Big Tobacco, Small Tax: la gigantesca elusione fiscale delle 4 maggiori compagnie mondiali di tabacco quotate in borsa

Il fisco olandese chiede un maxi risarcimento da 1,2 miliardi di euro alla British American Tobacco

[6 Novembre 2020]

Insieme, le “Big Four” del tabacco  – British American Tobacco (BAT), Imperial Brands (IB), Japan Tobacco International (JTI) e Philip Morris International (PMI) – producono entrate per oltre 80 miliardi di euro ma, mentre per riprendersi dalla crisi del Covid-19 stanno aumentando le spese pubbliche e in prospettiva si dovranno trovare nuove entrate fiscali.  E’ quanto dimostra, per la prima volta a questo livello, una nuova inchiesta realizzata da Investigative Desk con il supporto del Money Trail Project e che rivela quanto sia enorme l’elusione fiscale delle più grandi aziende produttrici di tabacco del mondo e quali metodi stiano utilizzando per pagare il minimo possibile di tasse

All’interno di questa strategia che sottrae risorse alle finanze pubbliche hanno un posto di rilievo 6 Paesi europei: Regno Unito, Irlanda, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svizzera che consentono alle Big Tobacco di utilizzare 5 principali metodi di elusione fiscale: spostamento dei dividendi; deduzione degli interessi (fittizi); spostamento degli utili tramite transazioni interne all’impresa; pagamenti di royalty; group relief, basato in parte su prestiti interni.

La British American Tobacco  ha la sua sede centrale ne Regno Unito, ma paga quasi nessuna tassa sulle società e ci riesce compensando le perdite fatte da una controllata con i profitti realizzati da un’altra, un trucco noto come  group relief  che ha consentito anche all’ Imperial Brands di ridurre l’imposta sulle società nel Regno Unito di circa 1,8 miliardi di sterline negli ultimi 10 anni e a alla BAT di ridurre la sua fattura di circa 760 milioni di sterline. Gli importi menzionati nelle relazioni annuali delle loro holding sono spesso imposte pagate all’estero e pagate da filiali estere.

L’Irlanda, con la sua bassa aliquota dell’imposta sulle società e per la scarsa tassazione dei profitti e i dividendi della proprietà intellettuale, è stata a lungo una vera e propria calamita per le grandi compagnie all’interno dell’Ue. E’ qui che Philip Morris International trasferisce i pagamenti dei dividendi e consistenti interessi realizzati in altri Paesi, compresa la Svizzera, attraverso PMI Insurance Ireland Ltd.

Secondo Investigative Desk, «Ogni anno, le “Big Four” spostano circa 7,5 miliardi di euro di profitti mondiali attraverso i Paesi Bassi. BAT e IB li trasferiscono a holding nel Regno Unito; PMI a una in Svizzera. JTI sembra rispedirli direttamente alla sua società madre in Giappone.

BAT ogni anno sposta circa 1 miliardo di euro di dividendi attraverso il Belgio, ma paga meno dell’1% di tasse su questi profitti. In Svizzera, sembra che gran parte dei profitti annuali della PMI venga trasferita a entità locali, principalmente da holding nei Paesi Bassi. Tuttavia, a causa della natura segreta delle leggi bancarie svizzere, questo denaro è difficile da rintracciare, rendendo difficile tenere conto della company».

In Lussemburgo, che ha molti trattati contro la doppia imposizione, i ricercatori hanno trovato indicazioni che «IB, tramite la sua società controllata Altadis Luxembourg SA, potrebbe avvalersi dell’esenzione dalla ritenuta alla fonte sui pagamenti di royalty e interessi in entrata».

Gli autori del rapporto hanno anche trovato diversi esempi di spostamento dei profitti tramite transazioni intra-aziendali. Uno di questi è la vendita – sulla carta – di tutte le sigarette BAT prodotte da BAT Korea Manufacturing Ltd in Corea del Sud alla Rothmans Far East BV nei Paesi Bassi che vengono immediatamente rivendute a un’altra società sudcoreana, BAT Korea Ltd, a un prezzo molto più alto. «In questo modo – denuncia l’inchiesta – in media ogni anno, 98 milioni di euro di profitti coreani vengono trasferiti, esentasse, ai Paesi Bassi.

