L'Ue rallenterebbe l'ormai inarrestabile transizione del mercato verso le luci a Led
Efficienza energetica e illuminazione, a rischio miliardi di euro di risparmio in bolletta
Legambiente «Succederà se l’Ue rimanda la messa al bando delle lampadine peggiori»
[14 Aprile 2015]
Il 18 aprile la commissione tecnica sulla direttiva Ecodesign si riunirà a porte chiuse a Bruxelles per votare su efficienza energetica e illuminazione e Legambiente è molto preoccupata perché «I rappresentanti dei governi europei potrebbero decidere di allungare i tempi di messa al bando delle lampadine di classe C e inferiore, congelando un importante e atteso provvedimento che garantirebbe ai cittadini risparmi per 6,6 miliardi di euro in bolletta». Il Cigno Verde anche che «Lo stop al provvedimento rallenterebbe l’ormai inarrestabile transizione del mercato verso le luci a Led».
Nel 2009 l’Unione Europea aveva deciso che a partire dal settembre 2016 sarebbero state vietate le lampadine di classe C ed inferiore, ad esclusione dei faretti direzionali, un accordo che allora ebbe il forte appoggio delle associazioni industriali, «Che ora però fanno marcia indietro dicendo che le tecnologie come i Led e le lampadine fluorescenti compatte non sono ancora pronte – dicono a Legambiente – La cosa fa specie perché proprio su queste tecnologie puntano tutti i grandi produttori mondiali ed europei, che in questi anni hanno annunciato fusioni e vendite del ramo illuminazione».
Tra i governi favorevoli a un posticipo della messa al bando di queste lampadine c’è anche quello italiano, insieme a Polonia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Portogallo e Slovacchia, mentre Belgio, Danimarca e Svezia quest’anno hanno prodotto nuovi studi di mercato – deversi da quelli della Commissione Ue che hanno convinto l’Italia – dai quali risulta chiarissimo che le lampadine a Led di alta qualità si sono evolute molto rapidamente e sono ormai pronte per sostituire totalmente lampadine alogene di bassa qualità.
Legambiente evidenzia che «Un rapporto dell’Agenzia Danese per l’Energia e di CLASP pubblicato il 17 marzo smonta gli argomenti a favore del rinvio della messa al bando, dimostrando che le lampadine a led di qualità sono ampiamente disponibili sul mercato. Il documento affronta anche la presunta non capacità dei led di modulare l’intensità luminosa. Un successivo studio del governo Svedese, Belga e di CLASP ed ECEEE ha dimostrato che 15 lampadine a led su 17 tra quelle testate sono conformi ai requisiti della direttiva Ecodesign. Osram, uno dei leader europei del mercato, oggi vende lampadine a Led a prezzi che lo studio della commissione europea pronosticava possibili solo nel 2025: un segno di quanto quello studio sia ormai superato».
Davide Sabbadin, responsabile efficienza energica di Legambiente, conclude: «La sola illuminazione in Europa brucia 340TWh di elettricità ogni anno: l’equivalente del consumo elettrico domestico complessivo di Italia, Francia e Regno Unito. Un posticipo di due anni della messa al bando delle lampadine peggiori significherebbe rinunciare a 33TWh di risparmio energetico, perché i consumatori continuerebbero a comprare lampadine inefficienti, e gonfiare di 6,6 miliardi di euro la bolletta energetica europea. In base a una proiezione basata sulla popolazione, 780 milioni di euro per l’Italia. Aggraveremmo la già pesante spesa pro capite in paesi ad alto costo dell’energia come l’Italia, metteremmo a rischio il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica europei e perderemmo un’ulteriore buona occasione per liberarci di un pezzo della nostra dipendenza dalle fonti energetiche extra europee. I governi dovrebbero giudicare dal fatto che negli scaffali dei negozi il cambiamento è già in corso da anni e non sulla base di un polveroso studio su dati obsoleti. Ikea, per esempio, nota per vendere a prezzi bassi, è il principale rivenditore di lampadine in Italia e ormai vende quasi solo lampadine a Led e dal 2016 in tutti i suoi negozi nel mondo venderà esclusivamente quelle. Forse il messaggio dovrebbe essere recepito dal nostro governo e la posizione dell’Italia sulla questione rivista».