Presentato a Milano il progetto Conversione e gli Ambasciatori del Territorio

Liberare l’Italia da Ogm e pesticidi e raddoppiare le superfici coltivate a biologico

Legambiente: «L’Expo non sia la vetrina del peggio della globalizzazione, ma di esperienze virtuose»

[10 Aprile 2015]

Secondo Legambiente, «Migliorare le nostre diete alimentari e raddoppiare nei prossimi 5 anni, estendendole dal 10 al 20%, le superfici italiane coltivate a biologico, l’unica agricoltura che può assicurarci cibo sano, libero da Ogm e pesticidi, e al tempo stesso aiutarci a contrastare i cambiamenti climatici e le altre gravi emergenze ambientali del Pianeta è un obiettivo che è alla portata dell’Italia, nei cui territori esistono già tantissime esperienze virtuose». Per il Cigno Verde chiede al ministro dell’agricoltura Martina e al governo di sostenere queste realtà con una serie di azioni concrete: «Fondi per la ricerca e sperimentazione di metodi di agricoltura biologica, formazione e istituzione in ogni regione italiana di liste di esperti in agricoltura biologica per l’assistenza tecnica alle imprese, promozione di almeno un biodistretto per regione in alleanza tra agricoltura, filiere agroalimentari e ricerca scientifica, agricoltura biologica nei Parchi».

Le proposte sono state avanzate oggi. a conclusione del viaggio del Treno Verde, con il progetto Conversione, presentato a Milano durante la Conferenza Internazionale  “La terra che vogliamo. Quale agricoltura per nutrire il pianeta?”, promossa da Legambiente e dal Comitato Scientifico Expo.

Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha detto che «L’Expo è un’occasione irripetibile per parlare al mondo di questi modelli di agricoltura sostenibile, della salute dei cittadini e non può essere prigioniero degli interessi delle multinazionali del cibo globalizzato e degli Ogm. Esiste invece un’agricoltura che è attenta alla complessità e specificità locale degli ecosistemi ed è praticata già da molti agricoltori, alcuni dei quali hanno accompagnato il viaggio del Treno Verde lungo l’Italia. Parliamo purtroppo ancora di una visione non acquisita e consolidata, perché privilegi, lobby e approcci corporativi fanno da freno al processo di modernizzazione. Come ad esempio sta accadendo in questi mesi con il TTIP (Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti) che mette sotto attacco gli stessi standard su sicurezza dei cibi, dell’ambiente, del lavoro e della chimica; per non parlare dell’eccessivo consumo di suolo accompagnato da una cementificazione selvaggia. Sono resistenze che stanno penalizzando quanto di positivo si comincia a vedere nei territori a vantaggio della rinata dimensione della ruralità. Sull’evento dell’Expo si stanno accendendo i riflettori di tutto il mondo e il nostro paese non può permettersi di essere miope davanti alla vera sfida da cogliere, quella di valorizzare le economie locali e le agricolture di qualità dei territori, a partire da quelli italiani».

Nei due mesi del viaggio da Caltanissetta a Milano, sul del Treno Verde sono saliti 130 Ambasciatori del Territorio, un’iniziativa promossa dal Cigno Verde e da Alce Nero, e Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, ha ricordato che «Insieme a cibo sano e libero da Ogm gli Ambasciatori del Territorio offrono all’Italia e al mondo bellezza del paesaggio, suoli fertili e stabili, riscoperta di sapori e saperi unici, nuova linfa a borghi abbandonati di collina e di montagna  Con loro abbiamo percorso l’Italia, presentando quel cibo che non solo non danneggia l’ambiente, ma mette in relazione chi lo produce e chi ne fruisce. Quello stesso cibo che è lavoro, qualità territoriale, bellezza di cui l’Italia deve tornare ad essere fiera. La politica è chiamate a rispondere a questa grande domanda di cambiamento che i cittadini e le aziende agricole più innovative chiedono da tempo».

