Arsenico negli alimenti, le raccomandazioni della Commissione agli stati Ue
[12 Agosto 2015]
Gli Stati Ue dovrebbero assicurare, nel corso degli anni 2016, 2017 e 2018, il monitoraggio della presenza di arsenico negli alimenti. Lo raccomanda la Commissione europea con apposito atto – pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi – relativo al monitoraggio dell’arsenico negli alimenti.
L’arsenico è naturalmente presente nell’ambiente: si trova nell’acqua, nel suolo e nella terra e viene assorbito da tutte le piante e da tutti gli animali. Ma l’ingestione prolungata di arsenico inorganico può provocare danni per la salute dell’uomo (lesioni cutanee, cancro, tossicità per lo sviluppo, neurotossicità, malattie cardiovascolari, metabolismo anomalo del glucosio e diabete).
Dunque, al fine di consentire una stima esatta dell’esposizione, il monitoraggio dovrebbe riguardare un’ampia varietà di prodotti alimentari che tenga conto delle abitudini di consumo anche di alimenti quali cereali, prodotti a base di cereali (compresi crusca e germe), succhi di frutta e di ortaggi, acqua potabile (compresa l’acqua in bottiglia), caffè, foglie secche di tè, birre, pesci e prodotti del mare, ortaggi, prodotti delle alghe (compresa l’alga hijiki), latte, prodotti lattiero-caseari, alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, alimenti a fini medici speciali e integratori alimentari.
Gli Stati membri dovrebbero seguire i metodi di campionamento fissati dall’Ue al fine di garantire che i campioni siano rappresentativi della partita oggetto di campionamento. E dovrebbero effettuare le analisi relative all’arsenico, determinando di preferenza il tenore di arsenico inorganico e totale e, se possibile, di altre specie pertinenti di arsenico, facendo uso di un metodo d’analisi che abbia dimostrato di produrre risultati affidabili.
Dovrebbero, poi, comunicare regolarmente all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) i dati relativi al monitoraggio (espressi sulla base del peso complessivo), con le informazioni e nel formato elettronico ai fini del loro inserimento in una banca dati.
Tutto ciò perché l’Efsa – attraverso il suo parere scientifico richiesto dalla Commissione – ha raccomandato che vengano prodotti dati di speciazione relativi a diversi prodotti alimentari di base al fine di corroborare la valutazione dell’esposizione alimentare e perfezionare così la valutazione dei rischi dell’arsenico inorganico.