Le Hawaii vietano i sacchetti di plastica: sono il primo stato Usa a dirgli addio
[7 Gennaio 2014]
Le Hawaii stanno per uscire dall’epoca dei sacchetti di plastica ammucchiati sotto il lavello della cucina, anche se gli Usa continentali ci sono ancora in pieno, molto distanti dal realizzare quel che è già stato fatto in Europa (con un record italiano), di quello che è avviato nell’Ue e di quello che hanno già portato a termine Paesi poveri come il Bangladesh: il bando degli shopper di plastica.
Con l’adesione il 2 gennaio del Consiglio di Honolulu, tutte e quattro le contee più popolate delle Hawaii hanno approvato la normativa che vieta i sacchetti di plastica alle casse dei supermercati, facendo diventare l’arcipelago sperso nel Pacifico il primo Stato Usa ad approvare il bando.
Solo nella quinta contea delle Hawaii, Kalawao, la più remota e poco popolata, non è stato ancora approvato il divieto, ma sulla Big Island, dove i consumatori già per tutto il 2013 hanno dovuto pagare i sacchetti di plastica dei supermercati, il 17 gennaio gli shopper non biodegradabili dovranno scomparire da tutti i negozi e ristoranti. I consumatori hawaiani possono optare per i sacchetti di carta o portare le borse per la spesa riutilizzabili, come ormai si sono riabituati a fare gli europei. I sacchetti di plastica trasparenti saranno invece ancora disponibili per gli oggetti alla rinfusa come le noci, il pesce, la carne, cereali e i prodotti freschi.
Nelle isole di Kauai e Maui il divieto è già in atto, mentre l’isola più popolata, Oahu, sta smaltendo le scorte e organizzandosi per unirsi a loro nel luglio del 2015.
Robert Harris, direttore di Sierra Club Hawaii, sottolinea: «Essendo uno Stato marittimo, forse, siamo esposti più direttamente gli effetti dell’inquinamento da plastica ed al danno che provoca al nostro ambiente. La gente nelle Hawaii ha più probabilità di stare in acqua o all’aperto e così di vedere questo moderno flagello, i sacchetti di plastica, nell’ambiente». Dopo questo successo le isole che hanno dato i natali al presidente Obama dovranno ora allargare il campo d’azione e affrontare il problema di una corretta gestione dei rifiuti a più ampio spettro, garantendo lo sviluppo di una filiera industriale del riciclo. Al momento, però, le Ong si godono la vittoria.
Secondo la Surfrider Foundation, infatti, le Hawaii sono riuscite ad approvare il bando dei sacchetti di plastica grazie alla pressione delle associazioni locali. «Il divieto a livello statale – dicono all’Ong hawaiana – non è stato votato dal Parlamento dello Stato, ma da tutti e quattro i consigli di contea».
Negli Usa ci sono già diverse città e contee che vietano i sacchetti di plastica, ma è la prima volta che lo fa un intero Stato. «Per passare al divieto ci è voluto uno sforzo, il cambiamento lo richiede sempre – spiega Harris – ma la gente sembra aver capito la necessità di un tale sforzo».
Fino allo scorso dicembre il sindaco di Honolulu, Peter Carlisle, era titubante, ma alla fine ha firmato ed ha dato ai commercianti tre anni per mettersi in regola ed ora dice: «Questo è rivoluzionario. Firmando questo disegno di legge ecologico, Honolulu si unisce alle contee delle isole vicine. Le Hawaii sono diventate l’unico stato degli Stati Uniti, dove ogni contea ha una legislazione anti-sacchetto di plastica».
La legge della contea di Honolulu vieta i sacchetti di plastica non biodegradabili così come sacchetti di carta che non siano composti per almeno il 40% da carta riciclata. Sierra Club aveva organizzato manifestazioni per chiedere un divieto statale, ma alla fine le decisioni autonome delle contee hanno prodotto lo stesso risultato.
Ora il problema è far capire la cosa ai superconsumisti hawaiani: la maggior parte dei clienti dei supermercati dice che preferirebbe pagare il sacchetto di plastica piuttosto che dover sottostare ad un divieto, e i più dichiarano che si sposteranno sui sacchetti di carta. Ma la Surfrider Foundation, che ha chiesto il divieto anche per proteggere spiagge e mare delle Hawaii, non molla ed rilancia: «Il divieto dei sacchetti di plastica è solo il primo passo: se lo Stato emanasse una tassa sui sacchetti di carta, si ridurrebbe ulteriormente l’utilizzo di prodotti usa e getta».