Per battere la povertà è urgente una riforma del sistema fiscale mondiale
[13 Luglio 2015]
In occasione della Terza Conferenza internazionale sui finanziamenti per lo sviluppo, che si terrà fino al 16 luglio ad Addis Abeba ed alla quale partecipa anche il premier italiano Matteo Renzi, Oxfam ha presentato il rapporto “Finanza per lo sviluppo: cosa c’è in gioco?”, nel quale sottolinea che «Per sconfiggere la povertà è prioritario contrastare le pratiche finanziarie adottate dalle grandi aziende a livello globale, che sottraggono risorse fondamentali per lo sviluppo dei paesi poveri».
L’Ong sottolinea che «La conferenza di Addis Abeba è infatti una tappa fondamentale per definire gli strumenti e le risorse finanziarie necessari per sconfiggere la povertà secondo il nuovo quadro di Obiettivi di sviluppo sostenibile, che verrà adottato a fine settembre a New York dalle Nazioni Unite e che si stima richieda un investimento finanziario aggiuntivo di circa 1.500 miliardi di dollari all’anno».
Secondo Oxfam l’asimmetria delle regole finanziarie genera povertà e ricorda che «Nei lunghi mesi di negoziato verso il vertice di Addis Abeba, i Paesi ricchi hanno sistematicamente bloccato ogni tentativo di riequilibrare le già ingiuste regole finanziarie internazionali di cui beneficiano paesi e aziende del mondo occidentale, mentre sottraggono ogni anno miliardi di dollari ai Paesi poveri. Si stima che, dal 2008, per ogni dollaro che un paese in via di sviluppo è riuscito ad acquisire a suo vantaggio – attraverso, per esempio, investimenti esteri o aiuto allo sviluppo – ne abbia persi altri due a causa dell’elusione e dell’evasione fiscale compiuta a suo danno».
Secondo Winnie Byanyima, direttrice generale di Oxfam International, «C’è il serio rischio che la conferenza di Addis Abeba faccia molto di più per i bilanci delle grandi multinazionali, che per le persone più povere del mondo. E’ necessario che i governi abbiano la capacità e la leadership necessarie a riequilibrare le norme sulla tassazione, l’aiuto allo sviluppo e la finanza privata, affinché siano davvero a beneficio di tutti, e non solo di pochi fortunati. Soltanto così possiamo sperare che siano in grado di mobilitare le risorse necessarie per sconfiggere la povertà e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».
I negoziati pre-summit si sono arenati proprio sulla questione più spinosa e centrale: la riforma del sistema fiscale globale e Oxfam denuncia: «I Paesi ricchi si stanno fortemente opponendo all’istituzione di un comitato intergovernativo per la cooperazione fiscale che possa porre fine agli abusi fiscali da parte delle multinazionali. Secondo l’UNCTAD (la Conferenza ONU su Commercio e Sviluppo), i Paesi in via di sviluppo perdono in media ogni anno 100 miliardi di dollari attraverso un solo tipo di elusione fiscale, ossia quella che coinvolge i cosiddetti “paradisi fiscali”».
Inoltre, per Oxfam «Si sta rischiando di conferire un ruolo sempre più forte alla finanza privata, senza che quest’ultima venga sottoposta ai controlli necessari per assicurare che gli aiuti raggiungano chi ne ha davvero bisogno, soprattutto quando si tratta di sevizi pubblici essenziali come salute o educazione. In alcuni casi le conseguenze sono paradossali: un ospedale in Lesotho gestito secondo una partnership pubblico-privato, ad esempio, ha da solo eroso il 51% del bilancio sanitario del Paese, lasciando di fatto molte aree rurali con una scarsa e insufficiente copertura sanitaria».
L’Ong è convinta che l’Italia possa svolgere un ruolo chiave e che «La partecipazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Conferenza oggi è un importante segnale di attenzione da parte del Governo italiano verso i temi della finanza per lo sviluppo». Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, dice: «Ci aspettiamo che la partecipazione del Governo italiano al suo più alto livello possa tradursi in messaggi ambiziosi in grado di incidere sui risultati di questa Conferenza. Altrimenti sarebbe poco credibile il ruolo che la cooperazione italiana intende giocare con maggior forza nei prossimi anni; ruolo a cui il premier Renzi ha più volte fatto riferimento in sue recenti dichiarazioni pubbliche. All’Italia chiediamo di sostenere, come proposto anche dal Segretario dell’ONU Ban Ki-moon, la costituzione di un comitato intergovernativo con mandato e risorse per avviare una profonda e democratica riforma della governance fiscale globale, contrastando pratiche elusive di grandi aziende internazionali che drenano risorse fondamentali per lo sviluppo dei paesi in cui operano e aggravano livelli di estrema disuguaglianza tra i paesi e nei paesi. E’ inoltre necessario comprendere i rischi derivanti dagli azzardi della finanza privata e assicurare che il denaro pubblico non sia sprecato in iniziative che, coinvolgendo anche soggetti privati, generano dubbi vantaggi per le persone povere. Dal testo dei negoziati è stato eliminato inoltre un esplicito richiamo a strumenti innovativi di finanziamento come la Tassa sulle Transazioni Finanziarie. La presenza del premier Renzi potrebbe rappresentare il giusto contesto in cui dichiarare pubblicamente l’impegno dell’Italia a destinare alla cooperazione allo sviluppo e al contrasto ai cambiamenti climatici, parte delle risorse derivanti dalla TTF europea attualmente in fase di definizione tra 11 Paesi».
Ecco le richieste di Oxfam ai leader del summit e al Premier Renzi:
La costituzione di un comitato intergovernativo sotto gli auspici delle Nazioni Unite con mandato e risorse per la cooperazione nelle questioni fiscali, portando al centro dei futuri negoziati il tema degli abusi perpetrati a danno dei paesi in via di sviluppo;
Un rinnovato impegno da parte dei paesi ricchi, inclusa l’Italia, allo stanziamento dello 0,7% del PIL in aiuto pubblico allo sviluppo, indirizzando il 50% dei fondi ai paesi più poveri del mondo (LDC,Least Developed Countries) nei prossimi cinque anni. Tali fondi dovranno inoltre assicurare risorse addizionali per il contrasto al cambiamento climatico;
La definizione di meccanismi di controllo volti a garantire che i progetti di finanziamento privato siano effettivamente finalizzati alla riduzione della povertà e alla promozione di uno sviluppo sostenibile; e che al contrario la finanza privata non venga utilizzata come sostituto per l’aiuto pubblico allo sviluppo;
La destinazione da parte dell’Italia di risorse addizionali per lo sviluppo attraverso il gettito della tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF), attualmente in fase di definizione tra 11 Paesi Ue.