Accordo Ue – Turchia sui rifugiati, gli eurodeputati chiedono il rispetto del diritto internazionale

S&D: con Turchia collaborazione sincera ma non baratto. M5S: la Turchia non è Europa

[9 Marzo 2016]

Oggi il Parlamento europeo ha chiesto chiarimenti sull’accordo sulla gestione dei flussi di migranti e rifugiati raggiunto dai leader dell’Unione europea i con la Turchia, ribadendo che «devono essere rispettate che le norme internazionali in materia di asilo».

In un nata dell’Europarlamento si legge che, nel dibattito in plenaria con il Consiglio e la Commissione, «la maggior parte dei leader dei gruppi politici ha insistito che i negoziati di adesione con la Turchia e i colloqui sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggiano verso l’Ue non dovrebbero essere collegati alla questione dei profughi». Le modifiche alle regole per i visti implicano la commutazione del Paese interessato da una lista a un’altra, nell’allegato del relativo al regolamento del 2001, e tali modifiche sono soggette alla procedura di codecisione che necessita un accordo fra Parlamento e Consiglio.

Il miliardo di euro proveniente dal bilancio dell’UE, cosi come presentato dalla Commissione per i rifugiati in Turchia, come pure eventuali fondi ulteriori provenienti dall’Ue, dovrà essere negoziato e approvato dal Parlamento nel quadro della procedura di bilancio.

Durante il dibattito con il ministro olandese Jeanine Hennis-Plasschaert, in rappresentanza del Consiglio, e il Vicepresidente della Commissione  Ue Valdis Dombrovskis, i parlamentari europei  sono detti  preoccupati per le minacce alla libertà di stampa in Turchia e per la recente occupazione del quotidiano di opposizione  Zaman da parte del governo turco, così come per gli attacchi e le limitazione alla libertà  che subisce la  minoranza kurda.

Gianni Pittella, presidente del gruppo Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, ha confermato che «è fondamentale collaborare con la Turchia per stabilizzare il flusso di rifugiati, ma a patto che si tratti di una collaborazione sincera e non di un mero baratto. Stiamo parlando di esseri umani e la nostra azione deve essere basata sulla solidarietà con le persone e tra i Paesi. Diciamo “no” ad un accordo a tutti i costi se i diritti umani non vengono rispettati».

Pittella aveva già detto che «L’accordo deve essere basato su tre obiettivi chiari: Dobbiamo aiutare la Grecia ad arginare il flusso migratorio, che non può gestire da sola; Se c’è un accordo sullo scambio di rifugiati con la Turchia, questo deve rispettare gli obblighi internazionali sui diritti umani; Dobbiamo creare mezzi legali per la migrazione verso l’Europa, combattendo i trafficanti ed ogni tipo di rotta illegale».

Per quanto riguarda il futuro della Turchia in Europa, secondo Pittella «deve essere chiaro che il processo di adesione all’Ue – in cui crediamo – e la gestione della crisi dei rifugiati sono due aspetti separati. L’adesione della Turchia non può essere basata su un accordo di compromesso. I recenti sviluppi sulla libertà dei media in Turchia sono preoccupanti e devono essere apertamente condannati. Se vuole facilitare i negoziati di adesione all’Ue, la Turchia deve applicare pienamente il protocollo di Ankara e riconoscere la Repubblica di Cipro. È chiaro infine che, se vogliamo davvero risolvere la crisi dei rifugiati nel lungo termine, dobbiamo affrontare le sue cause più profonde e porre fine alla guerra in Siria. Il “cessate il fuoco” è un primo passo promettente e deve essere mantenuto».

Nel dibattito è intervenuto anche David Borrelli del Movimento 5 Stelle e copresidente del Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta , che ha confermato le posizioni del M5S, secondo le quali quella della Turchia «E’ una estorsione. Sulla pelle di persone che scappano dalla guerra, la Turchia costruisce il suo delitto perfetto: ricattare l’Europa. Un ricatto costruito con le nostre stesse mani. Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia alimentano, infatti, la guerra per procura che da anni si combatte in Siria vendendo armi ai sauditi e alle fazioni in campo. I siriani scappano dalle bombe “Made in Europe” e si rifugiano nella vicina Turchia. Oggi si fronteggiano le ovvie conseguenze di questo patto col diavolo firmato in terra siriana: il ricatto turco che pretende un pozzo senza fondo di miliardi per fermare questo flusso di rifugiati. Le migrazioni diventano una arma di ricatto e di estorsione politica».

Gli eurodeputati pentastellati sottolineano che non si sa cosa faccia  la Turchia con i soldi europei: «Non c’è trasparenza sul flusso di fondi che vengono dati alla Turchia e, soprattutto, sull’uso che ne fa. Le cifre sono impressionanti: 4,8 miliardi di euro nella programmazione 2007-2013, 1,3 miliardi già stanziati per il biennio 2014-2015, altri 3 – ops 6 – miliardi promessi nel recente Consiglio europeo. Ankara pretende che i soldi europei arrivino velocemente e non vuole i controlli, come denunciato dal portavoce Marco Zanni nella sua recente missione in Turchia».

Inoltre, a differenza di Pittella, gli eurodeputati M5S dicono che «La Turchia non è in Europa. Lo dimostrano i diritti fondamentali continuamente violati, l’assalto fascista alla libertà di stampa, le sedi del partito HDP incendiate, le repressioni delle manifestazioni libere, gli arresti e le torture di esponenti politici, il blocco di Twitter e la libertà di espressione compromessa, i bombardamenti di villaggi curdi spacciati da azioni contro l’Isis, l’ombra dei Servizi segreti dietro gli attentati per destabilizzare, il fondato sospetto che Erdogan sia morbido con l’Isis con la speranza di indebolire i curdi siriani. Dareste mai il portafoglio a un vicino come questo? La Turchia è, inoltre, un alleato infedele. Lo dimostrano le ripetute violazioni dell’accordo doganale con l’Unione europea, il blocco alle frontiere di tir e merci europee, l’aumento ingiustificato di dazi doganali, la chiusura alle imprese italiane, la politica protezionistica praticata dal governo. Erdogan pretende ma non stringe mai la mano tesa. Usa i rifugiati per ottenere i soldi europei. Libano e Giordania non ricattano nessuno eppure ospitano milioni di rifugiati in più rispetto alla Turchia».

Non poteva mancare la stoccata finale a Renzi che «si bea di aver fatto la voce grossa durante il Consiglio europeo. La risposta è arrivata il giorno dopo: Erdogan commissaria l’agenzia di stampa Zaman. Un uomo, una garanzia di (in)successo. Il mondo trema! Ci sono due cose da fare subito: dire #NoalRicattoTurco e mettere in pratica l’emendamento M5S approvato dal Parlamento europeo che prevede l’embargo di armi all’Arabia Saudita».