Il rapporto fa notare il fallimento delle misure internazionali contro l’elusione fiscale delle multinazionali del tabacco (e non solo): «Nel 2016, l’Ocse e il G-20 hanno istituito un quadro per agire contro l’elusione fiscale. Da allora, le Big Four del tabacco non hanno iniziato a pagare più tasse aziendali né hanno smesso di impegnarsi in una pianificazione fiscale aggressiva. Invece, la loro rendicontazione finanziaria sembra essere diventata meno trasparente».

Intanto il  Belastingdienst, l’autorità fiscale olandese, ha accusato la British American Tobacco, il più grande produttore di tabacco al mondo in termini di fatturato, di aver utilizzato per molti anni i Paesi Bassi come hub per l’elusione fiscale: tra il 2003 e il 2016, almeno 4 miliardi di euro sono fluiti dalle filiali estere della BAT attraverso i Paesi Bassi verso il Regno Unito. Un meccanismo messo in piedi «Per togliere i profitti dalla tassazione olandese».

E’ quanto hanno sostenuto ieri gli avvocati del Belastingdienst durante la prima udienza alla Corte di Haarlem sulla controversia fiscale intentata contro la multinazionale e dove il fisco olandese a chisto alla BAT 1,2 miliardi di euro come risarcimento per le tasse non pagate. Come aveva denunciato prima Investigative Desk che ora spiega che «L’importo è costituito da prelievi retrospettivi, interessi e multe. Solo la parte del procedimento giudiziario che riguarda le ammende è pubblica».

Secondo il Belastingdienst, la holding olandese della BAT «ha prestato ingenti somme di denaro a filiali all’estero. Gli interessi che le controllate dovevano pagare su questi prestiti deprimevano i profitti esteri. Con la scusa del rischio, BAT ha quindi reindirizzato i premi di reddito dai Paesi Bassi a una società sorella nel Regno Unito. La compagnia britannica garantiva i prestiti olandesi sulla carta. Come risultato di questi pagamenti, nei Paesi Bassi non è rimasto quasi nessun reddito imponibile». Le autorità fiscali olandesi e Investigative Desk dicono che  è così che BAT ha evitato l’imposta sui profitti e l’ l’avvocato del Belastingdienst ha detto che «I premi pagati erano una frazione i ciò che sarebbe normale in circostanze lavorative» e ha parlato di «spostamento deliberato degli utili« e di «transazioni che non faresti mai con una terza parte».

Inoltre, le autorità fiscali olandesi ritengono che la BAT ei suoi consulenti fiscali le abbiano ingannate. Investigative Desk spiega che «Dal 2016 in poi, le parti hanno negoziato una possibile sanzione per 18 mesi. Durante questi colloqui, BAT ha presentato rapporti che, secondo il produttore di tabacco, dimostravano che i flussi di denaro erano perfettamente legali». Ma secondo il Belastingdienst, questi rapporti «sono stati redatti principalmente per mascherare la realtà e per esonerare [BAT] dalla colpa». I rapporti sono stati scritti da una delle quattro più grandi società di consulenza e contabilità. Non si sa quale compagnia sia coinvolta.

Secondo il Belastingdienst, nell’autunno del 2017 è risultato chiaro che i colloqui con BAT erano inutili, perché la multinazionale stava cercando solo di prendere tempo. Dopo, la richiesta di risarcimento nei confronti della BAT è aumentata rapidamente: alla fine del 2017 era stato applicato un prelievo aggiuntivo di 199 milioni di euro, che un anno dopo era salito a quasi 1 miliardo di euro.

L’avvocato della BAT ha negato che la compagnia sia colpevole di elusione fiscale deliberata. Secondo BAT, le trattative si sono interrotte nel 2017 proprio perché il Belastingdienst ha protratto il caso. In precedenza BAT aveva espresso la sua piena opposizione alla richiesta di 1,2 miliardi di euro: «BAT rispetta pienamente tutte le leggi fiscali applicabili in ciascuno dei 180 mercati in cui operiamo».

Ma mentre gli altri pagano le tasse le Big Tobacco trovano il modo di non pagarle.