Distretto industriale di Santa Croce, preoccupazioni per Lorbac e depuratore
Per il Comitato d’Area difesa di lavoro e ambiente non devono scindersi
[23 Ottobre 2013]
Tenere insieme le ragioni del lavoro, quelle dell’ambiente e della salute di intere comunità, è un obiettivo da perseguire. Il tema si sta riproponendo in varie parti d’Italia, ma le soluzioni che abbiano imboccato la strada della sostenibilità, scarseggiano, vuoi per la mancanza di una politica industriale a livello nazionale che sia al passo con i tempi, vuoi per una logica d’impresa “brown” che preferisce prendere scorciatoie che le hanno permesso di risparmiare economicamente (nel breve periodo), a scapito degli interessi della collettività, quali sono quelli ambientali.
Nel Distretto industriale di Santa Croce, il Comitato d’Area impegnato da tempo nell’elaborazione di un codice etico e nell’affermazione di principi di responsabilità sociale di impresa e di sistema, ritiene che le ragioni del lavoro e dell’ambiente siano strettamente legate e per questo ha espresso forte preoccupazione per le vicende della Lorbac e del depuratore di Ponte Cappiano.
La chiusura del calzaturificio, per l’impatto frontale sui dipendenti e sulle loro famiglie, e per le possibili ricadute anche sul Distretto come polo manifatturiero, ha creato forte apprensione in tutte le componenti del comitato. Sindacati, associazioni di categoria ed enti locali sostengono la necessità di continuare nel percorso di affiancamento alla risoluzione della vicenda aziendale al fine di tutelare i lavoratori interessati, attraverso una decisa iniziativa istituzionale, parallela a quelle che, anche autonomamente, verranno assunte dalle stesse organizzazioni sindacali.
«La perdita di un’attività di prestigio come Lorbac (depositaria di esperienze e competenze maturate in decenni di formazione continua del personale) è un grosso impoverimento per il territorio, che conferma l’indispensabilità di un sistema di relazione forte tra soggetti diversi (istituzionali sindacali, imprenditoriali e categoriali), alla base del quale si è appunto sviluppato il modello Distretto nella nostra zona»- hanno sottolineato dal Comitato d’Area. Sulla vicenda del depuratore di Ponte a Cappiano, impianto dal quale sono stati scaricati per lungo periodo, direttamente nel canale Usciana, notevoli quantità di reflui non adeguatamente trattati (5 milioni di metri cubi), come accertato dalla Guardia di Finanza, unanime da parte del Comitato D’Area la condanna dell’accaduto, la necessità di farsi carico, come sistema complessivo, del superamento di ogni criticità, la condivisione dei contenuti della lettera già inviata, agli organi competenti per il controllo, dal sindaco di Santa Croce, Osvaldo Ciaponi (a nome anche degli sindaci del Distretto).
Nella lettera si chiedono in particolare: una tempestiva forte azione di verifica; una conseguente esaustiva informazione a istituzioni e cittadini, anche su eventuali iniziative risarcitorie, se e quando tecnicamente possibili; un “protocollo” di accertamenti che garantisca maggiore efficacia e che si fondi su una piena conoscenza delle realtà locali. «Operazioni scorrette recano un danno d’immagine a tutta l’area: l’irresponsabilità di alcuni mette a rischio la competenza, le capacità e gli standard etici di un modello di depurazione e smaltimento residui unico al mondo ed ovunque invidiatoci» hanno sottolineato dal Comitato.
Per quanto riguarda il Codice etico «le posizioni assunte dal Comitato – ha sottolineato il suo coordinatore, l’assessore alle attività produttive della provincia di Pisa, Graziano Turini – concretizzano quel percorso di autoregolamentazione che si è imboccato da tempo e che, dopo l’approvazione del ‘Patto per un Distretto funzionalmente autonomo e socialmente responsabile’ sta giungendo alla condivisione di un Codice etico distrettuale. Ringrazio, a nome della collettività, tutte le forze sociali, imprenditoriali e istituzionali impegnate in questo cammino, per la maturità che stanno dimostrando. Spero che la Regione e lo Stato sappiano sostenere questo sistema in modo adeguato, nel momento in cui, venendo meno le province, la governance distrettuale perderà il suo coordinamento storico».