La disuguaglianza al tempo dei Panama papers, Onu: «Non ci sarà sviluppo sostenibile per tutti»

Jeffrey Sachs: «Basta con l’abuso del segreto fiscale e con i paradisi fiscali»

[5 Aprile 2016]

La pubblicazione dei Panama papers che sta svelando l’ingordigia dei ricchi del mondo e rischia di terremotare diversi governi (almeno quelli democratici e dove l’etica politica conta ancora) ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica un tema che sarà sempre più cruciale nel futuro: quello della disuguaglianza crescente tra ricchi, classe media e poveri.

Un tema affrontato dal recente Special Meeting on Inequality dell’ Economic and Social Council dell’Onu (Ecosoc) che ha lanciato un appello perché si colgano le opportunità offerte dall’attuazione della 2030 Agenda for Sustainable Development  per realizzare le riforme strutturali necessarie alla riduzione delle ineguaglianze nei Paesi e tra i Paesi.

Il vicesegretario generale dell’Onu, Jan Eliasson, ha sottolineato che «La disuguaglianza è una sfida universale, che deve essere affrontata allo stesso modo dai Paesi meno sviluppati, a medio reddito e sviluppati, è universale, ma può essere vinta con la volontà politica a livello nazionale e internazionale. Le ineguaglianze nei e tra i Paesi rappresentano un’immensa sfida per gli sforzi mondiali per lo sviluppo. Le grandi disparità di reddito, di ricchezza, di potere e di opportunità pesano sui nostri sforzi per il progresso, tanto a livello internazionale che nazionale. Altrettanto fanno le così fanno anche le grandi lacune in materia di accesso all’istruzione, sanità, acqua, servizi igienici, cibo, energia e protezione sociale»,

Per questo Eliasson  si è detto molto soddisfatto dell’approvazione nel settembre 2015 da parte degli Stati membri dell’Onu dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 e per gli ambiziosi obiettivi che contiene, ma ha ricordato che «L’ineguaglianza occupa un posto importante negli obiettivi per lo sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals – SDGs]. Abbiamo due obiettivi autonomi: l’obiettivo 5 sull’uguaglianza dei sessi  e l’obiettivo 10 sulla riduzione delle ineguaglianze nei e tra i Paesi. Ma la disuguaglianza è anche una questione trasversale che impregna praticamente l’insieme dei 17 SDGs e i loro target».

Il vicesegretario generale dell’Onu ha deplorato il fatto che «In molti Paesi le donne, i giovani, le persone handicappate, le persone anziane, i popoli autoctoni e le minoranze continuano a confrontarsi con l’esclusione dalla vita sociale, economica e politica. L’ineguaglianza danneggia la crescita economica e la riduzione della povertà, mina la coesione sociale e mina il senso di appagamento e autostima delle persone. La disuguaglianza peggiora la qualità delle relazioni nella sfera pubblica e politica. Così si distrugge il potenziale di esseri umani e si spreca un sacco di talento. Per  rispettare la promessa ala base dell’Agenda : non lasciare nessuno indietro, dobbiamo prima raggiungere quelli che sono più indietro. Nell’insieme di tutti i Paesi, la metà più povera della popolazione possiede spesso meno del 10% della ricchezza. Le ineguaglianze crescenti all’interno dei Paesi non sono una fatalità e misure politiche appropriate possono porvi rimedio. Queste misure vanno dalla ristrutturazione del debito e da un prudente stimolo fiscale, entrambi oggi resi più facili da tassi di interesse storicamente bassi».

Eliasson ha anche insistito sulle sfide che rappresentano le disuguaglianze tra i Paesi «Spesso favorite dai flussi finanziari illeciti, dalle manipolazioni finanziarie, dalle frodi fiscali e dalla mancata armonizzazione dei codici fiscali tra i Paesi», sembra la descrizione di quanto sta emergendo dai Panama papers, il problema è che tra gli evasori e frequentatori dei paradisi fiscali ci sono anche diversi di coloro che dovrebbero approvare e far rispettare le riforme per ridurre le ineguaglianze e che hanno sottoscritto la 2030 Agenda for Sustainable Development  .

«Tutto questo ha un effetto significativo sulle società e sui mercati – ha ribadito Eliasson – La recente crisi economica mondiale ha messo in evidenza l’impatto devastante delle défaillances del mercato sulle ineguaglianze». Per questo il vicesegretario generale dell’Onu ha chiesto di «accrescere, nel quadro dell’attuazione della 2030 Agenda for Sustainable Developmen, la cooperazione internazionale per lo sviluppo al fine di indirizzare le risorse pubbliche e private dove i bisogni sono più grandi e le capacità più deboli», il contrario della bruttissima storia di avidità ed egoismo dei super-ricchi che emerge dai Panama papers.

Aprendo lo Special Meeting on Inequality, il presidente dell’Ecosoc, Oh Joon, ha però fatto notare un’apparente contraddizione: «Negli ultimi decenni i tassi di povertà sono diminuiti in tutte le regioni del mondo. Però le cifre mostrano chiaramente che gli scarti di reddito e ricchezza non smettono di ampliarsi in tutto il mondo. Oggi nel mondo 7 persone su 10 vivono in Paesi nei quali l’ineguaglianza dei redditi è aumentata al punto di raggiungere in numerosi casi il suo livello più elevato in 30 anni. E’ diventato un cliché dire che l’1% dei più ricchi sono arrivati a possedere più della metà della ricchezza totale del mondo».

Secondo Oh Joon, «Il fatto che lo scarto tra I ricchi e I poveri si ampli nonostante il miglioramento globale delle condizioni di vita dei più poveri, indica che esistono dei problemi strutturali che non possono essere risolti con i soli sforzi per ridurre la povertà». Per questo il presidente dell’Ecosoc ha chiesto di impegnarsi per attuare i SDGs 5 e 10 della 2030 Agenda for Sustainable Developmen che permetterebbero di affrontare le difficoltà di ordine strutturale.

Come ha detto Eliasson, « Eppure, non c’è nulla di inevitabile crescente disuguaglianza. La disuguaglianza è fortemente influenzata dalle politiche, dai pubblici uffici e dalla pressione da parte dei leader.  Dove esiste la volontà politica, può essere fatto molto per affrontare il problema. Riconosciamo che la disuguaglianza non è solo una statistica o una misura priva di valore dell’attività economica. La disuguaglianza è sempre dannosa, seminando i semi della divisione, spingendo le società verso la polarizzazione e la frattura».

Oh  e Jeffrey Sachs, consigliere speciale del segretario generale dell’Onu per gli  obiettivi di sviluppo sostenibile, hanno discusso di alcuni modi per ridurre le disuguaglianze, anche attraverso la battaglia contro le frodi finanziarie e la corruzione. «A livello internazionale, abbiamo bisogno di strumenti supplementari, in un modo da ridurre le frodi fiscali – ha detto Sachs – Senza entrate, i governi non sono in grado di fornire servizi sociali essenziali, quali la sanità e l’istruzione. E’ importante combattere la corruzione. Quando le cose sono trasparenti, i ricchi e i potenti spesso non sono in grado di farla franca con i loro giochetti e quindi il buon governo, la trasparenza, l’uso delle tecnologie dell’informazione, la cooperazione globale sulle tasse, facendola finita con l’abuso del segreto fiscale e con i paradisi fiscali, sono importanti pezzi del puzzle per la creazione di una società globale giusta».