Sotto accusa The North Face, Patagonia, Adidas e Salewa
Greenpeace: «Sostanze tossiche pericolose nell’abbigliamento outdoor»
[13 Dicembre 2013]
Il verdetto dello studio (Chemistry for Any Weather – Part II) commissionato da Greenpeace Germania a due laboratori indipendenti, che hanno testato 17 capi d’abbigliamento outdoor alla ricerca di perfluorinati e perfluorocarburi (Pfc), non lascerebbe dubbi: «Queste sostanze chimiche pericolose sono stati trovati in tutti i campioni dei marchi più popolari come The North Face, Patagonia, Adidas e l’italiana Salewa». Secondo l’associazione ambientalista, «I Pfc sono stati trovati anche nelle membrane impermeabili (come il Gore-Tex®). Si tratta di composti altamente persistenti nell’ambiente, che possono danneggiare il sistema immunitario e la fertilità, fino a portare anche a malattie della tiroide». Greenpeace evidenzia che «I laboratori indipendenti hanno testato non solo le emissioni dei capi d’abbigliamento, ma anche dei tessuti usati per rendere impermeabili i prodotti. Tra i risultati più significativi la contaminazione da perfluorottano sulfonato (Pfos) ritrovato in un guanto venduto da Mammut: il valore eccede il limite di legge di un microgrammo per metro quadro di ben nove volte. Le giacche di Schöffel, Jack Wolfskin e Mammut contenevano, inoltre, allarmanti concentrazioni di acido perfluorottanico (Pfoa). Livelli elevati di altri Pfc come i fluorotelomeri (Ftoh) sono stati trovati in quasi tutte le giacche: concentrazioni più elevate in quelle di Adidas, Jack Wolfskin,The North Face e l’italiana Salewa. Un altro motivo di preoccupazione è il ritrovamento di altre sostanze pericolose come gli ftalati, che sono interferenti endocrini, e i nonilfenoli».
Chiara Campione, project Leader di “The Fashion duel” di Greenpeace Italia, sottolinea che «Le aziende di abbigliamento outdoor usano, molto spesso, le immagini di una natura selvaggia e incontaminata nella loro pubblicità, eppure i loro prodotti contengono sostanze pericolose che contaminano persino la neve in
alta montagna. Non è un problema solo dei Paesi dove si trovano le industrie tessili. Il nostro studio dimostra sostanze come i PFC, altamente volatili, evaporando, viaggiano anche nell’aria che respiriamo oltre che nell’acqua, quando facciamo il bucato».
A greenpeace dicono che le alternative esistono e sono già disponibili globalmente: «Giacche con membrane senza PFC o ancora finiture e rivestimenti in poliestere e poliuretano. Queste giacche sono impermeabili e traspiranti» e la Campione fa notare che «A volte compriamo una giacca ultratecnica, adatta per un’arrampicata in alta montagna, quando ci serve solo per una passeggiata al parco. Cerchiamo di scegliere oculatamente, anche in occasione delle compere natalizie. Una giacca priva di sostanze tossiche è comunque sempre una scelta saggia».
Greenpeace chiede all’industria dell’abbigliamento outdoor di «Fissare precise scadenze per l’eliminazione dei Pfc e di sviluppare ulteriormente la sostituzione di tali sostanze con formule più sostenibili. Tutti i Pfcdevono essere oggetto di attenzione nel quadro della regolamentazione chimica europea. Dall’inizio della campagna Detox di Greenpeace, nel 2011, sono già 18 le aziende leader dell’abbigliamento che si sono impegnate a eliminare le sostanze pericolose entro il 2020».