Legambiente: «Dopo decenni l’Italia torna a smantellare una nave italiana in casa propria»
La Concordia attesa a Genova. Basta con la vergogna della rottamazione nei Paesi in via di sviluppo (VIDEO)
La ultime fasi dell'operazione “Costa ti tengo d’occhio” di Greenpeace e Legambiente
[26 Luglio 2014]
Prosegue il viaggio della Costa Concordia, scortata dalla barca Maria Teresa, con a bordo gli esperti di Greenpeace e Legambiente, impegnati nell’operazione “Costa ti tengo d’occhio”, che seguono la fase di trasferimento del relitto, a tutela del mare del Santuario dei Cetacei.
Il convoglio della Concordia ha accelerato l’andatura ed è arrivato il momento più critico dell’operazione: la navigazione in mare aperto tra la Corsica e Genova, nel cuore del Santuario dei cetacei, tra voli di berte e nuovi passaggi di stenelle.
Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace e Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, spiegano che «Abbiamo approfittato delle condizioni meteo favorevoli per far volare il nostro drone, impiegato per vigilare sul viaggio della Costa Concordia, in aggiunta ai rilevamenti aerei dell’elicottero di Greenpeace e ai monitoraggi di Goletta Verde di Legambiente”. Il viaggio del convoglio procede per fortuna serenamente e così il drone ci ha regalato invece che immagini di sversamenti quelle di un folto gruppo di stenelle, ancora più numeroso di quello che abbiamo visto ieri, a testimonianza che il mare del Santuario è ricco di vita che va tutelata, non solo quando è al centro dell’attenzione dei media».
Mentre Genova si avvicina sempre di più, l’altra imbarcazione ambientalista, la Goletta Verde Straordinaria con a bordo ambientalisti e giornalisti che accompagna e precede il relitto facendo tappa nei siti ambientalmente più importanti, fa il punto sull’altro problena che ha tenuto banco per tutta la vicenda della Costa Concordia: quello della rottamazione.
«In India e in Turchia, rispettivamente ad Alang e ad Aliaga, vicino la città di Smirne, sono arenate sulla spiaggia decine e decine di relitti che aspettano di essere smantellati – spiegano gli ambientalisti – Quello che si apre davanti agli occhi è un vero e proprio cimitero delle navi: qui le barche di tutto il mondo vengono arenate sulla spiaggia attraverso la tecnica del beaching. In pratica si aspetta l’alta marea per lanciarle a tutta velocità verso la riva. Quando poi arriva la bassa marea, in questi cantieri navali all’aperto, comincia il lavoro di centinaia di operai che per qualche dollaro al giorno smontano pezzo per pezzo le navi, che sono costituite o contengono anche materiali pericolosi come amianto, PCB, mercurio e altre sostanze nocive. Un’operazione che viene fatta senza sistemi e misure di sicurezza e gli incidenti sul lavoro sono tanti, incidenti con mutilazioni e morti, che nessuno risarcisce».
Se Smirne, pur con filmati che mostrano pratiche non proprio eccellenti dal punto di vista ambientale e tecnico, risulta essere uno tra i porti accreditati dall’Unione Europea, quello di Alang, con i suoi 200 cantieri, è invece un inferno, un luogo di sfruttamento, di negazione dei diritti, di messa al bando della sicurezza e della tutela ambientale. «Eppure – sostengono a Legambiente – nonostante ciò, sono tante le barche che vengono smantellate qui perché i costi di manodopera sono davvero economici».
Quella della rottamazione a ribasso delle navi occidentali in Paesi meno attenti alla sicurezza e all’ambiente è una vergogna mondiale che Goletta Verde Straordinaria torna oggi a denunciare con fiorza proprio nel suo quarto giorno di navigazione al seguito della Concordia verso Genova. «Il caso della Concordia ha, infatti, riportato l’attenzione sulla questione dello smantellamento dei relitti e la possibilità di riaprire dei cantieri ad hoc in Europa, dove rottamare le navi in maniera socialmente ed ambientalmente sicura – dicono a Legambiente – «E’ necessario dar avvio nel vecchio continente ad un polo attrezzato in linea con le misure richieste dalla recente normativa comunitaria, per rottamare le grandi navi secondo tecniche innovative rispettose dell’ambiente e della salute degli operai. Una sfida importante che l’Europa e l’Italia non possono perdere».
Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente a bordo della Goletta Verde Straordinaria, sottolinea che «Il naufragio della Concordia obbliga l’Europa a ripensare in casa propria la fine delle navi per dire basta alla vergogna della rottamazione in paesi poco attenti all’ambiente e alla sicurezza. Non si possono più fare ragionamenti di risparmio economico su vicende come quelle della Concordia, è ora di dar avvio ad una rottamazione virtuosa e innovativa. L’arrivo oggi del relitto a Genova, dopo un viaggio difficile e delicato che ha attraversato il Santuario dei Cetacei e che abbiamo seguito con la nostra Goletta, rappresenta il primo passo importante per dar avvio ad una filiera europea virtuosa sullo smantellamento delle navi. Vogliamo però ricordare che la storia della Concordia non si chiude con la rimozione e lo smantellamento del relitto, manca ancora il ripristino e la bonifica dei luoghi, la rimozione del cantiere e soprattutto il risarcimento del danno ambientale per i quali ci batteremo».
L’associazione ambientalista ricorda che l’Europarlamento ha dato via libera alle nuove regole per l’eco-riciclo delle vecchie navi Ue: «Il testo, concordato con gli Stati membri e approvato con 591 voti a favore, 47 contrari e 32 astensioni, prevede che le navi europee vengano smantellate solo in strutture “certificate”, incluse in una lista Ue. Oltre alle navi Ue, anche quelle extra Ue sono incluse nel regolamento perché quando attraccheranno in un porto europeo dovranno fornire l’inventario dei materiali pericolosi contenuti». Legambiente chiede che «Ogni Paese attrezzi alcuni porti a questo scopo, evitando così di fare andare in giro le carrette in disuso e scaricarle sulla pelle dei più poveri del pianeta».
Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente, conclude: «Il mondo della navigazione da sempre cresciuto sugli incidenti: il Titanic ad esempio è servito a migliorare le misure di sicurezza, l’Erika e la Prestige, le superpetroliere affondate rispettivamente nel 1999 e nel 2001, sono servite ad approvare nuove leggi europee in materia di trasporto di sostanze pericolose e aumentare i controlli. Con la Concordia si è invece riaperto il dibattito sullo smantellamento delle navi. Il fatto che per la prima volta una nave italiana, dopo decenni, non abbia puntato la sua prua per l’ultimo viaggio verso le coste dell’India, della Turchia, oppure quelle del Bangladesh o del Pakistan, ma verso il proprio Paese rappresenta un passo importante. Ora si lavori per attivare al più presto un sito nazionale per lo smaltimento delle navi colmando così il buco industriale italiano in questo settore».