Ripubblichiamo l'interessante articolo apparso su Eddyburg col titolo "La circolazione Natura-Merce-Natura"
Shopping di natura, merci e servizi: il lato meno evidente (e più importante) del consumo
[20 Gennaio 2014]
I modi di produzione di merci e di servizi, anche quando si tratta di servizi apparentemente “immateriali”, hanno a che fare con beni fisici, materiali. A parte i servizi essenziali come cibo e acqua e indumenti, in cui gli oggetti sono indispensabili, il servizio “informazione” richiede reti elettriche di rame e macchinari di plastica e metallo o carta per libri e giornali; il servizio “trasporto” richiede autoveicoli, treni, carburante, elettricità; il servizio “illuminazione” richiede lampade e elettricità prodotta dai prodotti petroliferi o dal carbone o dal moto delle acque entro tubazioni di metallo e cemento; il servizio “salute” richiede edifici, strumenti di misura, letti, prodotti chimici; eccetera.
L’analisi dei modi di produzione dovrebbe presupporre una analisi dei diversi oggetti con cui è possibile soddisfare i bisogni e ciascun oggetto è ottenuto mediante un flusso di materia ed energia che parte dalle risorse della natura – minerali, acqua, combustibili, vegetali, animali – passa attraverso macchinari in cui la materia naturale viene “addizionata” con lavoro umano e conoscenze (cioè con la storia incorporata in ciascun gesto del lavoratore, così come si è evoluto e si modifica ogni giorno e ogni anno).
I macchinari producono oggetti, che sono merci, acquistabili con denaro nel sistema capitalistico, ma che in assoluto sono “cose”, aggregati di molecole di materia con la relativa energia “incorporata”, oggetti che scorrono da un settore all’altro della vita sociale. Alla fine le “merci” vengono usate nel settore della famiglia, del lavoro, dei servizi e, naturalmente, non si “consumano” ma ritornano alla natura sotto forma di gas, liquidi o solidi, esattamente con le stesse molecole uscite dalla natura che incorporano la stessa energia (se pure, quest’ultima, in forma termodinamicamente meno “pregiata”).
Siamo di fronte, quindi, ad una circolazione natura-merci-natura, o N-M-N. Uso il termine “merce” nel senso di cose fisiche che fluiscono attraverso la produzione e il “consumo”. Le merci non sono neutrali rispetto ai bisogni che soddisfano, nel senso che lo stesso bisogno umano può essere soddisfatto con differenti merci (differenti alimenti o detersivi o autoveicoli) traendo, quindi, differenti materie dalla natura e restituendo differenti scorie alla natura.
L’analisi della circolazione natura-merci-natura mostra che la qualità, il “valore“, di ciascuna merce non sono descritti dal prezzo monetario il quale dipende dal modo in cui vengono ottenuti i beni della natura. A parità di servizio certe merci vengono prodotte perché i rapporti imperialistici consentono di ottenere a basso prezzo minerali o fonti di energia dai paesi poveri; se i rapporti commerciali internazionali fossero diversi lo stesso servizio potrebbe essere soddisfatto da merci prodotte in modo del tutto differente.
Lo stesso ragionamento vale per la quantità di scorie che si liberano nel soddisfare una “unità di servizio” (il chilometro percorso da una persona; il chilogrammo di biancheria lavata da una famiglia; il chilogrammo di proteine mangiate da una persona) o per la sollecitazione a cui è sottoposto un lavoratore.
Al fine di identificare altre scale di valori, in prima approssimazione si potrebbe cominciare a cercare di riconoscere in ciascuna cosa-merce il “contenuto di natura“: è molto maggiore il contenuto di “albero” in un chilogrammo di carta nuova che in un chilogrammo di carta ottenuta dalla carta straccia; il contenuto di “minerale” in un chilogrammo di alluminio ottenuto dalla bauxite rispetto a quello ottenuto dal riutilizzo dei rottami.
Analogamente va cercato il “contenuto di energia” di ciascun oggetto, definito, grossolanamente, come la quantità di energia necessaria per produrne la unità di peso o per ottenere la unità di servizio. E’ l’idea che ha affascinato decine di critici del capitalismo, con proposte talvolta bizzarre, come l’assegnazione di una moneta-energia uguale per ciascun individuo e commerciabile. Per una stimolante storia di queste idee si veda il libro di J. Martinez-Alier, “Economia ecologica“, Garzanti, Milano, 1991. Infine, sempre in questa prima approssimazione, si dovrebbe cercare di riconoscere il “contenuto” di scorie che si formano nella fase di produzione e di “consumo” della solita unità di merce o di servizio, qualcosa come un “costo ambientale“.
I “costi” in materie prime, in acqua, in energia e in scorie – adesso le mode ambientaliste li chiamano “impronte” – sono indicati in unità fisiche, naturali così come il lavoro viene indicato in ore lavorative (che dovrebbero includere quelle effettivamente associate al lavoro, in cambio di un salario, e quelle “regalate” dal lavoratore al datore di lavoro sotto forma di tempo impiegato nel trasporto al posto di lavoro).
Indipendentemente dal prezzo in unità monetarie, in un pianeta di risorse naturali scarse, “vale” di più una merce che, sempre per unità di peso o di servizio svolto, richiede meno risorse naturali, meno acqua, meno energia e genera meno scorie.
Continuando con questo ragionamento dovrebbe “valere” di più una merce ottenuta da materie importate da paesi che lottano per la propria indipendenza, anche se le materie importate da paesi oppressori costano di meno. E poi dovrebbe valere di più una merce duratura rispetto ad una “a breve vita” (o del tipo usa-e-getta, come si suol dire) perché estrae meno risorse dalla natura e getta meno scorie nella natura, e così via.
Si tratta di un inizio di un cammino alla ricerca di nuove scale di valori da percorrere anche riscoprendo oscuri e dimenticati predecessori. Citerò solo un articolo del socialista ucraino Serhii Podolinski: “Il socialismo e l’unità delle forze fisiche“, apparso nella “rivista socialista” La Plebe di Milano, anno 14, numeri 3 e 4 del 1881. Anche lui concludeva il suo articolo dicendo che bisognava partire dal valore fisico e naturale della produzione. Abbiamo già perso 130 anni!