Workshop pratico degli Instabili Vaganti dopo il debutto dell’Eremita contemporaneo – Made in Ilva
Megalopolis a Tehran: è teatro sovversivo
Terza puntata della straordinaria esperienza narrata in prima persona dal protagonista
[7 Giugno 2013]
E’ il 9 maggio 2013, data dell’ultima replica del nostro spettacolo L’Eremita contemporaneo – MADE IN ILVA. Oggi comincia anche la prima giornata di workshop pratico di teatro con gli studenti dell’Università di Teheran. Un giorno intenso quindi e caratterizzato da due esperienze che, non solo dal punto di vista professionale, ma anche a livello umano, sono state tra le più importanti della nostra carriera. Portare uno spettacolo di denuncia come il nostro e condurre un percorso di formazione attraverso un teatro molto fisico in un luogo come l’Iran ha alimentato la nostra fede nel teatro come potente mezzo espressivo, talvolta sovversivo, strumento di libertà di cui non si può fare a meno.
MEGALOPOLIS # Tehran, questo il titolo del workshop indirizzato agli studenti dell’università che si è svolto nell’ambito del 16° IIFUT International Iranian Festival of University Theatre dal 9 al 11 maggio, presso La casa degli artisti, un edificio di tre piani immerso in un parco costellato di sculture e installazioni artistiche.
Il workshop ha introdotto gli studenti al nostro nuovissimo progetto internazionale MEGALOPOLIS – Percorso di sperimentazione e creazione performativa nell’era globale, costituendo la seconda tappa, dopo quella svolta in Messico. Il progetto è nato infatti alla fine del 2012 a Città del Messico, megalopoli per eccellenza, dove abbiamo lavorato con gli studenti dell’Università autonoma nazionale attorno al nuovo concetto di Città “Globale”, partorito grazie all’effetto della globalizzazione ed alla costante crescita dell’urbanizzazione. In questa prima tappa abbiamo cercato di individuare i tratti comuni, uniformanti delle società contemporanee ed allo stesso tempo quelli nascosti oltre la superficie del livellamento delle grandi aree urbane, facendo emergere radici culturali sommerse. Tehran, con i suoi 18 milioni di abitanti, era una perfetta candidata per costituire la seconda tappa di questo ambizioso progetto che continueremo a sviluppare nelle più grandi città del pianeta.
Il workshop portato avanti durante l’IIFUT è stato formulato in modo da esplorare la relazione tra tradizione e contemporaneità, interculturalità e globalizzazione partendo dall’indagine della memoria dei luoghi e delle persone che abbiamo incontrato.
Il lavoro pratico si è svolto in una sala teatrale completamente nera, alla quale si accedeva da una splendida terrazza che svetta tra i palazzi della zona sud di Tehran, regalando una splendida vista sulle montagne innevate a nord della città. Le location esterne erano così stimolanti, soprattutto per un progetto come MEGALOPOLIS, in cui lavoriamo a stretto contatto con l’ambiente urbano, che la prima domanda che ho rivolto agli organizzatori del festival riguardava la possibilità di condurre una parte di lavoro pratico con gli studenti proprio nella terrazza, per raccogliere suggestioni visive e di incorporare un po’ di ossigeno e calore prima di immergersi nel buio di un teatro. Purtroppo ho dovuto abbandonare qualsiasi ipotesi di svolgere attività all’aperto e soprattutto in pubblico perché non consentito. Così, siamo entrati nella sala di lavoro, noi e gli studenti, uomini e donne, per incontrare e scontrarci con un’altra serie di regole e limitazioni che abbiamo deciso però di indagare ed esplorare dal punto di vista artistico, considerandole non più come ostacoli ma come spunti creativi.
Il workshop con gli studenti è stato un’occasione unica per apprendere una cultura diversa dalla nostra e superare molti dei nostri e dei loro limiti. Uno strumento che ci ha permesso di sperimentare con i partecipanti nuove dinamiche relazionali e possibilità di contatto in scena, nel tentativo di rispettare un rigido sistema di regole dettato da un governo che condiziona in modo molto forte le relazioni tra uomini e donne. L’Iran è un paese depositario di una cultura millenaria e pieno di interessanti contraddizioni e contrasti, un contesto molto adatto in cui sviluppare MEGALOPOLIS. E’ stato particolare lavorare con i testi in lingua Farsi e con i canti tradizionali, in contrapposizione ad azioni, testi e suggestioni che derivano invece dagli effetti del processo di globalizzazione. Vedere compiere evoluzioni acrobatiche al femminile con un velo che copre il capo, assaporare la qualità di un dialogo tra uomo e donna dove il contatto non è permesso e la relazione si sviluppa nello sguardo e nella tensione dei corpi, percepire da parte degli allievi la voglia di imparare cose nuove ed il piacere di poter parlare di teatro con dei maestri europei, sentire che per ogni regola rispettata in fondo ne abbiamo infranto una, è stato davvero stimolante. Inoltre lavorare sulle contraddizioni, in un paese con murales anti Usa dove la bandiera americana ha i teschi al posto delle stelle e scie di bombe che cadono al posto delle strisce ma dove non manca la Coca-Cola o la Pepsi sui tavoli dei ristoranti, ha dato nuova materia di riflessione e indagine al nostro Progetto. Non sono mai mancati i momenti di soddisfazione personale, quei momenti che ti ripagano di tutto il lavoro fatto. Il primo giorno di workshop erano presenti in sala solo 3 donne. Il secondo giorno il numero dei partecipanti era raddoppiato e le donne eguagliavano in numero degli uomini. È stato il nostro traduttore a confidarci che si era sparsa la voce riguardo al lavoro interessante e nuovo che veniva svolto. E così siamo passati da esercizi in coppia in cui uomini e donne non potevano toccarsi a sollevare in aria tutti insieme un corpo femminile, durante la scena finale della breve performance creata in 3 giorni con gli studenti. Ancora una volta le regole ci sono ma il teatro le può elaborare e talvolta sospendere grazie alla sua forza poetica.
Nicola Pianzola, attore (in esclusiva per greenreport.it)