Un terzo degli oggetti che abbiamo in casa non ci servono
Basta poco per migliorare l’ambiente domestico e la qualità della vita casalinga
[15 Febbraio 2022]
Secondo il “14ème baromètre de la consommation plus responsable en 2021” pubblicato dall’Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Énergie (ADEME) e da Greenflex, «Il 72% dei francesi afferma di essere a favore di un consumo più responsabile, a riprova della sua preoccupazione per le questioni ambientali e sociali. Inoltre, oltre a “consumare meglio”, vogliono anche modificare il proprio comportamento verso una riduzione complessiva dei propri consumi».
Per aiutarli a raggiungere questo obiettivo, l’ADEME ha lanciato nell’aprile 2021 l’operazione/studio “Osez changer: Mieux consommer et vivre plus léger” che puntava ad aiutare 21 famiglie “testimonial” a mettere in ordine gli oggetti in lorio possesso e a riordinare le loro case, impegnandosi allo stesso tempo a un consumo più responsabile e sobrio. Per raggiungere questo obiettivo, queste famiglie sono state supervisionate da “home-organizers”, cioè professionisti dell’organizzazione e dell’ordinamento/inventario (pagati dall’ADEME) che hanno fornito loro metodologia, strumenti e monitorato il processo durante tutta l’operazione.
«Così – spiegano all’ADEME – per 3-4 mesi, ogni famiglia ha potuto conoscere le principali questioni sociali legate al consumo materiale, impostare un metodo per inventariare, contare e soprattutto ordinare gli oggetti per scoprire quali erano ancora utili per loro, e quali quelli che contribuivano a ingombrare il loro alloggio».
Ne è venuto fuori che, in media, le famiglie hanno dato una seconda vita a un terzo degli oggetti che possedevano, soprattutto attraverso donazioni e vendite di seconda mano o, se non c’erano alternative, attraverso il riciclaggio. Rivelatasi molto più che un’operazione di “smistamento e riordino”, l’operazione “Osez changer” «Ha messo in luce con chiarezza trasformazioni talvolta profonde nelle famiglie – dicono ADEME) e Greenflex – Non occorre più dimostrare la capacità delle famiglie di allungare la vita degli oggetti e di adottare pratiche di consumo più virtuose. Infine, il successo di questa operazione è illustrato dal fatto che le famiglie cercano di trasmettere queste pratiche anche ai propri cari e a chi le circonda».
Da studi precedenti sulla congestione delle abitazioni da oggetti di consumo risultava che negli alloggi dei francesi (un valore trasferibile a quello degli europei occidentali, italiani compresi) vengono accumulate in media 2,5 tonnellate di oggetti, oltre alle 45 tonnellate di materiali utilizzati per la loro fabbricazione. Tra 54 e 110 milioni di smartphone “dormono” nei nostri cassetti. I francesi pensano di avere 34 dispositivi elettrici ed elettronici per famiglia. In realtà ne hanno in media 99, 6 dei quali non sono mai stati utilizzate.
L’operazione “Osez changer: Mieux consommer et vivre plus léger” mette in luce la necessaria consapevolezza di qullo che si possiede: «C’è un vero gap tra ciò che pensiamo di avere, ciò che abbiamo, ciò di cui pensiamo di aver bisogno e ciò che teniamo alla fine (le famiglie hanno tenuto più scarpe e jeans di quelli di cui sentivano di aver bisogno)».
Le quantità di oggetti posseduti variano molto a seconda delle 21 famiglie coinvolte nell’operazione, su tutti gli oggetti conteggiati, ad esempio: Scarpe: da 11 a 84 paia di scarpe per donna e da 9 a 32 per uomo. E in media, gli adulti in casa hanno il doppio delle scarpe che immaginavano e 3 volte quelle di cui pensano di aver bisogno. Abbigliamento: da 128 a 531 capi per donna e da 74 a 284 per uomo. Schermi: da 4 a 28 schermi (computer, tablet, cellulari, ecc.) di proprietà per nucleo familiare.
In media, durante l’operazione, le famiglie si sono sbarazzate del 31% dei loro oggetti, tutte le categorie messe insieme , e del 37% dei loro tessuti (abbigliamento e scarpe). Durante “Osez changer”, le 21 famiglie francesi hanno donato, venduto o inviato ai canali di riciclaggio oltre 2 tonnellate di apparecchi elettrici ed elettronici.
Per ADEME si tratta di un approccio che cambia concretamente pratiche e percezioni in termini di consumo più responsabile: «Dopo le difficoltà iniziali, le coppie hanno trovato l’esercizio sempre più facile (“più lo fai, più è facile, e dopo diventa automatico”) e hanno provato sentimenti molto gratificanti: sollievo, orgoglio, un approccio “piacevole”… che le ha incoraggiate a continuare nei loro sforzi. Dopo l’operazione, l’86% delle famiglie (contro il 69% dei francesi medi) ritiene che immagazzinare oggetti che non utilizzano sia una forma di rifiuto. La nozione di bisogno è stata affinata: le famiglie che hanno dichiarato di aver bisogno del maggior numero di scarpe o jeans hanno visto diminuire questo numero. Gli home-organisers indicano che in termini di spazio all’interno delle abitazioni, l’aumento di spazio è compreso tra il 30% e il 50%, o addirittura il 60% a seconda della famiglia. Quasi tutte le famiglie si sono impegnate concretamente durante l’operazione a pensare di più ai propri consumi: mentre l’80% di loro che prendeva in considerazione l’ambiente e la solidità e durata dei prodotti come criteri di acquisto, è diventato il 100% a fine operazione».
E non si tratta solo di consumare meno e meglio e di avere un’impronta più leggera sull’ambiente, alla fine lo spazio casalingo e la vita domestica sono diventate più ordinate e più gradevoli: «Meno tempo per cercare le cose, riporre le cose o fare i lavori domestici; Riappropriazione di spazi di stoccaggio ancora una volta funzionali; Riappropriazione degli spazi sociali in casa; Riappropriazione del tempo, perché occorre meno pulizia e meno stoccaggio degli oggetti».