Sono le esperienze che hanno ispirato il Manifesto della Nuova Agricoltura, che sul Treno Verde ha raccolto  più di 1.000 firme di operatori del settore agroalimentare, studenti, professori, tecnici, rappresentanti politici e istituzionali, comprese quelle del ministro Maurizio Martina, della sottosegretario all’ambiente Barbara Degani, di Nichi Vendola e degli  assessori regionali all’agricoltura di Sicilia, Abruzzo, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, dal sindaco di Napoli e di molte delle altre città. «Un manifesto – spiegano ancora a Legambiente – che propone un’agricoltura di qualità, rispettosa degli ecosistemi naturali, del paesaggio e della biodiversità anche perché con diete più salutari sarà possibile nutrire tutto il Pianeta. Saranno, infatti, in gran parte i nostri stili di consumo alimentare a determinare il futuro della produzione di cibo. Se una parte dell’umanità oggi muore ancora per fame o malnutrizione, un’altra parte muore per malattie determinate da un eccesso di consumi di carne, grassi, zuccheri, cibo scadente e contaminato da pesticidi».

Al convegno milanese Timothy Land, della London University, ha ricordato che uno studio dell’università di Harvard e del World economic forum «Mostra che le malattie non infettive, come cancro, malattie cardiovascolari, respiratorie, nei prossimi 20 anni costeranno 30.000 miliardi di dollari. È quasi la metà del prodotto lordo mondiale nel 2010 e il principale responsabile di queste malattie è un’alimentazione scorretta».

Per promuovere stili di vita sani e responsabili, il Treno Verde ha promosso incontri, focus, degustazioni,  laboratori e soprattutto percorsi di educazione alimentare e ambientale con i circa 15.000 studenti che hanno partecipato alle attività promosse da Legambiente, come il progetto “Treno Verde verso Expo”  dedicato ai temi dell’agricoltura, dell’alimentazione, della biodiversità e degli stili di vita.  «Che il tema di una corretta alimentazione debba diventare elemento imprescindibile nei programmi didattici degli istituti italiani  – dicono a Legambiente – è dimostrato anche dal sondaggio svolto dall’associazione in questi mesi e che ha riguardato oltre 3.000 studenti. Pizzette e merendine confezionate rappresentano infatti ancora oltre l’80% del cibo preferito per merenda nelle nostre scuole, mentre solo poco più del 9% degli intervistati mangia ad esempio un frutto».  Ma anche a casa le abitudini non sono delle migliori: «La carne continua ad avere un peso troppo importante nel menu settimanale dei ragazzi, a discapito di pesce e verdura. Nel 75% degli istituti presi in esame è presente una mensa scolastica, ma soltanto nel 57% dei casi vengono consumati prodotti biologici o locali durante i pasti».

Numeri che confermano i dati del  XV rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente per il 2013, che hanno riguardato 1.272.138 studenti delle scuole, dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado di competenza dei Comuni capoluogo italiane. «Rispetto ai servizi a disposizione delle scuole e alle buone pratiche, infatti, i dati non ci restituiscono un quadro incoraggiante conclude il Cigno Verde _  A livello nazionale sono il 75,4%  le mense in cui vengono serviti pasti biologici (con nord, sud e isole che si attestano su una media dell’80% mentre al centro si supera di poco il 40). Le mense con pasti interamente biologici sono invece appena il 4,8 per cento a livello nazionale (qui invece è al centro che c’è il dato più significativo con l’11 per cento, mentre nord, sud e isole non superano l’1 per cento). Diminuiscono i pasti interamente biologici nelle scuole, oramai presenti solo nel 4,8% delle mense scolastiche, quasi 4 punti sotto il dato dell’anno precedente e in calo di circa la metà rispetto a quattro anni prima (8,7 nel 2009), così come la media di prodotti biologici che si attesta al 53,7%».