
Un terzo degli oggetti che abbiamo in casa non ci servono

Secondo il “14ème baromètre de la consommation plus responsable en 2021” pubblicato dall’Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Énergie (ADEME) e da Greenflex, «Il 72% dei francesi afferma di essere a favore di un consumo più responsabile, a riprova della sua preoccupazione per le questioni ambientali e sociali. Inoltre, oltre a “consumare meglio”, vogliono anche modificare il proprio comportamento verso una riduzione complessiva dei propri consumi».
Per aiutarli a raggiungere questo obiettivo, l’ADEME ha lanciato nell'aprile 2021 l'operazione/studio "Osez changer: Mieux consommer et vivre plus léger” che puntava ad aiutare 21 famiglie "testimonial" a mettere in ordine gli oggetti in lorio possesso e a riordinare le loro case, impegnandosi allo stesso tempo a un consumo più responsabile e sobrio. Per raggiungere questo obiettivo, queste famiglie sono state supervisionate da "home-organizers", cioè professionisti dell'organizzazione e dell'ordinamento/inventario (pagati dall’ADEME) che hanno fornito loro metodologia, strumenti e monitorato il processo durante tutta l'operazione. «Così – spiegano all’ADEME - per 3-4 mesi, ogni famiglia ha potuto conoscere le principali questioni sociali legate al consumo materiale, impostare un metodo per inventariare, contare e soprattutto ordinare gli oggetti per scoprire quali erano ancora utili per loro, e quali quelli che contribuivano a ingombrare il loro alloggio».
Ne è venuto fuori che, in media, le famiglie hanno dato una seconda vita a un terzo degli oggetti che possedevano, soprattutto attraverso donazioni e vendite di seconda mano o, se non c'erano alternative, attraverso il riciclaggio. Rivelatasi molto più che un'operazione di “smistamento e riordino”, l'operazione "Osez changer” «Ha messo in luce con chiarezza trasformazioni talvolta profonde nelle famiglie – dicono ADEME) e Greenflex - Non occorre più dimostrare la capacità delle famiglie di allungare la vita degli oggetti e di adottare pratiche di consumo più virtuose. Infine, il successo di questa operazione è illustrato dal fatto che le famiglie cercano di trasmettere queste pratiche anche ai propri cari e a chi le circonda».
Da studi precedenti sulla congestione delle abitazioni da oggetti di consumo risultava che negli alloggi dei francesi (un valore trasferibile a quello degli europei occidentali, italiani compresi) vengono accumulate in media 2,5 tonnellate di oggetti, oltre alle 45 tonnellate di materiali utilizzati per la loro fabbricazione. Tra 54 e 110 milioni di smartphone “dormono” nei nostri cassetti. I francesi pensano di avere 34 dispositivi elettrici ed elettronici per famiglia. In realtà ne hanno in media 99, 6 dei quali non sono mai stati utilizzate.
L'operazione "Osez changer: Mieux consommer et vivre plus léger” mette in luce la necessaria consapevolezza di qullo che si possiede: «C'è un vero gap tra ciò che pensiamo di avere, ciò che abbiamo, ciò di cui pensiamo di aver bisogno e ciò che teniamo alla fine (le famiglie hanno tenuto più scarpe e jeans di quelli di cui sentivano di aver bisogno)».
Le quantità di oggetti posseduti variano molto a seconda delle 21 famiglie coinvolte nell'operazione, su tutti gli oggetti conteggiati, ad esempio: Scarpe: da 11 a 84 paia di scarpe per donna e da 9 a 32 per uomo. E in media, gli adulti in casa hanno il doppio delle scarpe che immaginavano e 3 volte quelle di cui pensano di aver bisogno. Abbigliamento: da 128 a 531 capi per donna e da 74 a 284 per uomo. Schermi: da 4 a 28 schermi (computer, tablet, cellulari, ecc.) di proprietà per nucleo familiare.
In media, durante l'operazione, le famiglie si sono sbarazzate del 31% dei loro oggetti, tutte le categorie messe insieme , e del 37% dei loro tessuti (abbigliamento e scarpe). Durante "Osez changer”, le 21 famiglie francesi hanno donato, venduto o inviato ai canali di riciclaggio oltre 2 tonnellate di apparecchi elettrici ed elettronici.
Per ADEME si tratta di un approccio che cambia concretamente pratiche e percezioni in termini di consumo più responsabile: «Dopo le difficoltà iniziali, le coppie hanno trovato l'esercizio sempre più facile ("più lo fai, più è facile, e dopo diventa automatico") e hanno provato sentimenti molto gratificanti: sollievo, orgoglio, un approccio "piacevole"... che le ha incoraggiate a continuare nei loro sforzi. Dopo l'operazione, l'86% delle famiglie (contro il 69% dei francesi medi) ritiene che immagazzinare oggetti che non utilizzano sia una forma di rifiuto. La nozione di bisogno è stata affinata: le famiglie che hanno dichiarato di aver bisogno del maggior numero di scarpe o jeans hanno visto diminuire questo numero. Gli home-organisers indicano che in termini di spazio all'interno delle abitazioni, l'aumento di spazio è compreso tra il 30% e il 50%, o addirittura il 60% a seconda della famiglia. Quasi tutte le famiglie si sono impegnate concretamente durante l'operazione a pensare di più ai propri consumi: mentre l'80% di loro che prendeva in considerazione l'ambiente e la solidità e durata dei prodotti come criteri di acquisto, è diventato il 100% a fine operazione».
E non si tratta solo di consumare meno e meglio e di avere un’impronta più leggera sull’ambiente, alla fine lo spazio casalingo e la vita domestica sono diventate più ordinate e più gradevoli: «Meno tempo per cercare le cose, riporre le cose o fare i lavori domestici; Riappropriazione di spazi di stoccaggio ancora una volta funzionali; Riappropriazione degli spazi sociali in casa; Riappropriazione del tempo, perché occorre meno pulizia e meno stoccaggio degli oggetti».
