La corsa alle nanotecnologie fa bene all’ambiente?
Dall’università di Sheffield il manifesto pubblicitario che si mangia l’inquinamento
Un poeta e uno scienziato creano un manifesto gigante al biossido di titanio
[20 Maggio 2014]
Uno scienziato e un premiato poeta , entrambi impiegati presso l’università di Sheffield, hanno realizzato ed esposto sulla facciata dell’ateneo un manifesto gigante che utilizza la nanotecnologia per mangiarsi l’inquinamento. E’ in grado di assorbire i composti tossici emessi da circa 20 auto ogni giorno, se si mette su una strada trafficata.
A Tony Ryan (l’esperto di scienza) e Simon Armitage (l’esperto di parole) è venuta l’idea di evidenziare un possibile modo per ridurre l’insorgenza di malattie e salvare vite catturando composti tossici presenti nell’aria delle nostre città. Il manifesto in questione è largo 10m ed alto 20m, ed è rivestito con microscopiche nanoparticelle di biossido di titanio, che hanno la capacità di catturare l’inquinamento atmosferico: quando la luce li colpisce si eccitano, reagiscono con l’ossigeno e quindi assorbono l’inquinamento nell’aria che vi entra in contatto.
Questa soluzione non consentirà di sbarazzarci di tutte le brutture del traffico, ma si mangia gli ossidi di azoto, che non si possono vedere o sentire ma che sono stati collegati a problemi respiratori tra cui l’asma.
Ma il tutto, naturalmente, non è gratuito. Ryan ha commentato ad un’intervista alla Bbc : «Se ogni bandiera o manifesto pubblicitario nel paese fosse fatto in questo modo, avremmo una qualità dell’aria molto migliore. Basterebbe aggiungere meno di 150€ al costo di uno striscione e avremmo una pubblicità catalitica».
Lo scienziato sta anche lavorando a un’altra idea, che è quello di aggiungere queste nanoparticelle al detersivo per lavatrice, in modo che i vestiti possano assorbire questi veleni mentre si cammina o facciamo altre attività. Due paia di jeans potrebbero apparentemente ripulire gli ossidi di azoto emessi da un’automobile. E chi li indossa non sarebbe in grado di vedere o sentire qualcosa di diverso. Sperimentazioni in questo ambito sono stati condotti anche dalla Monash university di Victoria, in Australia, a ulteriore dimostrazione che non stiamo parlando di eccentrici sogni.
Il contributo di Simon Armitage , che insegna letteratura all’università, è ovviamente sulle parole, avendo composto il poema che è stato stampato sul manifesto. Si chiama “In Praise of Air” e non lo traduciamo, per amor di poesia:
I write in praise of air. I was six or five
when a conjurer opened my knotted fist
and I held in my palm the whole of the sky.
I’ve carried it with me ever since.
Let air be a major god, its being
and touch, its breast-milk always tilted
to the lips. Both dragonfly and Boeing
dangle in its see-through nothingness…
Among the jumbled bric-a-brac I keep
a padlocked treasure-chest of empty space
and on days when thoughts are fuddled with smog
or civilization crosses the street
with a white handkerchief over its mouth
and cars blow kisses to our lips from theirs
I turn the key, throw back the lid, breathe deep.
My first word, everyone’s first word, was air.
Ma al di là delle stravaganze anglosassoni, l’uso dell’ossido di titanio per ripulire l’aria è un’invenzione tutta italiana, nata nei laboratori di Italcementi grazie all’impegno del chimico Luigi Cassar, direttore della ricerca del gruppo, che con questa scoperta arriva così in finale all’European Inventor Award 2014 per la categoria Industria (in calendario a Berlino il prossimo giugno).
L’invenzione di Cassar e del suo team non ha solo il vantaggio di mantenere il cemento pulito nel tempo, bianco e puro come piace a molti archistar (vedi Meier, che è stato il primo a utilizzarlo), neutralizzando gli agenti inquinanti che altrimenti procurerebbero una decolorazione della superficie, ma è anche in grado di depurare l’aria, assorbendo ed eliminando spontaneamente smog, vernici, spray e altri contaminanti organici e inorganici (da qui il nome di “cemento mangia smog”). Per mantenersi pulito, il materiale sfrutta la fotocatalisi, una reazione fotochimica generata dalle proprietà fotoattive del biossido di titanio.