Stato in vendita: la Cina fa shopping di petrolio e miniere in Ecuador
[2 Dicembre 2013]
La Reuters parla di vendita dell’intera produzione petrolifera dell’Ecuador alla Cina per salvare il Paese sudamericano dalla bancarotta, ma l’accordo firmato dal direttore dell’Empresa Nacional Minera (Enami Ep), all’Asia Copper Week, Shanghai 2013 sembra qualcosa di ancora più grosso.
Il governo dell’Ecuador dice di aver presentato ad importanti imprese cinesi un portafoglio di progetti strategici come Telimbela y el Torneado, nella provincia di Bolívar, che riguardano rame e molibdeno, o Tola Norte (Esmeraldas) per sabbie ferro-titanifere, che hanno sollevato il forte interesse dei cinesi.
Alle imprese cinesi è stato proposto di diventare socie delle imprese statali ecuaduregne e sono in corso colloqui per stendere un’agenda con la China Mining Association er capite cme sfruttare il potenziale minerario dell’Ecuador.
Uno dei probabili partner dell’Ecuador, uno Stato che si vanta della sua Costituzione “ecologica”, è la China Gold International, non proprio un esempio di attenzione all’ambiente. Yépez ha anche avuto incontri con il China Geologycal Survey per avviare ricerche minerarie e definire i termini di un accordo per progetti esplorativi e di formazione delle risorse umane in Ecuador.
Con la Poly Metals, un altro gigante cinese, sono state definite le possibilità di investimento nei progetti della Enami EP che intanto ha firmato un accordo di cooperazione con la Jinxin Energy Investment.
In una nota l’Enami EP spiega di aver centrato l’obiettivo di fare in modo che le imprese asiatiche conoscano i suoi progetti strategici e di cercare soci che investano nelle risorse in Ecuador, ma quello che è più probabile è che il governo socialista di Rafael Correa si sia forzatamemente aperto allo shoppping delle sue materie prime da parte dei cinesi che, di solito, non prestano molta attenzione ai vincoli ambientali, anche se sono scritti nella Costituzione.
E’ così che il direttore generale di PetroEcuador Marco Calvopiña, ha firmato a Pechino un accordo che cede a PetroChina 500.000 dei 520.000 barili al giorno di petrolio estratti in Ecuador ed è così che Pechino penetra in mercati che non trovano più crediti dagli Usa e dai Paesi occidentali che hanno cacciato le multinazionali avide ed inquinanti. Di fatto la Cina ha comprato l’Itera produzione di un Paese Opec e messo un piede per interposto Stato nell’organizzazione dei Paesi petroliferi.
Bisognerà capire se le imprese statali cinesi si comporteranno nello stesso modo cooperando con le imprese statali ecuadoregne con l’acqua alla gola e comunque, anche se teoricamente maggioritarie, nella posizione di debitore, ma sembra l’unica soluzione per evitare il default di un Paese che contava di ricevere compensazioni in cambio del non sfruttamento delle risorse e che ora si trova a offrirle su un piatto d’argento alla Cina che sta penetrando sempre di più nei mercati delle nuove democrazie progressiste latinoamericane, magari sostituendo a colpi di acquisto di concessioni le multinazionali occidentali, stanche di avere a che fare con le nazionalizzazioni, con il suo capitalismo di stato da esportazione.
U.M.