8 marzo: per evitare la povertà, occorre maggiore indipendenza economica per le donne europee (VIDEO)

Parità di retribuzione, sostegno all'infanzia e condivisione dei doveri domestici

[8 Marzo 2021]

Le donne del mondo vogliono e meritano un futuro uguale, libero da stigma, stereotipi e violenza; un futuro sostenibile, pacifico, con pari diritti e opportunità per tutti. Per arrivarci, il mondo ha bisogno che le donne siano a ogni tavolo in cui vengono prese le decisioni. Tuttavia, come rivelato nel recente rapporto del Segretario generale dell’Onu, le donne sono ancora sottorappresentate nella vita pubblica e nel processo decisionale: le donne sono capi di Stato o di governo in 22 Paesi e solo il 24,9% dei parlamentari nazionali sono donne. Al ritmo di progresso attuale, l’uguaglianza di genere tra i capi di governo richiederà altri 130 anni. Un’analisi dei task team Covid-19 su 87 Paesi ha rilevato che solo il 3,5% di loro aveva la parità di genere.

L’Unione europea è certamente una delle regioni del mondo dove le donne stanno meglio e dove, grazie alle loro lotte sono stati ottenuti diritti impensabili in altri Paesi, ma il relatore speciale dell’Onu su povertà estrema e diritti umani, Olivier De Shutter, che recentemente ha  condotto una missione di due mesi nell’Unione Europea, fa notare che «Le donne hanno maggiori probabilità di cadere in povertà rispetto agli uomini, una situazione che si è ulteriormente deteriorata a causa della pandemia di Covid-19».

In un’intervista concessa a UN News in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della danno, De Shutter ha spiegato che «Le donne sono sproporzionatamente più a rischio di povertà rispetto agli uomini (22,3% rispetto al 20,4% nell’Ue). Ciò che forse è ancora più sorprendente è che per le donne anziane, in particolare che hanno raggiunto l’età pensionabile, i divari sono significativamente più alti (in media il 37,2% in tutta l’Ue). Esiste ancora una divisione dei ruoli tra donne e uomini all’interno delle famiglie che rende più difficile per le donne cercare un’occupazione a tempo pieno e a lungo termine. La carriera delle donne viene spesso interrotta per prendersi cura dei bambini e molte più donne lavorano a tempo parziale, quindi il livello delle pensioni che ricevono è molto più basso. Anche la maggior parte delle famiglie monoparentali è guidata da donne e non meno del 40% di queste famiglie è a rischio di povertà o esclusione sociale. Questa è una percentuale enorme. I sistemi di protezione sociale non sono stati veramente reattivi al cambiamento dei modelli familiari e le donne sono colpite in modo sproporzionato da questa situazione».

Le donne sono anche in prima linea nella battaglia contro il Covid-19, in qualità di operatori in prima linea e del settore sanitario, come scienziati, medici e assistenti, ma vengono pagate l’11% in meno a livello globale rispetto ai loro colleghi maschi.

E riguardo all’impatto sulle della crisi economica e sociale provocata dalla pandemia di Covid 19 De Shutter non è ottimista: «Purtroppo, temo che la pandemia significhi un significativo passo indietro in termini di parità di genere. La crisi porterà probabilmente molte più donne che uomini a rinunciare al lavoro a tempo pieno. Inoltre, la chiusura delle scuole ha aumentato il carico sulle donne, che si prendono cura dei bambini più degli uomini. Tuttavia, c’è stata anche una crescente consapevolezza che le funzioni essenziali che svolgono nel settore sanitario e nell’economia dell’assistenza sono sottovalutate. La mia speranza è che questi lavoratori essenziali, la maggior parte dei quali sono donne, siano retribuiti meglio e che in futuro abbiano contratti di lavoro migliori».

Ma l’inviato Onu è convinto che per combattere la povertà sempre più la cisi del Covid-19, pur con tutte le sofferenze umane che infligge, sia un’opportunità per riaprire il dibattito su quale tipo di società vogliamo: «Dobbiamo costruire una società che abbia un’economia inclusiva che dia a ogni individuo un’equa possibilità di vivere una vita dignitosa. Questo significa combattere la discriminazione contro le persone in povertà, creare maggiori opportunità di lavoro per le persone con bassi livelli di qualifiche e investire nell’istruzione e nella formazione permanente delle persone, per garantire a tutte le persone la possibilità di competere. Va ben oltre la solita idea che dobbiamo solo creare ricchezza e ridistribuirla in seguito». Che poi è l’idea che ancora circola tra la stragrande maggioranza delle forze politiche italiane ed europee e in buona parte dell’imprenditoria.

Come ha ricordato De Shutter, «Dietro le cifre ci sono persone reali che hanno cose straordinarie da dire. Ho incontrato una donna che riceveva pacchi di cibo ma non aveva una cucina per cucinare il cibo che riceveva. Ho incontrato donne che hanno scoperto che non c’era abbastanza spazio nei rifugi ai quali cercavano di unirsi perché fuggivano dalla violenza domestica. I rifugi erano sovraffollati dopo la crisi a causa dell’aumento dei tassi di violenza domestica».

Ma quel che è necessario è quello che il movimento delle donne chiede da sempre: «In definitiva, richiede una nuova distribuzione dei ruoli all’interno della famiglia e senza che si verifichi questo cambiamento sarà molto difficile superare le lacune esistenti. Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero inoltre investire di più nell’istruzione e nella cura della prima infanzia per consentire alle donne di intraprendere lavori a tempo pieno. Ciò darebbe una maggiore indipendenza economica, consentendo loro di fare le proprie scelte nella vita.  Dovrebbe inoltre esserci una maggiore trasparenza nelle politiche salariali delle aziende per garantire il rispetto del principio della parità di retribuzione per un lavoro di pari valore. Dobbiamo superare il divario retributivo di genere del 14% senza ulteriori indugi».

E alla fine dell’intervista De Shutter risponde a una domanda cruciale di Un News: cosa ti spinge a fare il lavoro che fai? «Ho avuto un’esistenza privilegiata e di conseguenza mi sento in debito, e quindi credo che sia la cosa più naturale da fare per dare voce a chi è stato messo a tacere fino ad ora. Le persone in povertà sono state trattate come un problema di cui occuparsi, ma non come protagonisti che hanno esperienze da cui possiamo imparare. Vedo il mio ruolo nel dare voce a queste persone e, di conseguenza, avere politiche che siano molto meglio informate dalle loro esperienze vissute. Penso che sia il modo migliore per migliorare la nostra capacità di combattere la povertà e ridurre le disuguaglianze».

La direttrice esecutiva di UN Women, Phumzile Mlambo-Ngcuka conclude: « Nessun Paese prospera senza l’impegno delle donne. Abbiamo bisogno di una rappresentanza femminile che rifletta tutte le donne e le ragazze in tutta la loro diversità e capacità e in tutte le situazioni culturali, sociali, economiche e politiche. Questo è l’unico modo in cui otterremo un vero cambiamento sociale che includa le donne nel processo decisionale da pari a pari e che avvantaggi tutti noi. Questa è la visione dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e la visione della Dichiarazione e della Piattaforma d’azione di Pechino. E’ la visione della società civile e delle moltitudini di giovani che stanno già aprendo la strada e di tutti coloro che si uniranno a noi nelle Generation Equality Action Coalitions. Abbiamo bisogno di un’azione coraggiosa e decisa in tutto il mondo per portare le donne, in gran numero e come partner a pieno titolo, al centro degli spazi decisionali, in modo da poter compiere progressi immediati verso un mondo più verde, equo e inclusivo»..

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