Dopo il primo via libera alla coltivazione fino a 4 piante, l’iter legislativo resta lungo e difficile
Cosa prevede il testo base sulla coltivazione domestica della cannabis
In caso di nuovo stop l’alternativa è la via del referendum: «Il successo della battaglia per l’eutanasia ha dimostrato che i cittadini sono riusciti a imporre alla politica un tema che non si aveva il coraggio di affrontare»
[9 Settembre 2021]
Ieri la commissione Giustizia della Camera ha approvato il testo base per la proposta di legalizzazione della coltivazione domestica di cannabis, che riunisce le proposte legislative C. 2160 Molinari, C. 2307 Magi e C. 2965 Licatini in un unico testo base noto come ddl Pierantoni e denominato formalmente Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati.
A favore della proposta hanno votato Pd, M5S, Liberi e uguali, i deputati Riccardo Magi (Misto +Europa-Radicali) ed Elio Vito (Forza Italia, col resto del partito schierato contro); Italia Viva ha optato per l’astensione mentre il voto contrario è arrivato da Lega, Fratelli d’Italia e Coraggio Italia.
Il testo base, se approvato definitivamente dal Parlamento, permetterebbe la coltivazione di 4 piante di cannabis ad uso personale, la diminuzione delle pene per la lieve entità con la differenzazione fra le sostanze, e la cancellazione delle sanzioni amministrative per le persone che usano sostanze.
La novità più significativa è introdotta già all’art. 1 della proposta, che propone di modificare il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope: “Al di fuori del regime delle autorizzazioni di cui agli articoli 17 e 27 e fatto salvo quanto stabilito dall’articolo 73 – si legge nel testo base – sono consentite a persone maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre quattro femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto”.
Dopo l’ok arrivato ieri dalla commissione Giustizia si apre adesso la fase legislativa in cui i partiti possono presentare modifiche e miglioramenti al testo, tramite appositi emendamenti, per poi passare alla discussione generale nell’Aula della Camera.
«Si tratta certamente di una buona notizia – commenta Leonardo Fiorentini, segretario del Forum Droghe – che non arriva certo inaspettata dopo più di un anno di discussione in commissione Giustizia. Sarebbe un grande passo in avanti, sia perché finalmente si toglierebbe dalla sfera penale la coltivazione di cannabis ad uso personale, ma anche per la rimozione delle odiose sanzioni amministrative, che oggi coinvolgono decine di migliaia di giovani ogni anno, ed hanno il solo effetto di creare stigma e marginalizzazione. Di notevole importanza anche la diminuzione delle pene per i fatti di lieve entità, che riprende la proposta di riforma del Testo unico sulle droghe promossa dalla società civile, e che riporta almeno questo pezzo di normativa degli stupefacenti nell’alveo della proporzionalità della pena. Vanno ringraziati per questo gli on.li Magi e Licatini per la caparbietà e il presidente Pierantoni per aver interrotto lo stallo della discussione in commissione. Destano preoccupazione invece alcune norme forcaiole inserite nel testo, ma l’iter è ancora lungo e ci auguriamo vengano emendate prima dell’approdo in aula».
Ad oggi però, il rischio maggiore è che il testo base non venga migliorato ma anzi affossato, come da buona tradizione italiana quando si parla di legalizzazione della cannabis, ma in caso di stop la società civile si è già dichiarata pronta a raccogliere le firme – operazione possibile da pochi mesi anche con firma digitale – per un referendum nel merito.
«Noi continueremo a spingere per accelerare l’iter di questo provvedimento che toglierebbe spazio alla mafie – affermano dalla campagna Meglio legale – Il successo della battaglia per l’eutanasia ha dimostrato che i cittadini sono riusciti a imporre alla politica un tema che non si aveva il coraggio di affrontare. Con la cannabis potrebbe essere la stessa cosa: se le istituzioni ignorano i diritti, li faremo valere con altri mezzi. Siamo disposti anche a raccogliere, una ad una, le firme per dare voce ai 6 milioni di consumatori».