La Commissione UE chiede “lumi” sulla riduzione dell’impatto ambientale degli edifici
[10 Luglio 2013]
Nel settembre 2011 la Commissione europea ha adottato la tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, in cui si afferma, tra le altre cose, l’importanza delle politiche esistenti per promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo delle energie rinnovabili negli edifici.
A tal fine ora la Commissione europea sta raccogliendo pareri su come ridurre l’impatto ambientale degli edifici che utilizzano una grande quantità di risorse durante il loro ciclo di vita, specialmente se mal progettati. La consultazione coinvolge cittadini, imprese, Ong e autorità pubbliche a cui si chiedono idee su come ridurre gli impatti del settore delle costruzioni, rendere gli edifici più sostenibili e “green” creando opportunità per le imprese e occupazione. I dati dimostrano come l’impatto ambientale degli edifici non sia solo ascrivibile al consumo di energia per il riscaldamento, il raffreddamento e l’illuminazione. In sintesi è dovuto agli edifici: il 42% del consumo finale di energia (durante la fase di utilizzo); 35% delle emissioni di gas a effetto serra (in fase di utilizzo); il 50% di tutti i materiali estratti sono utilizzati in edilizia (costruzione e uso): il 30% del consumo di acqua (durante la costruzione e l’uso); 30% del totale dei rifiuti (in fase di costruzione, demolizione e ristrutturazione).
Questi dati dimostrano come sia opportuna l’iniziativa politica della Ue in materia di prestazioni ambientali degli edifici, con l’obiettivo principale dell’efficienza energetica da integrare però con le politiche per l’uso efficiente delle risorse primarie (in questo contesto deve essere dato spazio ai materiali di riciclo) in un più ampio range che analizzi tutto il ciclo di vita degli edifici.
Inoltre devono essere definiti criteri comuni per misurare le prestazioni ambientali degli edifici che ad oggi sono mancanti. In questo contesto la consultazione ad ampio raggio (che è aperta fino al 1 ottobre 2013) di tutti gli stakeholder, è importante e conferma la tradizione europea della partecipazione ma vista l’importanza delle decisioni e delle indicazioni (anche impopolari) da dare, la Commissione europea deve assumersene pienamente l’onere.