A che punto sono gli incentivi per la geotermia: il quadro aggiornato del Gse
Per l’anno in corso si stima un costo totale di 98 milioni di euro, il 2% di tutti gli incentivi dedicati alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche
[23 Agosto 2019]
Il contatore delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche, ovvero lo strumento messo a disposizione dal Gestore dei servizi energetici (Gse) per visualizzare il costo indicativo annuo degli incentivi e il costo indicativo annuo medio degli incentivi riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici, ha offerto poche settimane fa il quadro più aggiornato disponibile per gli incentivi nazionale dedicati alla geotermia.
Nel contatore rientrano infatti gli oneri d’incentivazione riguardanti gli impianti Cip 6 (quota rinnovabile), l’incentivo sostitutivo dei Certificati verdi e le Tariffe onnicomprensive (Dm 18/12/2008), gli impianti incentivati mediante il Conto Energia per il solare termodinamico e quelli in esercizio ai sensi del Dm 6/7/2012 e del Dm 23/6/2016 (Fer non fotovoltaiche).
Guardando a tutte le fonti rinnovabili non fotovoltaiche il contatore ha indicato, allo scorso 31 maggio, un costo indicativo medio di 4,765 miliardi di euro (un ammontare che va confrontato con il tetto annuo di 5,8 miliardi di euro).
Per quanto riguarda in particolare la geotermia, invece, il costo indicativo per l’anno in corso stimato dal Gestore ammonta a un totale di 98 milioni di euro, risultato della somma tra l’incentivo ex Certificati verdi (87,5 milioni di euro) e gli incentivi introdotti dal Dm 6/7/2012 (10,5 milioni di euro): la geotermia assorbe dunque il 2% circa degli incentivi che il Gse stima di erogare a sostegno delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche nel corso del 2019.
Si tratta peraltro di incentivi in progressivo decremento, come stabilito dalla normativa in vigore. Per quanto riguarda il rinnovo degli incentivi permane invece un quadro normativo tutt’altro che definito: il decreto Fer 1 sulle rinnovabili è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale 185, lo scorso 9 agosto, contemplando incentivi per l’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici on shore, solari fotovoltaici, idroelettrici e a gas residuati dei processi di depurazione.
La geotermia come noto non rientra dunque in questa cornice, essendo slittata all’interno del decreto Fer 2 ancora in fase di elaborazione: il confronto politico portato avanti sul tema dai Comuni geotermici e dalla Regione Toscana con il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha portato negli ultimi mesi importanti rassicurazioni sul tema, confermate da ultimo nel corso del Consiglio regionale straordinario a Larderello, ma l’apertura della crisi di Governo non esclude complicazioni per la prosecuzione del dibattito istituzionale secondo le tempistiche stabilite.
«La paura è che si viva un altro stallo – commenta oggi per il CoSviG Loris Martignoni, sul quotidiano locale La Nazione – ed è un fatto piuttosto reale, non un’ipotesi campata per aria. Adesso staremo a vedere perché il rischio potrebbe anche materializzarsi in un passo indietro, che sarebbe pericoloso e dannoso per questa cominità. Non sappiamo se l’interlocutore sarà nuovamente Crippa, in forza nel M5S, così come non sappiamo se troveremo al ministero dello sviluppo economico un’altra forza politica e un altro ministro. Di fatto, adesso Roma si occuperà solamente degli affari correnti obbligatori per legge, il Mise non è più “operativo”. Quel che posso augurarmi, è che la nuova compagine di governo dimostri più sensibilità rispetto al tema della geotermia»