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Zone rosse, se la spesa "è più conveniente" si può uscire dal Comune. E se è più sostenibile?

Fintantoché la convenienza sarà solo economica e non anche ambientale e sociale, continueremo a segare il ramo su cui siamo seduti
 |  Green economy

Lungi da noi entrare nel merito delle limitazioni imposte per le zone rosse in questa seconda emergenza Covid-19. O dei parametri presi in considerazione per determinare un colore piuttosto che un altro. Ci permettiamo soltanto di fare una brevissima riflessione su due punti: il primo riguarda la debolezza che scaturisce dall’interpretabilità delle norme, il secondo invece l’arretratezza culturale di fronte alla sostenibilità.

E prendiamo ad emblema la specificazione diramata in queste ore dal ministero dell’Interno che apre alla possibilità di recarsi a fare la spesa in un Comune vicino (quindi derogando al divieto di uscire da quello dove abbiamo residenza) se il punto vendita “è più conveniente”. Più precisamente, per il ministero dell’Interno «nel caso in cui un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito».

Non ci interessa qui ironizzare su un’ipotetica pattuglia della polizia che si metta a confrontare i prezzi delle zucchine, del dentifricio o del muesli, incrociandoli con le offerte 3x2, sottocosto, e carte fidelity. No. Ci interessa l’aspetto sociologico. Il parametro (che abbiamo visto essere assurdo e non verificabile) è solo quello della convenienza economica.

Quindi se una persona volesse andare nel Comune vicino perché nell’altro punto vendita trova prodotti biologici (e quindi più cari) non ci può andare? Se volesse andare nel Comune vicino perché di là c’è un negozio con prodotti sfusi e senza imballaggi, la sua coscienza ecologica non sarebbe sufficiente a giustificare “l”espatrio”? Se uno scegliesse il supermercato di là dal confine perché più fornito di prodotti vegetariani rispetto al proprio, sarebbe multato o no dalla polizia?

Siamo abbastanza sicuri che prevarrebbe il buon senso, e che nessuna pattuglia sanzionerebbe il cittadino che varca il confine per motivazioni ecologiche, resta però il fatto che la sostenibilità ancora una volta viene messa in secondo piano: fintantoché la convenienza sarà solo economica e non anche ambientale e sociale, continueremo a segare il ramo su cui siamo seduti.

E se il Covid-19 prima o poi sarà sconfitto, il ramo che abbiamo cominciato a segare invece non tornerà più come prima: speriamo almeno che qualcuno sia in grado di puntellarlo ogni tanto.

di Jacopo Carucci

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.