Prezzi alimentari in forte rialzo: l’indice Fao influenzato da maltempo e crisi ucraina
[3 Aprile 2014]
L’Indice dei Prezzi Alimentari della FAO ha registrato un aumento di 4.8 punti (2,3%) a marzo, raggiungendo un valore medio di 212.8 punti, il più alto dal maggio 2013. «L’Indice, come previsto, ha risentito l’influenza delle condizioni meteorologiche sfavorevoli negli Stati Uniti e in Brasile e delle tensioni geopolitiche nella regione del Mar Nero», ha affermato Abdolreza Abbassian, economista senior della FAO.
Questi e altri fattori d’influenza vengono analizzati in maggiore dettaglio nel rapporto AMIS Market Monitor, il resoconto mensile sui principali cereali alimentari preparato dal Sistema d’Informazione sul Mercato Agricolo (AMIS l’acronimo inglese, ndt), un’iniziativa del G20, ospitato presso la FAO.
«L’Indice dei Prezzi Alimentari registra l’andamento dei prezzi in marzo. Da allora i timori per eventuali interruzioni degli approvvigionamenti di grano dall’Ucraina si sono placati. I mercati hanno, inoltre, cominciato ad abbandonare i timori che le difficili condizioni dell’economia domestica possano avere un’influenza negativa su semine o raccolti nel 2014», ha affermato Abbassian.
L’Indice, che si basa sui prezzi di un paniere di prodotti alimentari commercializzati a livello internazionale, ha visto l’aumento di tutti i gruppi di prodotti tranne i lattiero-caseari, che sono scesi per la prima volta in quattro mesi (-2,5%). A mostrare gli aumenti più rilevanti sono stati lo zucchero (+7,9%) e i cerali (+5,2%).
L’Indice FAO dei prezzi dei cereali ha segnato una media di 205.8 punti in marzo, più 10 punti rispetto a febbraio. I prezzi di grano e mais si sono rafforzati e le importazioni sono state sostenute a seguito dei timori sugli effetti della siccità sul grano invernale negli Stati Uniti, le condizioni meteorologiche sfavorevoli in Brasile e le tensioni nella regione del Mar Nero. Pur crescendo ai livelli più alti dall’agosto del 2013, l’Indice di marzo é rimasto ben al di sotto (34,6 punti o 14,4%) dei valori registrati nello stesso periodo del 2013. I prezzi del riso, sono rimasti generalmente stabili.
Oltre all’Indice dei prezzi alimentari, la FAO ha oggi pubblicato anche il Bollettino sull’Offerta e Domanda di Cereali, che registra prospettive positive per la disponibilità di cereali e livelli record di scambi nella stagione di commercializzazione 2013/2014. Il Bollettino ha anche registrato un aumento di 6 milioni di tonnellate delle stime di produzione cerealicola nel 2013, che ora si prevede raggiungeranno i 2 521 milioni di tonnellate. Gli aggiornamenti riflettono le stime in rialzo sulla produzione di cereali secondari e riso in diversi paesi. Le previsioni di scorte finali sono state anch’esse riviste al rialzo e il commercio internazionale è previsto in crescita più di quanto inizialmente stimato. «È ancora troppo presto per stabilire delle stime precise sulla produzione di cereali in quanto molte colture devono essere ancora piantate e il meteo rimane un fattore decisivo per l’andamento dei raccolti», ha spiegato Abbassian. La produzione mondiale di grano è prevista raggiungere i 702 milioni di tonnellate nel 2014, due milioni di tonnellate in meno di quanto previsto nelle stime di marzo; 2 in meno rispetto al raccolto record dell’anno scorso. Le prime stime della FAO sulla produzione mondiale di riso nel 2014 pubblicate nel rapporto di oggi indicano un modesto aumento dello 0,8 %, raggiungendo i 500,7 milioni di tonnellate (riso lavorato), dovuto probabilmente al calo dei prezzi internazionali e ai timori per gli eventi meteo legati a El Niño. Anche se le stime delle produzione di riso sono in leggero rialzo, la maggiore produzione potrebbe comunque non bastare a compensare la crescita demografica. Come conseguenza gli stock potrebbero diminuire, anche se da livelli comunque alti.
L’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali, invece, ha segnato una media di 204,8 punti in marzo, in aumento di 7 punti rispetto a febbraio, raggiungendo i livelli più alti in 18 mesi. L’aumento dell’indice è dovuto in larga parte all’aumento dei prezzi dell’olio di palma dovuto alle preoccupazioni destate dal prolungarsi della siccità nel Sudest Asiatico.
L’Indice FAO dei prodotti lattiero-caseari ha registrato una media di 268,5 punti in marzo, 6,9 punti in meno rispetto a febbraio, come conseguenza del calo della domanda da parte della Cina e tra le incertezze mercato sigli scambi con la Federazione Russa. Ad influenzare al ribasso l’indice dei prezzi lattiero-caseari ha contribuito inoltre la buona produzione registrata in Nuova Zelanda e nell’emisfero Nord.
L’ Indice FAO dei prezzi della carne ha segnato una media di 185 punti in marzo, in aumento di 2,7 punti rispetto a febbraio. Ancora una volta, i prezzi hanno subito l’influenza di condizioni meteo sfavorevoli, con la siccità in Australia e negli Stati Uniti che desta timori per la produzione di carne bovina. La carne di maiale è aumentata in parte a causa dei timori per gli effetti del virus della Diarrea Porcina Epidemica sugli stock per l’esportazione negli Stati Uniti.
L’ indice FAO dei prezzi degli zuccheri ha raggiunto i 253,9 punti a marzo, in aumento di 18,5 punti rispetto a febbraio spinto dai timori legati al declino della produzione dovuta alla mancanza di piogge in Brasile e alla minore produzione di canna da zucchero in Thailandia. Hanno contribuito all’aumento dei prezzi anche le preoccupazioni per i potenziali futuri effetti de El Niño.