Greenpeace: «Un cocktail di pesticidi nei prodotti della medicina tradizionale cinese»
[1 Luglio 2013]
Il rapporto di Greenpeace “Erbe cinesi: elisir di salute o cocktail di pesticidi?” pubblicato oggi rivela che «Prodotti legati alla medicina tradizionale cinese a base di erbe in vendita in Italia, altri Paesi europei e Nord America, possono contenere un cocktail tossico di residui di pesticidi, anche superiori ai Limiti massimi di residui (Lmr) ammessi». I risultati diffusi oggi fanno parte di un’indagine di Greenpeace Est-Asia (Elixir of Health or Pesticide Cocktail? Chinese Herbs: Results of Sample Testing from Seven Countries). Altri dati, pubblicati il 24 giugno, dimostravano «La presenza di allarmanti residui di pesticidi nei prodotti locali a base di erbe venduti in Cina, confermando l’urgenza di porre fine all’uso di prodotti chimici nell’agricoltura intensiva di stampo industriale».
32 dei 36 campioni testati da Greenpeace in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Canada ed Usa contengono residui di tre o più pesticidi. Gli ambientalisti spiegano che «Nei campioni di caprifoglio acquistati in Canada e Germania, per esempio, sono stati trovati rispettivamente 24 e 26 pesticidi. Mentre in Italia, in soli 3 campioni è stata riscontrata la presenza di ben 23 residui di antiparassitari diversi, tra cui due vietati in Cina (carbofuran e phorate). I risultati ottenuti dimostrato che in questi mercati i consumatori sono potenzialmente esposti a pesticidi classificati come estremamente pericolosi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)». L’esposizione a lungo termine ai pesticidi può portare a un accumulo nel corpo di residui chimici tossici, capaci di causare disturbi cognitivi e disfunzioni al sistema ormonale e riproduttivo.
Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace, sottolinea: «Chiediamo alle autorità europee controlli e sistemi di monitoraggio più severi per escludere la presenza di residui di antiparassitari nei prodotti alimentari. Le aziende, inoltre, devono adottare sistemi di verifica efficaci per gli alimenti importati, distribuiti o venduti direttamente ai consumatori. Così facendo potremo sia fare acquisti senza temere di portare un cocktail di pesticidi sulle nostre tavole, che iniziare a invertire il trend in crescita dell’utilizzo di antiparassitari in agricoltura».
Secondo Greenpeace, «I residui di pesticidi trovati nei prodotti a base di erbe cinesi evidenziano il fallimento dell’attuale sistema agricolo industriale fortemente dipendente da prodotti chimici tossici, a scapito della salute e dell’ambiente». Un altro recente rapporto dell’associazione sugli effetti dei pesticidi sulle api e gli altri insetti impollinatori evidenziava che «La dipendenza dell’agricoltura di stampo industriale verso la chimica non solo sta contribuendo al declino delle colonie di api, ma rischia di compromettere la sicurezza alimentare in Europa».
Per Ferraio è «Necessario aumentare i finanziamenti da destinare alla ricerca pubblica per pratiche agricole ecologiche e in particolare per l’applicazione di alternative sostenibili per il controllo dei parassiti rispetto al pesante utilizzo di prodotti chimici. Invece di aspettare che le api spariscano per sempre o che la contaminazione da sostanze chimiche coinvolga altri prodotti alimentari, l’Italia e gli altri Paesi europei dovrebbero agire subito per agevolare la transizione verso un’agricoltura sostenibile».