Negli anni è divenuto in pratica un ente senza portafoglio
Dalla Legge di Stabilità esce un fantasma: il ministero dell’Ambiente
Oltre 140 tra le maggiori associazioni ambientaliste e culturali contro i continui tagli al bilancio del dicastero
[16 Ottobre 2013]
Dopo 27 anni dalla sua costituzione e innumerevoli acciacchi subiti il ministero dell’Ambiente (e ciò che rappresenta) rischia ancora una volta la pelle: l’avanguardia della società civile si vede ancora costretta a difendere la sua esistenza, con l’azione congiunta di più di 140 realtà. Per realizzare la conversione ecologica dell’economia sarebbe necessario un cambiamento di paradigma per il Paese che implica, da subito, una scala di priorità diversa per il governo, che coinvolga ovviamente tutta l’azione dell’esecutivo e dei suoi dicasteri. E’ inutile dire che questo è solo un bell’auspicio e che la realtà è molto diversa: il ministero dell’Ambiente rappresenta un caso emblematico.
Del resto se riteniamo che l’obiettivo della sostenibilità dello sviluppo sia quello giusto da perseguire, è necessario ripartire da qualche minima certezza (il ruolo che ha avuto il ministero negli anni, è stato più di “sentinella” che di indirizzo, perché nei vari esecutivi che si sono succeduti è sempre stato marginalizzato) per poi provare a realizzare il cambiamento.
E’ quindi più che opportuna l’iniziativa presa dalle oltre 140 Organizzazioni non governative e federazioni di Ong, tra cui le maggiori associazioni culturali e ambientaliste, i sindacati confederali Cgil, Cisl, e Uil, e le organizzazioni produttive, che a seguito della presentazione della Legge di Stabilità chiedono al governo in questo difficile momento di «una decisa azione istituzionale per realizzare il green deal, il cambiamento verde necessario e utile ad affrontare la crisi e a garantire un futuro al nostro Paese».
Così, nell’Appello “La cura da cavallo sta uccidendo il ministero dell’Ambiente” la società civile riparte dalla tutela del Ministero preposto alla governance ambientale chiedendo un inversione netta di tendenza per evitare che muoia con lunga agonia.
«Se il governo non ha intenzione di dare un chiaro segnale in tal senso, nel momento in cui si sta definendo il Bilancio di previsione 2014, diciamo provocatoriamente che sarebbe meglio non prolungare ipocritamente l’agonia di questo dicastero. Negli ultimi 4 anni, infatti, il ministero dell’Ambiente ha visto le sue risorse ridotte dei 2/3 (dal 1,2 mld di euro del 2009 ai 468 mln di euro attuali) compromettendone oramai tutta l’operatività».
Le associazioni ambientaliste, promotrici dell’Appello, stanno sollecitando il Parlamento a farsi carico di questa grave situazione, incontrando i capigruppo di Camera e Senato delle diverse forze politiche, a cui viene presentato il documentato dossier “Ministero dell’ambiente: vocazioni di un dicastero da rilanciare” e chiederanno inoltre di essere ascoltate dalle Commissioni parlamentari competenti Finanze e Bilancio.
Ma le penalizzazioni economiche a cui nel tempo è stato sottoposto il ministero dell’Ambiente non sono solo frutto di razionalizzazione delle spese: sembra quasi di individuarvi un chiaro segnale politico volto a limitarne la capacità d’azione.
«In questi anni il ministero dell’Ambiente è stato il più colpito da tagli della spending review e ridotto, nella sostanza ad un ministero senza portafoglio, di cui non viene garantita l’operatività e la necessaria e rigorosa professionalità- spiegano i firmatari dell’appello- nel 2009 il bilancio del ministero ammontava a 1,649 miliardi di euro, nel 2010 era di 1,265 miliardi di euro ed oggi, nel 2013, è sceso a 468 milioni di euro, 306 dei quali destinati alle spese correnti che garantiscono l’attività ordinaria del Ministero; nessun dipendente del Ministero è sinora stato assunto per concorso, il personale è composto da funzionari trasferiti da altre amministrazioni e il rapporto (1:1) tra personale dipendente e precario è tra i più alti tra quelli dei dicasteri».
Senza risorse ovviamente il Ministero dell’Ambiente sparisce, e con esso l’efficacia e l’efficienza del governo del territorio che dovrebbe essere cara a tutti, cittadini e imprese, che operano nella piena legalità. «L’ulteriore riduzione delle capacità di prevenzione, d’intervento e di controllo del Ministero può avere conseguenze molto gravi per la nostra sicurezza, per la salute di noi tutti/e e per la tutela della natura, incidendo sulla nostra qualità della vita e sul nostro futuro – è scritto nell’appello – Riparare i danni ambientali ci costa molto più che prevenirli: il nostro Paese è tra quelli che colleziona più multe ambientali per infrazioni delle normative e delle regole europee, mentre la magistratura deve intervenire sempre più spesso sui disastri ambientali. Per questi motivi la società civile chiede al governo di dare un segnale di speranza già con la prossima Manovra 2014».