La Toscana ricorre contro il decreto Sicurezza, da Legambiente «plauso senza esitazioni»
«Stiamo parlando di diritti umani e di ecologia sociale, non possiamo che aderire con convinzione»
[8 Gennaio 2019]
Entro la fine del mese la Regione Toscana presenterà ricorso contro il decreto Sicurezza promosso dal vicepremier Salvini: non è la sola ad aver deciso di intraprendere questa strada – la stessa linea è seguita da Emilia-Romagna, Umbria e Piemonte, con il Lazio che sta valutando il da farsi –, ma la Toscana si è portata avanti. La Giunta regionale ha autorizzato ieri gli uffici a scrivere e il presidente a presentare il ricorso alla Corte costituzionale, trovando anche l’appoggio della più diffusa associazione ambientalista sul territorio.
«Non sempre siamo d’accordo col presidente Enrico Rossi – dichiarano da Legambiente Toscana –, specie quando si parla di grandi opere e di nuovi aeroporti. In questo caso però, e stiamo parlando di diritti umani e di ecologia sociale, non possiamo che aderire con convinzione alla sua decisione, opportuna e tempestiva, di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto Salvini. Un provvedimento quello del Governo liberticida e assolutamente inadeguato per combattere l’illegalità. Legambiente Toscana, memore della tragica storia che ha caratterizzato il Novecento, non può voltarsi dall’altra parte di fronte alla drammatica situazione in cui versa la società nella nostra regione e nel nostro paese. Per questo plaudiamo nettamente e senza esitazioni alla decisione di Enrico Rossi».
Nel testo della delibera della Giunta regionale sono già state messe tutte in fila motivazioni, contraddizioni del dispositivo del governo e presunte violazioni di diritti fondamentali ed universali e violazioni di competenze delle Regioni, concorrenti ed esclusive, dalla cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e l’impossibilità di rinnovo per chi già ce l’aveva (a condizioni invariate) al divieto di iscrizione all’anagrafe pur avendo un permesso di soggiorno, fino al Daspo urbano che riguarda anche ospedali e presidi sanitari, con conseguenze che non interessano solo i singoli. Un esempio? Chi oggi non è iscritto all’anagrafe non può essere vaccinato, il che è evidente che crei problemi per la salute di tutti.
«C’è un nucleo di diritti fondamentali e universali, che appartengono alla persona in quanto tale e ribaditi da più sentenze – spiegano il presidente Rossi e l’assessore alla presidenza Bugli (nella foto, ndr) – Quei diritti hanno a che fare con la sanità, che è competenza concorrente della Regione, e con le politiche sociali e la formazione, che della Regione sono competenze esclusive. Il decreto ostacola l’intervento volto al loro soddisfacimento e per questo ricorriamo. Abbiamo qualche perplessità che si possa fare. Con l’intervento della Corte costituzionale quantomeno si farà chiarezza».
Servirà forse un anno perché la Consulta si pronunci. Nell’attesa la giunta presieduta da Rossi ha però intanto presentato prima di Natale una proposta di legge, ora in discussione in consiglio regionale, che garantirà un ombrello per continuare ad offrire assistenza anche a chi è senza permesso di soggiorno e a chi l’assistenza la offre. Sono stati stanziati per questo due milioni.
Il decreto Salvini rende tutto più complicato, ma «noi – dice Rossi – andiamo avanti», sottolineando la paradossalità di una decreto che vorrebbe creare sicurezza ma produce invece «fantasmi e insicurezza», una vera bomba sociale «che potrà forse aiutare qualcuno per le elezioni europee ma crea tanti e troppi problemi». Per Rossi è la ricetta sbagliata: «Occorre integrare e garantire più diritti, altrimenti si creano tensioni».
L. A.