Rebrik, come riciclare e riutilizzare i vecchi mattoni per nuovi edifici
[18 Settembre 2013]
Produrre mattoni richiede molte risorse naturali e molta energia e, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, è fortemente inquinante e utilizza molta manodopera minorile. Tanto per capire l’impatto sul cambiamento climatico, il riutilizzo di ogni mattone evita l’immissione in atmosfera di 0,5 kg di CO2 che verrebbe prodotta dalla costruzione di un nuovo mattone. Però, quando gli edifici in mattoni esistenti vengono demoliti, la maggior parte dei detriti, che possono contenere molte migliaia di mattoni interi, viene inviata in discarica o frantumata.
Il progetto Market uptake of an automated technology for reusing old bricks (Rebrick), finanziato dall’Unione europea con circa 700.000 euro nell’ambito del programma Eco-Innovazione e che si concluderà alla fine del 2013, ha sviluppato e testato un nuovo sistema che smista in modo automatico i rifiuti delle demolizioni, separando i mattoni per un loro riutilizzo.
Come spiega a Cordis, il bollettino scientifico dell’Ue, il coordinatore di Rebrick Claus Nielsen della danese Gamle Mursten, «ci sono milioni di edifici di mattoni nel mondo. Ogni volta che uno di questi edifici viene demolito, i mattoni possono diventare parte di un nuovo edificio e di una nuova storia. I mattoni possono facilmente durare per diversi secoli, ma quelli che si trovano nei rifiuti delle demolizioni vengono semplicemente gettati via o, nella migliore delle ipotesi, frantumati e usati come materiale inerte per applicazioni di bassa qualità, ad esempio come strato di base nella costruzione delle strade».
Rebrick, che è stato brevettato dalla Gamle Mursten, rimuove in modo automatico calcestruzzo e cemento dai vecchi mattoni che quindi possono essere riutilizzati nella costruzione di edifici. Nielsen sottolinea: «Riutilizzando i vecchi mattoni si trasferisce la loro storia e si applica il loro carattere ai nuovi edifici, essi diventano esempi tangibili del potenziale che si nasconde nei detriti delle demolizioni».
La Gamle Mursten evidenzia che Rebruck punta a diffondere sul mercato «una tecnologia che consente un cambiamento di paradigma nel trattamento dei rifiuti della demolizione e del riciclaggio in Europa. Attualmente, le demolizioni degli edifici, compresi cemento, malta e mattoni, vengono sepolte nelle discariche o frantumate e riciclate. Ciò avviene nonostante il fatto che i mattoni possono facilmente durare per diversi secoli. La produzione di nuovi mattoni richiede molta energia e risorse e, di conseguenza, la possibilità di riutilizzare i mattoni avrà un importante impatto ambientale attraverso la riduzione delle emissioni di CO2 e dei rifiuti».
I partner del progetto – tra i quali c’è anche D’Appolonia, una compagnia di consulenza ingegneristica acquisita recentemente dal gruppo italiano Rina – in meno di due anni hanno compiuto rapidi progressi in due grandi impianti per la pulizia dei mattoni in Danimarca. Ora puntano a realizzare ulteriori siti in altri Paesi, tra i quali Polonia e Germania, dove le imprese di demolizione sono molto attive. Secondo Cordis, «se avranno successo, il sistema Rebrick potrebbe portare a una riduzione annuale dei rifiuti pari a 24.000 tonnellate nel secondo anno dopo la fine del progetto».
Nielsen conclude: «Il nostro approccio garantisce la disponibilità di un materiale edilizio sostenibile, creando allo stesso tempo posti di lavoro ecologici e contribuendo alla produzione sostenibile e allo sviluppo rispettoso dell’ambiente nell’ambito dei settori delle costruzioni e dell’architettura. Alla fine milioni di persone potrebbero trarre beneficio da Rebrick, poiché può rendere disponibili dei bellissimi vecchi mattoni per nuovi edifici in tutta Europa. Il sistema ha già dimostrato la sua competitività, con i due impianti attualmente in funzione che vendono ogni “nuovo vecchio mattone” prodotto. È stato quasi impossibile trattenere del materiale in magazzino a causa della grande richiesta».