Infrazioni Ue, in Italia il primato va ancora all’ambiente
[16 Marzo 2016]
In Italia mantiene ancora il primato per il numero di infrazioni aperte dall’Ue la materia ambiente, con 18 casi su un numero totale di 83 procedure a carico del Bel Paese. Nonostante tutto, però il numero totale delle procedure cala (a gennaio erano 89) a seguito della decisione della Commissione europea sulla chiusura di 8 procedure e 2 archiviazioni di EU Pilot.
Fra le procedure chiuse una riguarda il recepimento incompleto della direttiva sull’efficienza energetica e tre riguardano l’ambiente. Nello specifico si riferisce alla violazione della direttiva Natura e le altre all’affidamento del servizio di gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. A fronte di ciò, però l’Italia è stata messa in mora per la violazione della direttiva relativa al rumore ambientale.
In generale l’oggetto delle procedure è la violazione da parte dello Stato membro di un obbligo derivante dal diritto dell’Unione europea. La violazione può essere relativa a qualsiasi obbligo, e può consistere tanto nella sua mancata attuazione, quanto in una disposizione o in una prassi amministrativa nazionali che risultino incompatibili. Il caso tipico di violazione consiste, ad esempio, nel mancato recepimento di una direttiva entro il termine previsto.
La direttiva è una delle fonti del diritto dell’Unione europea dotata di efficacia vincolante. La direttiva obbliga gli stati membri a un determinato risultato, il legislatore nazionale sceglierà i mezzi per ottenerlo. La direttiva, però deve essere prima recepita dallo Sato membro. Il recepimento, infatti consiste nell’adozione di misure di portata nazionale che consentono di conformarsi ai risultati previsti dalla direttiva. Quindi un recepimento incompleto o mancante può essere la causa della apertura della procedura.
In tale contesto è da ricordare, che la normativa ambientale italiana è per la stragrande maggioranza di derivazione europea e che è caratterizzata di per sé da una scarsa chiarezza. Le norme anche relative al recepimento della normativa UE si stratificano, non si implementano, non si armonizzano. Anzi rimandano ad altre normative comportando incertezze del diritto, dell’applicazione e del rispetto dei doveri sia per gli enti locali sia dei singoli privati che intendono agire correttamente.