Come le informazioni ambientali e sociali incidono sul mercato interno dei prodotti
[17 Novembre 2015]
La comunicazione commerciale è uno strumento importante che consente alle imprese di distribuire i loro prodotti e servizi in modo trasparente, garantendo l’efficace funzionamento del mercato interno e al tempo stesso un elevato livello di tutela dei consumatori. Alcuni dei messaggi, tuttavia, non sono veritieri, o comprendono contenuti inesatti — basati su dichiarazioni ambientali, sociali, etiche o riguardanti la salute — che danneggiano le imprese che rispettano la normativa e i consumatori. Per questo il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ritiene che sia necessario elaborare dei metodi per valutare e comunicare l’impatto ambientale globale dei prodotti e dei servizi e un inventario delle etichette ufficiali, specificandone il significato e indicando gli enti accreditati per la loro assegnazione, convalida e verifica. Anche perché in ogni caso, i consumatori hanno diritto a disporre di informazioni chiare e precise sull’origine dei prodotti.
Questo è il parere del Cese sul tema «Dichiarazioni ambientali, sociali e sulla salute nel mercato interno». Il Cese si aspetta che la Commissione riveda gli orientamenti per facilitare l’accesso dei consumatori e delle imprese a informazioni affidabili e trasparenti e chiarisca l’applicazione delle dichiarazioni relative all’ambiente, agli aspetti etici e agli effetti sulla salute nella comunicazione commerciale. Le dichiarazioni relative all’ambientale riguardano per lo più l’impatto dei prodotti sull’ambiente, in funzione della loro composizione o del loro impiego, spesso in relazione con i cambiamenti climatici e le emissioni inquinanti. Tali dichiarazioni possono riguardare anche l’impiego razionale delle risorse naturali, la deforestazione, la biodiversità o l’efficienza energetica, in sostanza esse riguardano l’impatto delle attività delle imprese e del consumo dei prodotti sul nostro contesto ambientale.
A tale proposito, la Commissione ha presentato varie comunicazioni, ha avviato un dibattito pubblico e sta occupandosi tra l’altro della cosiddetta «impronta ecologica» dei prodotti, che dovrebbe garantire un’informazione concreta ed esatta circa l’impatto ambientale dei prodotti lungo l’intero ciclo di vita. L’introduzione di metodi europei armonizzati, come quello relativo alla cosiddetta impronta ecologica può costituire una misura chiarificatrice per il funzionamento del mercato.
Del resto l’informazione costituisce un fattore determinante nelle decisioni di acquisto dei consumatori e degli utenti, e ciò vale sia per l’acquisto di un prodotto in base a una preferenza e a una selezione, che per l’esclusione di altri prodotti, meno idonei a soddisfare le esigenze e le aspettative dell’acquirente. Basti pensare alle informazioni riguardanti gli impatti (negativi o positivi) di un marchio che generano nella mente dei consumatori un’immagine di tale marchio. Tale immagine si ripercuote a sua volta su aspetti come le decisioni di acquisto o l’opinione politica, facendo scattare anche possibili campagne di boicottaggio di determinati prodotti di determinate imprese.
Lo sviluppo tecnologico, a sua volta, consente alle imprese di rispondere in maniera sempre più specifica alle richieste dei vari tipi di consumatori, in un processo di fidelizzazione basato sulla personalizzazione dei prodotti, come avviene nel caso della commercializzazione one to one.
Sebbene l’evoluzione tecnologica migliori l’informazione dei consumatori, la regolamentazione della comunicazione commerciale online a livello dell’Unione è attualmente dispersa in vari testi (direttive su: commercio elettronico, protezione dei consumatori, tutela della vita privata nelle comunicazioni commerciali, pratiche commerciali sleali e altro). Per questo il Cese ritiene che occorra istituire a livello dell’Ue un quadro giuridico coerente, completo e omogeneo in tema.
Allo stesso tempo secondo il Cese occorre che la Commissione e gli Stati membri, intensifichino i loro interventi di vigilanza, controllo e sanzione relativi ai sistemi attuali di autoregolamentazione e di coregolamentazione in questo campo. Occorrerebbe inoltre informare le associazioni dei consumatori dell’elaborazione di codici di comportamento, in modo da coinvolgerle in tale esercizio.