Global Slavery Index, in Mauritania ci sono ancora tra 140.000 e 160.000 schiavi.